LETTERE AL DIRETTORE
God Save the Emilia Street!
Ricevuta via mail da Arnaldo Rosa
Stimato Direttore!
eccomi qui di nuovo a chiedere la Sua gentile ospitalità sul prestigioso, utilissimo Mensile di Montesilvano IL SORPASSO del quale Lei ne è l’ esperto timoniere…
Ebbene sì mi aiuti, ancora una volta, a spezzare una lancia in favore di questa beneamata “Montesilvano Beach”, come amo definirla da sempre, al di là dei suoi numerosi problemi esistenti come in ogni piccola o grande città. E vado al dunque:
da quando fu deciso di installare il senso unico (anche se questa estate appena trascorsa venne temporaneamente sospeso e, di questi giorni, di nuovo tornato “in auge”) per circa la metà di viale Abruzzo, ossia il divieto di transito a partire da via Aldo Moro con direzione mare-monti valido fino all’incrocio con via Emilia, si è creato un caos nel traffico di automezzi, motocicli, monopattini (!!) i quali si vedono costretti ad optare-ed intasare- le vie più piccole per poi sbucare sulla via Emilia ed utilizzandola, inoltre, quale eterno parcheggio (nonostante i divieti esistenti e puntualmente ignorati creando, così, un addizionale pericolo per incidenti in quanto le auto parcheggiate in lunga fila su un solo lato spesso sui due lati…) non consentono uno scorrimento del traffico nelle due direzioni viale Abruzzo/viale Europa e viceversa, obbligando gli automobilisti a retrocedere, se tutto va bene, fino a trovare un piccolo spazio, in modo da permettere il passaggio di chi provenga dalla parte opposta. Una situazione di più serio pericolo, sia per pedoni che per mezzi di locomozione però, si crea uscendo da via Calabria per immettersi su via Emilia, dove da un lato insiste il campo di calcetto con relativo caotico e disordinato “deposito” di bici, monopattini e motorini buttati qua e là e che, spesso e volentieri, impediscono il libero transito di veicoli e/o carrozzine che vorrebbero e devono accedere sulla via Emilia alla “cieca” ,dopo aver spesso, in caso di reclamo, rimediato il famoso gesto col dito medio da qualche proprietario di detti mezzi a due ruote, riusciti a transitare, devono vedersela sia a destra (lato piazzetta di Padre Pio) che a sinistra con le “sempiterne” auto parcheggiate ai due angoli con il muso quasi sempre oltre le strisce preposte e quindi riducenti anche, oltre alla vista ai due lati, anche lo spazio fisico per poter uscire (o entrare) alle auto in movimento a concreto rischio di incidenti sia con auto che a piedi a meno che non si possegga un periscopio per non cadere in quella trappola di nome via Emilia!!
GOD SAVE THE EMILIA STREET!!
Grazie per l’ospitalità, signor Direttore e … ad maiora!
Geom. Arnaldo Rosa
P.S. Con il Suo permesso, vorrei congratularmi con il signor Gennaro Passerini per il suo affascinante, veritiero e coinvolgente articolo VOLANDO IN ALTO di questo settembre…. Ce ne vorrebbero cento, mille come lui, per riportare questo nostro amato Paese ai fasti di un tempo che fu!
