Gli influencer: una moltitudine di Premi Nobel
di Elio Fragassi (https://www.eliofragassi.it/)
Correva l’anno 2007 quando l’allora ministro della pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni dichiarò pubblicamente “Abbiamo diplomato 9 milioni di impreparati, ora si cambia” che, in qualità di insegnante in servizio, mi indusse alla seguente riflessione dal titolo: “Accerchiati da ignoranti”(1), ripresa da diversi siti, oltre che pubblicarla sul mio sito.
Intanto la società andava avanti con nuove scoperte con l’emersione di nuove competenze, nuove abilità e differenti concetti e valori aderenti, di volta in volta, alle nuove e diverse esigenze della collettività in evoluzione.
Nel frattempo, grazie allo sviluppo di internet e della globalizzazione si espandevano sempre più i social network che diventavano sempre più punti di riferimento culturale dove ognuno può esprimere il proprio concetto, il proprio parere, la propria opinione tanto che nel 2015 Umberto Eco all’Università di Torino affermava: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli” (2). Mentre Michele Smargiassi su “La Repubblica” specificando il concetto di Eco dice: “I media non creano, ma coltivano e promuovono e gratificano l’imbecillità: perché fa vendere e fa votare.”(3)
Ed è proprio in questo clima culturale e sociale e per questi motivi che nascono e crescono i cosiddetti “influencer”.
Allora mi chiedo: chi sono e cosa fanno gli “influencer” ?
Il vocabolario Treccani lo definisce come: “Personaggio popolare in Rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori, e viene utilizzato nell’ambito delle strategie di comunicazione e di marketing”. (4)
Ciò significa che la scuola non ha adempiuto al suo compito di formare menti capaci di critica e quindi in grado di fare scelte in modo autonomo e responsabile. Significa riconoscere la propria incapacità di scegliere e delegare ad altri, come fossero dei “Premi Nobel”, la capacità di pensare al nostro posto, di ragionare e decidere per noi su ogni cosa. Già nel 2008 mi ero soffermato, con un articolo dal titolo: “Computer, coltello, tizzone e fantasia” sulla macchinizzazione dell’individuo e l’umanizzazione della macchina computer scrivendo: “Il tempo che stiamo vivendo custodisce, nel suo cuore e nella parte più interna del suo nucleo, una rivoluzione silenziosa che, man mano, si espande in ogni dove: la rivoluzione tecnologica. In particolare, in questo caso, mi riferisco a quella dell’informazione e della comunicazione o meglio la rivoluzione informatica o digitale.”(5)
In modo particolare l’enorme diffusione dei social network, degli smartphone, dei notebook e in generale tutti quegli strumenti tecnologici che sono ormai appendici del nostro corpo con i quali condividere ogni minuto della propria esistenza hanno dato vita a: “Questa rivoluzione che investe, spesso senza che ce ne accorgiamo, la nostra vita, il nostro spazio, il nostro tempo, i nostri sentimenti, la nostra mente. [Essa] è una rivoluzione talmente profonda che sconvolgerà, al termine, il nostro pensiero se non saremmo vigili e capaci di governarla perché, proprio per le sue caratteristiche di a-spazialità ed immaterialità, è in grado di penetrare in ogni dove, ed in profondità, anche in modo subdolo, senza farsi notare evitando, così, che ci si accorga della sua invisibile infiltrazione”.(6)
Negli anni precedenti si utilizzava il termine “opinionista” o “opinion leader” per indicare qualcuno che conoscendo un determinato tema ne esprimeva una propria opinione che poteva essere condivisa o meno. L’opinionista era colui che nel rispetto di ognuno e delle capacità critiche di ciascuno esprimeva la propria opinione intesa come: “Idea, giudizio individuale, punto di vista soggettivo” (7) mentre con l’espandersi dei canali social “ha cominciato a sbiadire l’idea di opinion leader mentre saliva in auge quello dell’influencer” (8) che si adatta “ ad un sistema molto più malleabile e ampio, che si configura sullo scambio tra i soggetti coinvolti nell’atto comunicativo”. (9)
In sintesi, come sosteneva Umberto Eco nel 2015 “Internet sembra avere creato un popolo di esperti, pronti a divulgare il proprio pensiero e la propria esperienza indipendentemente dai titoli o da specifiche capacità”. (10) Così, grazie alla capillare diffusione dei social media e alla possibilità di una comunicazione multidirezionale nascono e prendono corpo gli influencer di questa collettività dove la delega è d’obbligo per una società di impreparati.
2( ) (https://www.huffingtonpost.it/2015/06/11/umberto-eco-internet-parola-agli-imbecilli_n_7559082.html)
3( ) https://www.repubblica.it/le-storie/2019/01/05/news/umberto_eco_i_social_gli_imbecilli_e_cosa_disse_veramente_quel_giorno-215761508/
4() https://www.treccani.it/vocabolario/influencer_res-728101ee-89c5-11e8-a7cb-00271042e8d9_%28Neologismi%29/