Le nostre responsabilità
del prof. Giuseppe Troiano
Negli ultimi giorni di agosto la siccità e gli incendi sono stati al centro di analisi e dibattiti vivaci non solo in Abruzzo ma anche in altre regioni italiane. Del primo, viene spontaneo il collegamento naturale con le alte temperature registrate in un’estate tra le più calde e afose degli ultimi anni, quasi a voler attribuire le cause al cambiamento climatico mondiale che si sta manifestando con trombe d’aria, uragani, alluvioni e frane. E se nella lunga fase di bel tempo un riscontro positivo è stato dato da un aumento delle presenze turistiche alberghiere della nostra costa adriatica, il settore primario ha registrato gravi perdite nella produzione di miele, latte, verdure e ortaggi. A tutto ciò aggiungiamo anche la nostra responsabilità.
Sembra superfluo non considerare quanto sia fondamentale, invece, la risorsa acqua per le nostre necessità quotidiane domestiche e produttive. Infatti, si parla sempre più di reti idriche obsolete e, quindi, di dispersione dell’acqua nel terreno o di carenza idrica dei bacini imbriferi, naturali e artificiali, e dei fiumi per il grande utilizzo richiesto. Sarebbe indispensabile studiare meglio le potenzialità del nostro territorio, che appartiene a tutti, e rispettarlo con quel senso del dovere che abbiamo smarrito, convinti di avere tutto subito a nostra disposizione.
C’é poi la responsabilità dell’organizzazione del territorio da parte degli Enti pubblici nel saper gestire le attuali risorse ambientali secondo i canoni di un’educazione ambientale, che manca, nel rispetto delle future generazioni.
Per il secondo problema, quello degli incendi, la nostra responsabilità é ancora più grave e ingiustificabile. In Italia, gli ettari bruciati sono stati 74.965 dall’inizio dell’anno al 26 luglio 2017, mentre la mappa dei roghi, dal 31 maggio alla fine di agosto 2017, ha interessato 7.416,9 ettari di vegetazione boschiva dei Parchi della Maiella, del Morrone, del Parco Nazionale d’Abruzzo e del Gran Sasso Monti della Laga e dei Comuni di Bolognano, Pacentro, Roccacasale, Lecce dei Marsi, Civitella del Tronto, Abbateggio, Alanno, Acciano, Crognaleto e Notaresco. Sono stati distrutti boschi di pini neri, faggete termofili, ginepri montani e mesoxerofili, carpini, querceti a roverella, senza dimenticare la fauna che vive in ecosistemi diversi.
La perdita della biodiversità si farà sentire perche occorreranno anni per ricostituire il manto vegetale originario e il ripopolamento degli animali in un ambiente saturo di anidride carbonica.
” Per causa nostra – scrive Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si – migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicare il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto“.
Ecco, le immagini della devastazione dei roghi sembrano dirci che non é più possibile ascoltare le voci della Natura, respirare il profumo delle essenze della macchia mediterranea, vedere saltare gli scoiattoli da un ramo all’altro, volare i rapaci della nostra Terra.
Scorgo la Maiella delineata dalla sua massiccia struttura geologica avvolta dalle nubi che appaiono e si disfanno. È la montagna Madre, il rifugio di Maja; é la ” Domus Christi” del Petrarca con gli eremi. Un grande patrimonio culturale che condivide con il Morrone, dove c’é l’eremo di Celestino V, e il Velino-Sirente. Il lontano é vicino a noi.
Le nostre responsabilità si misurano soprattutto con le nostre decisioni, spesso affrettate. Il Corpo Forestale dello Stato, accorpato oggi ai Carabinieri, ha ridimensionato i propri compiti, a tal punto che non può partecipare allo spegnimento dei rifiuti. Conosceva questi luoghi e la sua presenza era fondamentale nella gestione del territorio.
Nel biennio 2014-2016 la Forestale aveva svolto nel nostro Istituto alcune lezioni relative al concorso “Sorella acqua” invitando le nostre classi a visitare la Valle dell’Orfento, dove hanno svolto un lavoro di difesa del suolo con tronchi di alberi secchi lungo una piccola scarpata del fiume. Un’altra esperienza é stata l’uscita didattica alla diga di Campotosto in occasione dell’inanellamento degli uccelli nel panorama incantevole del Gran Sasso d’Italia.
Nel tempo, anche l’abbandono della montagna ha inciso notevolmente sulla salvaguardia dell’ambiente montano: muretti con pietre per il terrazzamento dei pendii, la cura degli alberi con il reticolato disegnato da fossi e canaletti che raccoglievano l’acqua piovana per iniziare quel percorso naturale fino a valle. Un altro dato da non trascurare sarà l’ingente costo del rimboschimento cui provvedeva la Forestale con i vivai.
Infine, un ricordo della recente attività scolastica svolta con gli studenti nel maggio 2017: aver presentato un lavoro sui nostri Parchi abruzzesi come ecosistemi per la valorizzazione paesaggistica delle bellezze naturali in prospettiva ecologica e turistica.
L’umile linguaggio della Natura ci parla comunicandoci le nostre responsabilità e ci insegna a scoprire e a rispettare il valore di ogni cosa che ci circonda.