Risposta del direttore: Gentilissimo signor Rosa, innanzitutto La ringrazio per i complimenti e anche a nome dell’amico Gennaro. Per quanto riguarda via Emilia non posso che esprimere, come al solito e senza infingimenti, il mio personale punto di vista tentando di affrontare il tema in modo ampio e non privilegiando gli interessi dell’uno o dell’altro. È evidente che chi abita nella zona e utilizza via Emilia come asse di spostamento nord-sud lo preferisce a doppio senso e con la possibilità di parcheggio almeno su un lato della strada. A me risulta incredibile il fatto che fino ad oggi via Emilia sia una strada a doppio senso e che preveda il parcheggio lato collina quando almeno nel tratto terminale e verso viale Abruzzo due autovetture non riescono a percorrere in senso opposto la strada. L’unica possibilità è seguire le indicazioni il codice della strada che riguardano la dimensione minima della carreggiata per strade a doppio senso e di conseguenza essere costretti a definire quella strada a senso unico e magari con limitazione della velocità a 30 kmh. In realtà tale verifica dovrebbe essere realizzata nel PUT (Piano Urbano del Traffico) che Montesilvano dovrebbe avere tra gli strumenti di pianificazione almeno dal 1992 perché il comma 1 dell’art.36 del Codice della Strada (decreto legislativo 30 aprile 1992 n. 285 e successive modificazioni) prevede che: “Ai comuni, con popolazione residente superiore a trentamila abitanti, è fatto obbligo dell’adozione del piano urbano del traffico”. Il PUT permetterebbe di definire le priorità tra le differenti tipologie di utenti della strada, pedoni, ciclisti, automobilisti, trasporto pubblico nelle differenti vie della nostra città e da ciò deriverebbero i sensi di percorrenza, le velocità e le zone di sosta dei veicoli a motore. Personalmente chiedo l’adozione del PUT da anni per i motivi da Lei segnalati, ma evidentemente i nostri amministratori hanno avuto, e hanno tuttora, altre priorità anziché allocare risorse nella realizzazione di strumenti di pianificazione che potrebbero in parte risolvere ciò che Freccia, in una mirabile vignetta di diversi anni fa, definì PUK: Piano Urbano del Kaos! Ad onor del vero all’ inizio di questa ultima consigliatura l’assessore di riferimento Aliano ha dichiarato che nella revisione del Piano Regolatore Generale è prevista la realizzazione del PUT, ma ad oggi, dopo più di due anni, nulla emerge dagli uffici comunali. Attendiamo fiduciosi, ma credo che più probabilmente ciò potrà accadere quando confluiremo nella Nuova Pescara, magari realizzando il Piano Urbano della Mobilità sostenibile (PUMS).
L’Italia ferma al secolo breve del 900!
Ricevuta via mail da Francesco Squillante Subbiano Arezzo
A volte ho la netta sensazione che il passato che non vuole passare e il cosiddetto secolo breve del 900, non abbandoneranno mai del tutto, almeno per tutti i prossimi decenni, la vita politica, culturale e sociale italiana. In parte perché vi sono ancora rigurgiti nauseabondi e miasmi fetidi delle peggiori vicende di tale secolo e dall’altro lato perché a tanti ritorna comodo alimentare ad ogni costo il retrò!
E così da una parte c’è chi continua a telecamere ritenute spente a fare saluti romani, ad insultare i Fratelli maggiori Ebrei, a parlare in modo razzista di chi ha la pelle di colore diverso dal rosa e così via in un crescendo rossiniano di atroci ed ignobili abiette imbecillità fuori tempo massimo! Dall’altro lato c’è chi ancora non riesce a dire che la Cina è una orrida dittatura, che Mao era un abominevole tiranno omicida e la sua rivoluzione culturale una infamia terribile, o le Foibe una strage tremenda di innocenti!
Poi c’è da ambo le parti chi marcia su queste cose per perpetuare un clima da guerra civile perenne, utile a legittimare i massimalismi di ambo le sponde, in modo da sabotare ogni intesa larga sulle regole del gioco e ogni unione bipartisan sulle emergenze nazionali, che sono sotto gli occhi di tutti.
Questo gioco al massacro deve cessare subito, pena il rischio di un default morale e materiale del Paese. Per evitarlo tutte le fazioni italiche si devono dare una grande regolata. A destra deve essere fatta una definitiva Bad Godesberg (lo storico luogo in cui la Social democrazia tedesca ruppe con il marxismo), rompendo ogni rapporto, anche solo culturale e indiretto, con qualsiasi residuo di post-fascismo, razzismo etnico e di genere, antisemitismo e similia. Basta con le teorie complottiste, con le simbologie più o meno velate del passato. Ci vuole una rottura totale con questi mondi, anche a costo di perdere dei voti e in Europa ciò deve significare un netto distacco da perdenti seriali come la Le Pen e da funghi malefici come Alternative Fur Deutchland e gruppi e gruppuscoli simili, appartenenti alla pattumiera della peggiore storia di ogni tempo. Ciò dovrebbe essere coronato, in tale fronte, da un avvicinamento federativo al Partito Popolare europeo, ai Conservatori Britannici di Johnson e al Gop Americano nella versione di Reagan e Bush e non in quella fallita definitivamente, dopo i fatti di Capitol Hill, di Trump.
