SOGNANDO LA CALIFORNIA

Raduno Harley-Davidson a Pescara e Montesilvano

di Ermanno Falco

Sono arrivati da tutta Italia, dalla Spagna e da Malta, per la maggior parte in carovana e qualcuno, ma solo per forza maggiore, alla spicciolata, ostacolati da condizioni di tempo e di fondo stradale non proprio ideali dato che diverse strade dell’Appennino centrale erano state imbiancate dalla prima neve di un autunno 2024 che si è presentato digrignando i denti, dopo diverse, troppe stagioni fin troppo miti e soleggiate.

   Hanno dovuto rallentare la marcia e procedere con una dose maggiore di quella prudenza che pure è nel bagaglio del loro stile di guida fragoroso e imponente, ma sono comunque arrivati tutti, spinti da un irrefrenabile desiderio di libertà e da un sogno di nuovi orizzonti che fa dimenticare pericoli e fatica in nome di una fratellanza che è molto, molto più di un semplice raggruppamento di appassionati di una determinata marca di moto.

   E’ la stessa “Community” che legava i protagonisti di quello che forse è il film rappresentativo per antonomasia dell’epopea e della cultura libertaria che negli anni ’60 e fino alla metà del decennio successivo esplose negli “States” per poi contagiare la gioventù di tutti i Paesi liberi, fino a superare la stessa cortina di ferro al punto di mettere a nudo e nel ridicolo le fittizie certezze ideologiche di cui si era coperto l’imperialismo sovietico per dominare il blocco del Patto di Varsavia.

   “Easy Rider” raccontava in diretta storica la ribellione pacifica dei giovani americani che, stanchi del conformismo mellifluo ma al tempo stesso guerrafondaio del dopoguerra, esprimevano soprattutto con nuove istanze culturali  e nei comportamenti esteriori  la loro insofferenza verso un mondo vecchio, ipocrita e gerontocratico.

   A distanza di oltre cinquant’anni quella rigogliosa stagione si è in gran parte arenata tra i fondali bassi del potere finanziario e della cattiva politica internazionale, ma qualcosa di quel bagliore resta ancora nei cuori e nei giubbotti di pelle nera di queste donne e di questi uomini senza età, dal fisico segnato dal vento e dai chilometri percorsi e con lo spirito eternamente giovane e gagliardamente proteso all’avventura e all’incontro.

   “Take the world in a love embrace… we were born, born to be wild.” (Prendi il mondo in un abbraccio d’amore … siamo nati, nati per essere selvaggi.) In questi icastici versi della canzone- guida del  film, diretto ed interpretato da Dennis Hopper e con protagonisti l’immenso Jack Nicholson e la (quasi) meteora Peter Fonda si riassume la filosofia di vita dei “bikers” che nella pellicola sfrecciavano in sella a due Harley-Davidson Chopper, immagine in movimento che dalle strade del vecchio sud tra la California e New Orleans in quel mitico 1969 si proiettano ai giorni nostri nelle vie di una città di provincia in una giornata grigia e senza neppure un raggio di quel sole che illuminava praterie, deserti e i visi di tre giovani americani ubriacati di natura vitale e spinti dallo stesso DNA da pionieri dei loro avi lanciati alla conquista del Grande Paese.

   Quando ci si riferisce ai “Chopper” si è portati a sovrastimarne l’apparenza superficiale e la corporeità ridondante ed in effetti agli occhi del pescarese medio, col pensiero concentrato all’acquisto dei regali natalizi deve essere bastato l’impatto scenografico di una marea umana e metallica che per un giorno prende possesso delle strade solitamente quiete e silenti del centro città.

   E invece, se appena appena ti dai tempo e voglia e ti avvicini un po’ a questo mondo, risalendo cortei e drappelli tra selle, manubri e bulloni, fino a confonderti nel bosco brunito delle giacche di pelle piene di toppe e borchie rievocative di eventi e raduni, esibite con la stessa fierezza con cui un militare ostenta le proprie mostrine, se riesci a farlo entri in un universo fatto di empatia, altruismo e valori positivi, fraternamente compartecipati nel segno dell’amicizia, dell’emozione e del culto del movimento che è piacere fisico prima di essere conseguenza meccanica e tecnologica.

   Alla fine erano quasi 2500 gli Harleysti del raduno di Pescara, in sella a poco meno di 2000 moto espressione dei 62 “Chapters” sparsi in tutta Italia. I “Capitoli” (questa la traduzione italiana), aggregano tutti i proprietari di Harley-Davidson di una determinata nazione e costituiscono reparti integranti del grande “Harley Owners Group” (H.O.G.), la più potente associazione internazionale di una singola marca di moto.

   La H.O.G. incarna alla perfezione l’ideale edonistico e al tempo stesso utilitaristico-commerciale che sta alla base della natura e della cultura del popolo americano.

