PONTE FLAIANO UN BEL PONTE, SOLO NEL POSTO SBAGLIATO
di Giuseppe Di Giampietro, Webstrade.it
- Il 15 giugno è stato un giorno memorabile per Pescara. In pompa magna, alla presenza delle autorità, del Ministro Del Rio e del Presidente della Regione D’Alfonso, è stato inaugurato il nuovo ponte Flaiano. Tutti, destra e sinistra, ne hanno rivendicato la paternità. Indubbiamente il ponte è bello. A carreggiate separate, servito da due rotatorie di entrata, con percorsi ciclopedonali laterali e attraversamenti pedonali (Neo: alcuni attraversamenti sono pericolosi e inutili, come quelli agli estremi del ponte. Un attraversamento pedonale su una strada a doppia corsia senza semaforo è sempre pericoloso. I veicoli in prima corsia si fermano per far passare il pedone, quelli in seconda corsia, a traffico veloce, lo falciano).
- Il ponte è apparentemente strallato, con uno strano pilone a doppia forchetta sghemba. Ma non è chiaro se i cavi reggano qualcosa o siano lì solo come insolito strumento musicale per cantare le glorie del committente, il “pontefice“, presidente D’Alfonso (“pons-facio“, costruisco ponti. Dopo quello fortunato, il “Ponte del Mare“, anche un abortito “Ponte del Cielo“, di fronte alla Nave di Cascella, e ora questo monumentale Ponte Flaiano). Sta di fatto che in fase di costruzione il ponte è stato varato con impalcato metallico autoportante. Gli stralli di trazione sono stati aggiunti in seguito. Ma, indubbiamente, anche l’estetica ha una sua importanza nelle opere pubbliche identitarie.
- Ma di fronte ad un’opera prevista da tempo, inserita nel PRG, piano regolatore generale 2007 (ma non nel PUT, piano urbano del traffico 2005), apprezzata da tutti, quali dubbi si possono avere? Il dubbio fondamentale su un’opera del genere, costata oltre 13 milioni di euro, è: “Serviva quest’opera pubblica, più e prima di altre? Più di una linea di trasporto collettivo in sede propria che aspetta da 20 anni? Più di una estesa e interconnessa rete di piste ciclabili, più di un sistema di parcheggi di interscambio? E se ponte doveva essere, si trova nel posto giusto?”.
4.Il dubbio viene se si osserva che in una distanza di 600-700 metri nell’area centrale ci sono ora ben 4 ponti. E siccome sui tre ponti preesistenti passavano circa 66 mila veicoli al giorno, di cui 33 mila in direzione centro, si rischia di avere ora un flusso di oltre 90 mila veicoli.giorno nei due sensi in questo breve tratto di città, di cui la metà in entrata verso il centro. Un’area già congestionata, con una rete stradale insufficiente, con carenza di parcheggi, che non sarà certo agevolata dall’aumentata accessibilità veicolare favorita dal nuovo ponte.
- In realtà, nessun nuovo ponte fa diminuire il traffico, al massimo lo ridistribuisce, ma sicuramente incentiva l’uso dell’automobile e del traffico automobilistico nell’area centrale. Era dunque questa, nell’area centrale, la collocazione migliore per un nuovo ponte? Non dovrebbe essere una strategia quella di ridurre il carico di traffico in centro spostandolo verso l’esterno? Poiché l’automobile è un mezzo fondamentale, soprattutto nelle aree periferiche, meno dotate di trasporto pubblico e meno servite, non sarebbe stato meglio migliorare l’accessibilità di quartieri più periferici, meno serviti dal trasporto pubblico? Per esempio, servire l’area tra via Stradonetto e Villa Raspa, ora isolata tra fiume, fabbriche e autostrade. O forse non si può perché Villa Raspa fa parte di un altro Comune, nonostante il risultato del Referendum sulla Grande Città del 2014?