Tali passaggi dovrebbero essere accompagnati da cambiamenti anche di simboli e modi di porsi radicali. A Sinistra dovrebbe essere altrettanto e radicalmente abbandonato qualsiasi massimalismo giacobino, ogni retaggio filocinese o di nostalgie cubane e venezuelane, qualsiasi spirito antisraeliano e pro-Hamas e qualsiasi tentazione di demonizzazione della grande storia socialista e social democratica con una piena, assoluta e definitiva riabilitazione di Bettino Craxi e della storia riformista del Paese.
Per raggiungere tali obiettivi, incompatibili con forze qualunquiste e retrograde come i 5 stelle, dovrebbe esserci una fase di decantazione unitaria e costituente di un nuovo sistema, condiviso, che veda tutte le forze volenterose protagoniste, come nella fase costituente successiva al secondo conflitto mondiale. In tale ottica la scelta del prossimo inquilino del Quirinale dovrebbe essere propedeutica a tale scopo e secondo me l’Uomo giusto per tale obiettivo è Mario Draghi, che potrebbe lasciare a Marta Cartabia, con il Ministro Economico Franco a vigilare sui conti pubblici, il Governo per i prossimi due anni. Le parti fra Marta Cartabia e Mario Draghi potrebbero essere anche invertite, ma è fondamentale che si apra una fase di decantazione costituente, evitando una contesa elettorale fondata sul tutti contro tutti, all’insegna di una legge elettorale deleteria e per certi versi demenziale
Risposta del direttore: Gentilissimo dr Squillante, quanto da lei evidenziato nella prima parte della sua lettera è tipico delle divisioni che hanno da sempre contraddistinto la storia italica come nel caso della contesa tra i guelfi e ghibellini o degli juventini o antijuventini nei nostri giorni. Da sempre siamo portati a dividerci in fazioni contrapposte, e non ci interessa ora il perché, ma mi permetta di considerarlo un dato di fatto. Per questa ragione ritengo incredibile l’attuale maggioranza che sorregge il Governo Draghi, chiamato non in quanto espressione di una parte politica, ma persona autorevole a traghettare l’Italia verso lidi più sicuri. È una sconfitta palese del sistema politico che ha dovuto abdicare ad un “commissario” in grado di tranquillizzare i mercati e le cancellerie europee e permetterci di gestire il consistente flusso di danari in arrivo per il programma Next Generation EU. Il fatto che le parti politiche in contrapposizione debbano abbandonare vecchi retaggi è cosa evidente ai più, come anche spero lo sia l’illusione che “uno vale uno”. Le competenze sono sempre imprescindibili ed è inimmaginabile lasciar amministrare dei portavoce. Voglio affermarlo con chiarezza: “uno vale uno” è una bestialità! Spero ora sia chiaro a tutti e spero si possa procedere a ripensare a selezionare una classe dirigente capace di schierarsi per parti ed essere espressione consistente di parti politiche che si contrappongono sulla base di visioni della gestione della cosa pubblica differenti, ad esempio più tasse e più servizi pubblici, o meno tasse e meno servizi pubblici; livelli essenziali di assistenza (ad esempio scuola a tempo pieno) equivalenti in tutte le regioni o la situazione attuale, …
Per quanto riguarda il suo augurio relativamente a Cartabia e Draghi se essa si avverasse certificherebbe la incapacità della politica a svolgere il suo compito ed è probabile che ciò accada.
