AZIENDA AGRICOLA NIC TARTAGLIA : I VINI DI UNO SPIRITO RIBELLE

AZIENDA AGRICOLA NIC TARTAGLIA:
I VINI
DI UNO SPIRITO RIBELLE

di Davide Canonico

Odi et amo recitava Catullo alla sua Clodia, e così fece anche il giovanissimo Nicola Tartaglia alla sua terra ed alle sue radici, quando scelse di percorrere una strada diversa da quella della sua famiglia, una strada che fosse lontana dalla campagna e dalla viticoltura. Ma non c’è nulla che l’amore non vinca e nessuno che non si lasci vincere dall’amore, del resto “la terra sa sempre affascinare e richiamare a sé i suoi figli”. Parole vere le sue, figlie dell’esperienza di chi ha imparato sulla propria pelle quanta bellezza e soddisfazione si celino dietro il sudore, i sacrifici, la dedizione ed il duro lavoro necessari a prendersi cura della vite e dei suoi frutti.

D. Chi è “Nic” Tartaglia, dunque?

R. “Semplicemente un ribelle che crescendo ha capito come non tutte le radici che rinnegava e contro cui lottava fossero sbagliate, ma che anzi potevano essere uno strumento valido per incanalare la propria ribellione.”

D. Nel 2015 nasce questa azienda agricola: è il figliol prodigo che torna a casa, il recupero delle proprie origini. La tradizione dunque come strumento di ribellione?

R. “Le convenzioni sociali mi sono sempre andate abbastanza strette: studia, comportati bene, così troverai un buon lavoro in un’azienda. Non era una vita che faceva per me, specialmente quando poi si deve sottostare alle regole di un mercato lavorativo fin troppo rigido, dove la meritocrazia non è quasi mai riconosciuta (per lo meno nel nostro Paese). Da qui la decisione di investire su me stesso e sulla mia azienda, ribellandomi a quello che dice la “normalità” e avendo come unico capo la Natura stessa che riconosce sempre gli sforzi di chi si dedica con amore ad essa.”

Siamo ad Alanno, in provincia di Pescara, a 307 metri di altitudine, a metà strada tra l’azzurro mare Adriatico e le cime del Gran Sasso e della Maiella. Una zona da sempre vocata alla viticoltura, con inverni freddi e abbondanti nevicate, estati fresche e soleggiate, terreni che variano da argillosi a calcarei: un terroir che grazie alle sue caratteristiche dona uve ricche di fragranze, colori ed elevate concentrazioni zuccherine. L’azienda è giovane ma ha radici profonde. Siamo, infatti, alla quinta generazione di viticoltori ed i suoi vini sono il risultato “delle tradizioni, delle conoscenze e degli sforzi di una famiglia sempre legata da un filo indissolubile con Madre Natura.” Dodici ettari vitati, con piante dai 22 ai 38 anni d’età (ad eccezione di alcuni filari di recente impianto) per una produzione annua di circa 25000 bottiglie. In vigna si segue la tecnica della “difesa integrata”: a metà strada tra l’agricoltura biologica e quella tradizionale. Anche qui, come per il biologico, si prevede una riduzione dell’uso dei fitofarmaci (ed in generale di tutti i prodotti chimici di sintesi) messa in atto tramite mezzi alternativi a minor impatto ambientale. Come ci racconta Nicola, “È il sistema che più si avvicina al mio concetto di agricoltura responsabile: curare le colture con strumenti adeguati per far sì che i prodotti siano sani ma ricordando sempre che la natura e la salute dell’uomo devono essere rispettati. Ad esempio, interrompiamo i trattamenti sistemici entro la fine di giugno per poi passare solo a quelli di contatto, in modo tale che la pianta abbia il tempo di smaltire i prodotti molto prima della vendemmia”. Chiedendo se ricorresse anche a tecniche prese in prestito dalla biodinamica ci risponde: “non seguo delle vere e proprie linee guida se non le tradizioni familiari legate agli andamenti della luna e del vento.”

 

In cantina si segue la stessa filosofia: niente estremizzazioni, né da un verso né dall’altro ma limitare gli interventi a quelli strettamente necessari per ottenere un prodotto di qualità e lasciare che il vino esprima le caratteristiche proprie del vitigno e del terroir. Per questo la solforosa è tenuta su livelli bassi, l’essenziale ad evitare fermentazioni indesiderate; i lieviti sono selezionati; le chiarificazioni, necessarie per rendere stabile il vino nel tempo ed evitare intorpidimenti, avvengono a basse temperature in modo da lasciar depositare naturalmente sul fondo le particelle in sospensione senza l’utilizzo di sostanze chiarificanti, proseguendo con una filtrazione leggera su speciali cartoni filtranti, più delicati e rispettosi del prodotto finale rispetto a tecniche che richiedono l’utilizzo di sostanze collanti.

Tutti i prodotti sono monovarietali, quindi vinificati in purezza, selezionando solo le uve migliori dei diversi vigneti a disposizione. La linea base è costituita dalle classiche DOC Montepulciano, Trebbiano e Cerasuolo affinate in acciaio: prodotti giovani, freschi ed immediati ma capaci, se necessario, di sfidare egregiamente il tempo. A questi si affianca il Pecorino Colline Pescaresi IGT, vitigno autoctono di recente impianto nell’azienda e sempre vinificato in acciaio. Prodotto più strutturato e complesso è, invece, il Montepulciano “Io – Selva delle Mura” che affina in barrique per 15 mesi e per i successivi 12 in bottiglia. Non mancano prodotti derivanti da vitigni internazionali come Chardonnay e Cabernet Sauvignon il cui affinamento avviene in barrique per un periodo compreso rispettivamente tra i 9 ed i 12 mesi.

Siamo di fronte ad una realtà aziendale giovane ed in crescita, non solo sul territorio nazionale, dove enoteche e ristorazione sono i canali principali di distribuzione, ma anche internazionale grazie alla collocazione sul mercato canadese e tedesco. Nicola ci svela come altri mercati, UE ed Extra-UE, siano destinati ad aggiungersi nel prossimo futuro, anche se preferisce mantenere il riserbo su quali. Anche i canali di distribuzione potrebbero ampliarsi grazie alla partnership con un’azienda locale che si occupa di e-commerce.

D. Quali obiettivi e sfide per il futuro?

R. “Sicuramente crescere, sia in termini di qualità che di presenza sul mercato. In una visione più ampia, spero di riuscire a contribuire alla crescita del nostro territorio e di creare collaborazioni sempre più affiatate con i miei colleghi perché nel lungo periodo, inutile sottolinearlo, il gioco di squadra paga ben più dell’estro del singolo.”

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