- Ma ora il ponte c’è. E invece di pensare al passato si potrebbe sognare il futuro. Una proposta visionaria per il nuovo ponte potrebbe esserci, all’interno di una strategia di piano. Un’ipotesi è stata elaborata nel 2015 all’interno del CMG, centro monitoraggio e gestione sicurezza stradale del comune di Pescara (direttore Di Giampietro. Si veda il Rapporto CMG 2015 sulle analisi di traffico sui ponti sul Pescara. www.webstrade.it/pescara/cmg/tr_10-6_traffico-sui-ponti_sk_sintesi.pdf
- Se si riflette un poco sul fatto che il più grande cambiamento urbanistico nel modo di vivere la città che ha riqualificato la zona Sud del lungomare di Pescara, più del porto turistico o dei grandi lavori intorno al Palazzo di Giustizia e all’Università, è forse stato la realizzazione del “Ponte del Mare“, e soprattutto la scelta di riservarlo solo a pedoni e ciclisti. Un atto di coraggio che ha cambiato il volto della città, riunendo le due riviere, Nord e Sud di Pescara. Allora forse si può pensare che il ruolo del ponte nuovo, (il Ponte Flaiano), non debba essere quello di incrementare i volumi di traffico veicolare già troppo elevati nel centro città, ma forse, come il ponte del Mare per pedoni e ciclisti, dovrebbe svolgere un ruolo di asse della mobilità sostenibile per il centro di Pescara, riservandone la parte principale della carreggiata a trasporto pubblico, pedoni e ciclisti.
- La prevista linea del trasporto collettivo in sede propria, che nel PUM del 2002 avrebbe dovuto collegare l’asse Strada Parco alla Stazione FS e all’Aeroporto, potrebbe sottopassare il rilevato ferroviario nell’area di risulta, proseguire su via Gran Sasso, attraversare il Ponte Flaiano su corsia riservata (protetta con semafori intelligenti sulle rotatorie di immissione), per poi proseguire sulla Tiburtina in direzione aeroporto. Il percorso di ritorno della linea TCSP sarebbe nel quartiere Fontanelle sull’asse parallelo indicato nel PUM 2002. La distanza tra i due assi di andata e ritorno, tra 300 e 500 m massimo, è compatibile con un sistema assiale di trasporto pubblico a linee parallele se si riescono a qualificare e rendere sicuri i percorsi trasversali di adduzione alle fermate della linea di trasporto collettivo in sede propria.
- Quello delle opere realizzate utilizzando finanziamenti miracolosamente arrivati, senza piani e senza discussione pubblica sulle alternative disponibili, è un difetto ricorrente dalle nostre parti. A volte ci si azzecca, come nel caso del Ponte del Mare; a volte si crea un moto di rigetto bloccando le opere per lungo tempo: è il caso della Strada Parco e del progetto di rete di trasporto collettivo in sede propria; a volte si rischia di fare più danni che benefici: è il caso della diga foranea di Pescara o del Ponte dell’Adriatico alla foce del Saline a Montesilvano. In quest’ultimo caso il nuovo ponte, che rischia di collegare per il traffico il lungomare di Silvi e Montesilvano, potrebbe uccidere definitivamente il lungomare, l’industria turistica e la qualità dell’abitare nella fascia urbana costiera, diventando la vera tangenziale per il traffico del Nord pescarese. E tutto questo senza discussione, senza un Piano del Traffico obbligatorio, senza un PUMS piano urbano di mobilità del Nord pescarese. La soluzione c’è anche qui: riservare a trasporto pubblico, pedoni e ciclisti questo ponte costiero, spostando all’esterno il traffico automobilistico. Ma per fortuna domani questi errori non saranno più possibili, visto l’obbligo dell’inchiesta pubblica preventiva prevista per i grandi lavori dal recente Codice degli appalti. Ma un piano pubblico trasparente e partecipato e la discussione pubblica sul futuro del territorio sono, oltre che obbligatori, anche l’unica garanzia di scelte efficienti e condivise che permettano di riavvicinare i cittadini alla politica,