RIPARTIAMO DALL’OCCASIONE PERSA
di Elio Fragassi (http://www.webalice.it/eliofragassi/)
Se i responsabili dell’assetto urbano di Montesilvano avessero ascoltato la famosa canzone di Franco Battiato dei primi anni ’80 del secolo scorso, oggi la situazione della città sarebbe, certamente, diversa perché la città avrebbe avuto un “centro di gravità permanente” come cantava Battiato nel 1981, che invece non ha, come ha messo benissimo in evidenza Carmen Passariello nel n° 4 del mensile “Il Sorpasso” del 26 aprile 2018. ( https://ilsorpassomts.com/2018/05/22/montesilvano-ha-bisogno-di-un-cuore/ )
La piazza come luogo pubblico e sociale di riunione di una collettività è stata presente in tutte le civiltà a partire dall’agorà ellenico per passare al foro dei romani, alle piazze delle città medioevali che si differenziarono in “religiosa”, politica” e “commerciale”, poi a quelle rinascimentali con definite forme geometriche di “città ideale” a quelle con le invenzioni prospettiche barocche per passare, piano piano, con il secolo XX alla loro disumanizzazione asservendole a luogo di traffico veicolare e spazio di parcheggio. La macchina ha decretato, quindi, la morte della piazza come cuore urbano e luogo pubblico e sociale di una comunità.
Ma passiamo a Montesilvano.
Montesilvano, che nel 1936 contava 5909 (dato estratto da: wikipedia) residenti si prestava, nel dopoguerra, con una visione politica lungimirante e oculata a impostare un piano urbanistico che organizzasse un uso del suolo attento basato su principi urbanistici e sociali per una collettività in crescita e non come luogo di semplice speculazione edilizia a seguito dell’inurbamento dovuto allo spopolamento dei centri intorno e montani che ne fecero, soprattutto, una “città dormitorio”.
Infatti, “Nel 1951 Filomena Delli Castelli … venne eletta sindaco di Montesilvano, (vedi immagine) [che era] a quel tempo un piccolo paese di 7400 abitanti. Si impegnò alacremente per la sistemazione della periferia . . . Il suo sogno sarebbe stato quello di sviluppare la vocazione turistica del paese valorizzandone il lungomare con il meraviglioso viale costeggiato da olmi secolari che univa Montesilvano a Pescara, prevedendo la costruzione di nuove abitazioni verso la collina interna, collegandolo alle nuove case attraverso grandi viali alberati sul modello dei boulevard francesi”. Estratto da biografia ancitel.
“. . .progettò interventi finalizzati alla valorizzazione del patrimonio locale e all’incremento del turismo nel rispetto dell’ambiente: essi però non furono mai realizzati “perché cominciavano i grossi interessi edilizi” e a causa anche dell’opposizione del suo stesso partito: “La lotta contro di me fu all’interno del mio partito”. Estratto da enciclopedia delle donne.
Poiché il passaggio da 7.000 a oltre 50.000 residenti è avvenuto per punti in forma fluida e disorganizzata in assenza di punti forti e elementi catalizzatori e privo di una visione d’assieme è necessario, oggi, ricercare un modo per fare una rete di luoghi, spazi e strutture per il sociale in modo che sul territorio ci siano più cuori che vibrano, non solamente durante i pochi mesi della stagione turistica ma tutto l’anno.
Poiché la città è un “Centro di vita sociale, notevole sia per il numero degli abitanti sia per la capacità di adempiere a molteplici funzioni economiche, politiche, culturali, religiose e sim.” (N. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Milano, 1970), quindi un organismo urbano che deve essere vissuto tutto l’anno non può andare, con l’autunno, in letargo per risvegliarsi, ogni anno, col caldo dell’estate, come accade per Montesilvano.
Anche per Montesilvano, con la sua struttura ad L rovescia che si estende da Pescara a Cappelle, è bene ricordare che l’urbanistica è la “Scienza che studia i problemi della sistemazione dei centri urbani al fine di creare condizioni il più possibile favorevoli alla vita e al lavoro degli abitanti” (Dizionario fondamentale della lingua italiana De Agostini) e, quindi, non ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B in relazione alla differenziazione dei luoghi urbani.
È necessario creare, pertanto, una rete infrastrutturale urbana che faccia vivere l’organismo città non per parti e tempi definiti ma tutto l’anno caratterizzando i vari cuori (leggi quartieri) in relazione alle specifiche caratteristiche; per dirlo con le parole di Renzo Piano, un collega molto più importante e autorevole del sottoscritto, è necessario rammendare le periferie perché l’urbanistica è la “Disciplina che studia il fenomeno urbano nella sua complessa interezza. . . per meglio orientare le molte azioni di carattere politico, legislativo, amministrativo e tecnico che continuamente vengono a modificare la realtà di un territorio“ (Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica” – Paolo Portoghesi- Istituto Editoriale Romano – 1968)
Il cuore di Montesilvano non può essere, quindi, solamente l’area degli alberghi perché sarebbe una parte del tutto e non contemplerebbe, invece, la città “nella sua complessa interezza”, come sopra auspicato, applicando al territorio la disciplina urbanistica.