L’avverbio “dove” nella conoscenza geografica
Ricevuta via mail dal Prof. Giuseppe Troiano
Esco di chiesa ed acquisto una copia de “Il Corriere della Sera” che riporta sulla prima pagina la fotografia del disastro del viadotto Morandi sull’A 10 a Genova. L’edicolista mi dà anche il supplemento del C7 dal titolo: “Siamo ignoranti in Geografia?”. Una copertina a colori con quesiti geografici a risposta multipla, la rappresentazione di un mappamondo e una carta del profilo dell’Europa.
Con profonda tristezza leggo prima gli articoli sul crollo del ponte, sulle probabili cause e le responsabilità; poi, mi soffermo su quelli dedicati alla Geografia al fine di dare un’adeguata risposta all’interrogativa diretta che sembra non avere dubbi: si, il nostro Paese ignora una materia tanto importante nella conoscenza scientifica della Terra, quanto formativa per il nostro agire quotidiano.
Il verbo” ignorare” significa “non conoscere” ma anche “non sapere” e, nel nostro caso, qual è il grado di preparazione della popolazione nello studio dei fenomeni fisici e nelle interrelazioni tra l’uomo e l’ambiente nel tempo.
Lo spazio e il tempo, infatti, sono la chiave di lettura dei cambiamenti fisici e socioeconomici che si verificano sulla superficie terrestre. In questi anni, si parla sempre più di Ecologia e di ecosistemi, la cui radice “oikos”, cioè casa, ci ricorda che l’ambiente dove viviamo è la nostra casa comune da rispettare e salvaguardare per le generazioni future.
Lo spazio cambia nel tempo soprattutto per l’opera degli uomini che con le loro scelte decisionali e progettuali, positive e negative, determinano lo sviluppo del territorio. Tra le domande della Geografia, il “dove” dovrebbe attrarre la nostra curiosità ed attenzione verso luoghi, città e Paesi, fiumi, monti, laghi, vie di comunicazione, economia e temi di grande attualità. Ma questo avverbio non sempre resta impresso nella nostra mente. Forse perché nella comunicazione è sufficiente un breve messaggio? per la nostra impreparazione? per mancanza di tempo a nostra disposizione?
La tecnologia del digitale, infatti, ci informa costantemente su tutto ciò che avviene in ogni parte del Mondo, tanto che un luogo sembra un piccolo “villaggio globale” che già pensiamo, o crediamo di conoscere, solo per averlo visualizzato sullo smartphone. Inoltre, non ci domandiamo neanche ”quando, come e perché” sia avvenuto un fenomeno fisico o antropico. Il che vuol dire non approfondire la nostra conoscenza geografica.
La base su cui poggia la conoscenza geografica del “vicino” e del “lontano” è la Cartografia, sempre più digitalizzata, grazie alle immagini inviate dai satelliti che orbitano o stazionano nello spazio. La tradizionale carta geografica, ridotta ed approssimata, non si legge più, e così, i simboli della legenda, le piccole figure geometriche colorate, non hanno una spiegazione. Non può esserci Geografia senza una conoscenza cartografica. Pensiamo al contributo fornito dalle mappe antiche disegnate da geografi ed esploratori e a quelle attuali per rappresentare la Terra.
Lo studio della Geografia, infatti, richiede l’utilizzo dell’Atlante. Sappiamo leggere la pianta della città dove viviamo? illustrare la carta topografica d’Italia suddivisa in fogli, quadranti e tavolette? quella geologica, geomorfologica, idrologica, nautica, vegetazionale di una Regione, Provincia o del Comune di appartenenza? Analizziamo il contributo che la Geografia dà alle altre discipline? Quanti hanno aperto l’Atlante o la carta stradale del Molise per ricercare i paesi di Montecilfone e Palata o di Bali e Lombok, in Indonesia, colpiti dal recente terremoto?
Il “dove” equivale anche alla lettura del territorio, alla sua organizzazione e gestione; si confronta con la preparazione di una classe che, prima di iniziare un viaggio di istruzione, dovrebbe conoscere il luogo da visitare e, dopo la lezione sul luogo, relazionare su ciò che abbiamo osservato anche con il contributo delle immagini fotografiche. Ed ancora: il “dove” è conoscere la posizione di un luogo per mezzo delle coordinate geografiche che lo delimitano in un reticolato segnato dai punti cardinali. E se la latitudine e l’altitudine ne definiscono anche le peculiarità fisiche, la longitudine ci spinge ad andare ad est e a ovest di Greenwich; ed allora il “dov’è” diventa un luogo più vicino, con paesaggi diversi e sconosciuti, nonostante i fusi orari.
Il ”dove” ci parla anche della storia, delle tradizioni, della cultura di un luogo. La Geografia così svolge un ruolo fondamentale nella formazione del cittadino per il suo alto valore educativo nei confronti delle persone e dell’ambiente. Ecco perché la conoscenza che essa ci fornisce deve interessarci.
La trascuratezza di cui la disciplina è circondata risale agli errori commessi da chi, invece, ne avrebbe dovuto tutelare la sua ricchezza culturale in continuità con quelle ore di insegnamento che sono state azzerate. Per l’indirizzo turistico, inoltre, l’assegnazione delle due ore di insegnamento spiega tutto sulla nostra insufficiente e superficiale conoscenza del Mondo.
Attività economica importantissima dell’economia di un Paese, il turismo promuove una didattica formativa indirizzata alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio culturale dei nostri paesaggi e siti archeologici. Condivido l’iniziativa del TCI di dedicare un’ora alla settimana all’insegnamento della Geografia (anche se ne farei di più) a vantaggio di una preparazione più completa ed aggiornata.
Nessuna sorpresa, quindi, se non c’è questa particolare attenzione verso la Geografia; se le carte geografiche sono assenti negli uffici della P.A. e nelle scuole (i Licei) dove non viene insegnata; se non c’è un rapporto diretto con il territorio, un termine sempre ricorrente in modo positivo nei programmi elettorali; se non funzionano le infrastrutture e i servizi; se si costruisce là dove non si deve; se manca il decoro nelle nostre città ricche di storia ed arte; se nel lavoro quotidiano molti non conoscono l’onestà e il senso del dovere, e il rispetto verso gli altri non ci appartiene più.
La risposta del direttore
Gentilissimo Prof. Troiano,
condivido con lei il disaccordo con chi ha deciso di espellere la Geografia dai programmi delle nostre scuole e mi impegno nel tentativo di far comprendere le carte geografiche ai miei figli. Lo ritengo un atto doveroso nel rispetto di chi ha effettuato con me la stessa attività.
Il “dove” è un avverbio fondamentale nella scoperta della città che ci circonda e provo a far conoscere i luoghi che ci circondano spronando i più a camminare e osservare. Il camminare e osservare a testa alta, senza smartphone tra le mani che cattura l’attenzione, ci può permettere di identificare chiaramente i “dove” degni di attenzione. Torniamo a vivere la nostra città