La Repubblica tutela il paesaggio
Ricevuta via WhatsApp da Cristina Di Pietrantonio
È sconcertante l’enfasi ridondante del sindaco di Montesilvano, De Martinis, che annuncia la realizzazione di un nuovo parcheggio nella stazione ex FEA, dove in pieno lockdown, causa pandemia, sono stati eliminati ben 114 alberi tra pini e cipressi. Il Sindaco con la sua Giunta, sembrano ignorare la crisi climatica in atto e addirittura distruggono un piccolo polmone verde a ridosso di un’arteria cittadina ad alta densità di traffico, incentivando così i cittadini all’uso delle automobili. Questi signori sono in totale controtendenza con le esortazioni di rimboschimento nelle città e ad abbracciare uno stile di vita sempre più green. Infatti non perdono mai occasione per depauperare il patrimonio arboreo e favorire il consumo dissennato del suolo, mentre è indispensabile che il verde diventi parte essenziale delle nostre vite. Perché il verde è vita. L’emergenza climatica è ormai un fatto con cui è impossibile non fare i conti, è necessaria una vera politica di cura del territorio. Meno alberi portano a temperature più alte e meno precipitazioni, più caldo e meno pioggia significano più siccità, più siccità’ porta ad avere meno alberi e più incendi, insomma ad accelerare la crisi ambientale. Il Paesaggio è di tutti. Articolo nove della Costituzione. Questi signori che commettono danni irreversibili all’ambiente dovrebbero risponderne.
Gentile direttore De Flaviis, ho letto con interesse il suo editoriale sulla Riserva. Vorrei esprimerle tutta la mia indignazione per un manipolo di amministratori impresentabili (Masci, De Martinis e compagnia cantante), purtroppo lo specchio della stragrande maggioranza dei cittadini, i quali considerano il territorio e il paesaggio proprietà privata. Poche settimane fa su via De Gasperi altri tre maestosi Pini sono stati fatti eliminare depauperando in modo irreversibile il patrimonio arboreo, mentre nuove costruzioni proliferano. Evidentemente in barba alla crisi climatica e all’ estrema fragilità del territorio. È avvilente assistere impotenti a tali scempi. Personalmente faccio il conto alla rovescia per la nuova Pescara. Con l’auspicio di un risveglio collettivo delle coscienze e di politiche lungimiranti con un’ampia visione, indispensabili per garantire un futuro decente al nostro povero territorio.
Risposta del direttore: Gentilissima signora Di Pietrantonio, lei conosce benissimo la nostra posizione sull’argomento perché l’abbiamo espressa in modo netto e chiaro. Il taglio di tutti gli alberi presenti nella stazione ex-FEA nell’ambito del procedimento amministrativo della precedente Giunta Maragno, che prevedeva tutt’altro, sfruttando la foglia di fico della perizia speditiva realizzata in un solo fine settimana, accomunando in un’unica valutazione negativa cipressi pericolanti e pini in salute, è stata una scelta miope e non rispettosa dell’ambiente e del paesaggio della città. Al fine di perseguire una normalizzazione dell’area, come se gli spacciatori non trovassero un’altra area continua dove operare, e un allargamento del numero dei parcheggi, si è scelto di eliminare piante sane che ospitavano un sistema lussureggiante di vita vegetale e animale in piena città.
Il canto degli uccelli che vivevano su quelle piante e gli odori emanati dai pini oramai sono solo un ricordo e al loro posto abbiamo guadagnato un’eccellente spianata di asfalto con due riquadri di verde asfittico e una dozzina di piante in essi ospitati.
Il nostro sistema di governo del territorio segue il meccanismo della scelta degli amministratori e della successiva valutazione sulla base del loro operato. Personalmente non mancherò occasione da oggi in avanti di ricordare quanto scelto da questa Giunta di certo in contrasto con l’art.9 della Costituzione (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione). Sono e rimarrò solidale con quelle esistenze vegetali volontariamente distrutte e con gli animali da esse sfrattate.