   Lo scopo sociale (Yankees e Dixies la chiamerebbero “Mission”, ma cerchiamo di limitare, per quanto possibile, il ricorso all’inglese) di questa grande famiglia è di agevolare al massimo la passione attraverso il supporto tecnico-operativo delle varie Concessionarie Harley sparse per il mondo.

   Per tale ragione esiste una vera e propria “osservanza” tra Casa Madre, Concessionarie e “Chapters” per cui questi ultimi, pur essendo indipendenti e liberi di pianificare i propri programmi, sono tenuti a rispettare lo statuto dell’H.O.G. ed uniformarsi ai relativi principi e indirizzi.

   Su ogni “Chapter” vigila una Concessionaria territoriale, a garanzia del perfetto equilibrio tra i diversi attori di questa comunità dove amicizia, emozioni condivise e pacifismo sono i valori unificanti che tutti sono tenuti a perseguire.

  A causa delle avverse condizioni meteo si è dovuto rinunciare alla parata per le vie cittadine che avrebbe portato i partecipanti dal centro di Pescara al Pala Dean Martin di Montesilvano.

   Rispettati alla lettera, invece, tutti gli altri appuntamenti, a cominciare dalla festosa “kermesse” permanente presso la Concessionaria Dolphin Garage di via Tiburtina 300, maratona continua allietata da musica, balli e ottimo cibo abruzzese, con libagioni di qualità degustate comunque con la misura dovuta al senso di responsabilità di chi è nato per mordere la strada in sella a un mostro a due ruote. La prima giornata ha trovato il suo apice nell’evento ubicato al Porto Turistico, concluso col tradizionale rito del tortellino in brodo che è servito a riscaldare cuori e stomaci messi a dura prova dalla fredda ed umida nottata pescarese.

   Ma il meglio doveva ancora arrivare, a suggello di una seconda giornata densa di incontri, abbracci e scambi di esperienze e consigli.

   L’atrio del Pala Dean Martin a Montesilvano faticava, nella serata di sabato 30 novembre, a contenere l’adrenalinica energia di un esercito di gente felice di essere arrivato ad un appuntamento a cui non si poteva mancare, a qualunque costo e con qualsiasi sacrificio,  Uno (o più) panini con porchetta, intingoli vari  rinfrescati da qualche boccale di birra offrivano degna accoglienza a chi comunque era ancora in debito di calorie per far fronte al dispendio di energie per il viaggio e le frenetiche tappe delle giornate trascorse in terra d’Abruzzo.

   Terminati i convenevoli di rito e spalancate le grandi porte interne all’impianto, una marea impressionante di “black jackets & jeans” invade l’immenso salone dei convegni che ben presto risulta stipato fino all’ultimo centimetro quadrato disponibile.

   Ognuno però prende disciplinatamente posto nelle grandi tavolate già assegnate secondo la provenienza dei commensali, Alla fine non c’è un solo posto libero e sono almeno 2250 le donne e gli uomini che fanno spettacolo nello spettacolo, mentre sul palco si alternano artisti perfettamente in linea con lo stile pop, rock e country del contesto, come i “Regina” che quasi non fanno rimpiangere gli originali “Queen” nè tantomeno Freddie Mercury, e poi Gianni Schiuma,” Evolution Art “ del dj pinetese Remo Mariani, Andreino Bob e Totem, in una progressiva esplosione acustica di musica travolgente magnificamente impreziosita dalle maschere e dalle splendide ragazze del “ Circo Nero” di Firenze.

   Vittorio Sebastiani, Direttore del Chapter di Pescara che conta 100 iscritti sparsi in tutto l’Abruzzo, non nasconde l’orgoglio suo e dei suoi collaboratori per l’assegnazione di “H.O.G. Inverno 2024”, l’evento che riunisce “Quando fuori fa freddo e in giro c’è nessuno”, per la prima volta celebrato sulle strade di una città del centro-sud, un’edizione riuscitissima che ha accolto consensi ed ammirazione unanimi. ”Si parte il venerdì in pieno inverno. Si gira senza un vero programma per l’Italia più fredda che c’è. Si arriva il sabato, si fa festa per scaldarsi un po’. La domenica si riparte per casa. Ecco la storia dell’evento più inutile che c’è. Se cercate uno scopo nella vita qui non possiamo aiutarvi, Abbiamo solo curve, freddo tipi imbacuccati, strade scivolose. Paesini addormentati, bar appannati, tortellini fumanti in pena notte. Cose così.” cit. Carlo Talamo.

   Presente alla serata finale anche il Presidente della Giunta Regionale d’Abruzzo Marco Marsilio che ha espresso il suo sentito compiacimento per un evento che ha concorso in modo assai efficace alla maggiore conoscenza e promozione della città e della regione.

   Una festa, uno spettacolo, un modello di vita: questa la foto celebrativa che l’H.O.G. d’inverno 2024 ha lasciato in dono a Pescara ed ai pescaresi.

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