Gabriele Di Stefano. Il minestrone è servito

Gabriele Di Stefano. Il minestrone è servito
“Pronti due ulteriori scempi edilizi, in piazza Trisi e in piazza Muzii”
“Raccolta firme per presentare esposti alla Procura della Repubblica”
di Gennaro Passerini
Abbiamo intervistato il Consigliere comunale Gabriele Di Stefano in merito al grido di allarme da lui lanciato sui nuovi “scempi edilizi in zona centro Montesilvano” apprendendo alcuni passaggi interessanti e le motivazioni per le quali a Montesilvano praticamente tutto è permesso. E si torna sempre al pessimo PRG vigente ..
D. Sappiamo che ha presentato otto osservazioni sul progetto di piazza Trisi, ci spieghi come è stato possibile presentare dei progetti così impattanti, in una zona definita area studio, senza una preventiva discussione della destinazione urbanistica dell’intero quartiere o quantomeno di una porzione omogenea di esso?
R. Ciò è stato reso possibile grazie a un Piano Regolatore fatto male, con norme ingarbugliate, fatte, volta per volta, secondo gli interessi particolari e non per il bene e lo sviluppo futuro della città. In sintesi, è un Piano Regolatore privo di una visione responsabile della città, ma con l’unico scopo di costruire il maggior numero possibile di palazzi, senza tenere conto della viabilità, dei servizi, degli spazi comuni, delle piazze; danneggiando molti piccoli proprietari, oscurandoli con palazzoni fuori misura, solo nell’interesse della più becera speculazione (via Marsica, via Roma, via Liguria, via Romagna…. e in un prossimo futuro piazza Trisi e piazza Muzi.). Manca un Piano Urbanistico del traffico, obbligatorio per legge nel nostro Comune, che aiuterebbe ad arginare le edificazioni, grazie alla classificazione puntuale della tipologia di strada, delle distanze dei fabbricati ecc. . Addirittura c’è una mozione da me promossa e votata a maggioranza che da due anni non ha avuto seguito.

D. Il palazzo di piazza Trisi ha avuto un iter corretto o corre il rischio di diventare un ennesimo cantiere sequestrato in città?
R. Secondo me, l’iter non è corretto perché, come si evince dalla mia prima osservazione del 14 novembre 2016, l’intervento non è un piano di recupero in quanto l’area non è edificata, se non minimamente da un casotto di circa venticinque metri quadri.
Stando così le cose, le caratteristiche dell’intervento escluderebbero la classificazione dell’opera come piano di recupero del patrimonio edilizio esistente: quindi la decisione spettava al Consiglio comunale, non alla Giunta. Purtroppo la mia osservazione è stata respinta.
Nel Piano di recupero, la ratio era di riqualificazione dell’edilizia esistente.
Le quattro osservazioni in questione hanno stralciato i fabbricati, parte integrante dell’area da recuperare.
A causa di questo motivo, i terreni liberi hanno ricevuto una cubatura che prima non avevano, anzi maggiorata perché dovendo cedere le aree gratuitamente al Comune, in cambio i proprietari avrebbero avuto un trasferimento volumetrico altrove, in una zona poco edificata (Q4). La norma poi, nella sua ultima stesura, dice una cosa e il suo contrario, come si evince da quanto segue:
Art 19 delle NTA del PP: Area studio A1
Prima parte
Per le aree del centro con particolare riferimento alle osservazioni 7-25-26-28, le stesse sono a trasferimento urbanistico con un indice di trasferimento di 3mc/mq da allocarsi nel quadrante Q4 (zona poco edificata).
Seconda parte
Le aree possono essere assoggettate a PDR (Piano di Recupero) privato o d’iniziativa pubblica, sentite le proprietà, in tal caso si dovranno tenere conto le seguenti indicazioni ecc……
Come ben si evince la prima parte della norma dice di trasferire le cubature, nella seconda parte della norma di costruire in loco, di fatto lasciando liberi i proprietari di scegliere.
Per questo motivo non si può parlare di recupero, ma di cementificazione e la norma è palesemente sbagliata.
Diverso sarebbe stato se il terreno fosse stato oggetto di recupero, annesso ai vecchi fabbricati già esistenti.
Ritengo che queste aree libere, in pieno centro, siano strategiche per il rilancio della città. La cosa giusta da fare sarebbe mettere un vincolo per rendere non edificabile l’area, da estendere anche a tutte le altre zone non ancora edificate, in attesa di una vera riqualificazione urbanistica.

D. Che cosa succede a piazza Muzii? Abbiamo saputo che in Comune è stato presentato un progetto, ce ne vuole parlare?
R. Come nel caso di piazza Trisi, non si vuole trasferire la cubatura nel quadrante Q4 e si stanno facendo trattative per trasferire la cubatura in un luogo che è più commerciale ovvero il PP1, proprio dietro la stazione, al posto di un campetto di calcio.
Il proprietario, determinato ad andare avanti, ha deciso di costruire nel parcheggio di sua proprietà.
Come ho già detto per piazza Trisi, egualmente in piazza Muzii non è giusto costruire e ipotecare per sempre il futuro del centro città: proprio per questo ho presentato una mozione in data 14 luglio 2017 poi trasformata in ordine del giorno il 25 luglio 2017.

D. Può descriverla?
R. Considerando che l’art.19 delle NTA del P.P. Area Studio A1 centro attualmente vigente prevede una doppia possibilità……..si può procedere ad una modifica normativa che salvaguardi….la assoluta inedificabilità….. Per cui questa mia mozione del 14 luglio 2017 intende eliminare, al prossimo Consiglio Comunale, la seconda opzione dell’art.19 delle NTA del P.P. Area studio A1 rendendo inedificabile l’area interessata e la loro cessione al patrimonio comunale volontaria, con contestuale trasferimento volumetrico, o forzosa con esproprio.

D. Ma Lei è favorevole o contrario al trasferimento nel PP1?
R. No, non sono favorevole perché si tratta di aree pubbliche, frutto di cessione di precedenti edificazioni e quindi non alienabili con la scusa di fare cassa o perché momentaneamente non utilizzabili.
Le aree nel PP1 se non servono oggi, serviranno domani.

D. Alcuni residenti delle zone interessate ci hanno informato che si stanno organizzando per raccogliere firme e presentare esposti alla Procura della Repubblica: ne è informato? Se sì, ha intenzione di sposare la loro causa come nel caso dei palazzoni nelle zone B (via Liguria, Romagna, Calabria, ecc.) o no?
R. Sì, ho già sposato la loro causa, prim’ancora che venissi contattato e l’ho fatto per il ruolo di Consigliere comunale che rivesto, proprio come fatto nelle zone B3, nell’interesse esclusivo della comunità.