All’Università della Terza Età il cervello va in palestra
La mente fa ginnastica.
di Gabriella Toritto
Molti sono i motivi che invogliano gli anziani a iscriversi, a ri-scriversi a scuola o all’università. Di certo c’è il desiderio di completare e/o approfondire ciò che era stato tralasciato nel corso della propria esistenza per dare priorità ad altre esigenze, ad esempio quelle familiari.
Oggi, a sessant’anni e più, si è ancora giovani e si comprende che occorre rimanere aggiornati con i tempi e con il know how al fine di migliorare le proprie conoscenze e le proprie abilità, in un momento della propria vita in cui si ha più tempo da dedicare a se stessi. Inoltre è bene per gli over-sessanta non perdere il contatto con la realtà, restare integrati ed attivi nel tessuto sociale e mantenere allenata la mente.
Di qui l’importanza dell’università per anziani, meglio conosciuta come Università della Terza Età, progetto di recente istituzione che ridona alle persone “diversamente giovani” socialità, vigore, sapere, aggiornamento continuo, convivialità.
L’impegno, lo studio hanno effetti rigeneranti sulla salute fisica e psichica degli anziani poiché li motiva a vivere in modo costruttivo, a rimanere vigili ed attivi.
Studiare e conoscere nuovi saperi arricchiscono intellettualmente, impongono interrogativi che stimolano la curiosità, rallentano il declino delle capacità cognitive e allontanano la degenerazione del sistema neuronale.
La memoria va allenata, così come si allenano i muscoli in palestra. Ci aiuta ad orientarci meglio in un mondo sempre più complesso, grazie alla quantità e alla qualità delle conoscenze immagazzinate, memorizzate.
Una persona acculturata ha maggiori strumenti a propria disposizione nel relazionarsi con gli altri e nell’aprirsi al diverso e alla di lui comprensione.
Iscriversi all’Università della Terza Età aiuta gli anziani a trascorrere in modo costruttivo il proprio tempo, a socializzare, a sprigionare la propria creatività, quella creatività sopita, soffocata per molto tempo a causa di forza maggiore, migliorando la qualità della vita.
L’incontro con altre persone costituisce anche una crescita etica poiché apre alla conoscenza, alla comprensione e all’accettazione dell’altro.
L’”Università della Terza Età” (o delle Tre Età) nasce in Francia all’Università delle Scienze Sociali di Tolosa nel 1973 per volontà del professor Pierre Vellas, il quale scrisse un libro dedicato all’apprendimento nella terza età e istituì la prima “université du troisième age”.
Progettate per tutte le persone della terza età, le prime università per anziani nascono in Italia intorno agli anni ’80 e prendono il nome di università popolari. Appartenenti agli enti regionali, hanno l’obiettivo di integrare chi è rimasto indietro con lo studio nella società attuale, rafforzando le conoscenze pregresse e sviluppandone nuove.
Non ci sono limiti di età per l’istruzione, si può arrivare oltre i 70 anni. Può iscriversi chiunque, sebbene alcune università chiedano il possesso del diploma superiore. Non tutte però. Al termine degli studi viene rilasciato un certificato che attesta la partecipazione al corso, ma legalmente non vale come la laurea “classica”. Il costo di solito è gratuito, tuttavia alcuni atenei chiedono un piccolo contributo annuale come tassa d’iscrizione per sostenere le spese ed eventuali laboratori previsti dal corso.
I corsi delle Università della Terza Età sono promossi da Associazioni che perseguono finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, senza scopi di lucro, avvalendosi di professionisti e docenti esperti, volontari.
Fra le finalità perseguite vi sono: educare; formare; informare; fare prevenzione nell’ottica dell’educazione permanente, ricorrente e di invecchiamento attivo (Long Life Learning); promuovere la ricerca; implementare un confronto ed una sintesi tra le culture delle precedenti generazioni e quella attuale al fine di realizzare una “Accademia di Umanità” , incentrata “sull’ Essere oltre che sul Sapere”.
L’Università della Terza Età è impegnata a favorire la promozione culturale e sociale degli Associati mediante l’attivazione di incontri, corsi e laboratori su argomenti specifici e la realizzazione di altre attività affini, predisponendo ed attuando iniziative concrete con corsi di Cultura generale, come Letteratura Italiana, Latina e Greca, Storia delle Religioni, laboratori di scrittura e poesia creativa. Si insegnano inoltre le lingue straniere, come l’inglese, il tedesco, il francese, il russo, lo spagnolo. Si implementa la prevenzione sanitaria attraverso l’attività motoria, l’educazione fisica, il ballo e così via. Si approfondisce la conoscenza del territorio attraverso corsi di archeologia, storia e toponomastica della regione cui l’università appartiene. Si effettuano interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio. Si organizzano e gestiscono attività culturali, artistiche e ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato. Non mancano laboratori creativi di cucito, ricamo, maglia a ferri, uncinetto, pittura, oppure quelli ludici con giochi a scacchi, bridge, burraco e altro. Nell’Università della Terza Età vi sono anche corsi e lezioni di musica e canto o di diritto o di enogastronomia e Biblioteche aperte al prestito di testi. Si organizzano viaggi di istruzione in Italia e in Europa che concorrono a rinsaldare vincoli di amicizia nati nelle aule o nei laboratori, oltre che aprire la mente e allietare la vista dinanzi a paesaggi mozzafiato.
Molto frequentati sono i Laboratori con le attività creative ed informatiche, i corsi di ballo e di attività motoria ma anche i corsi di Storia che consentono la conoscenza del passato e delle antiche civiltà.
Oggi potenziare la mente è una sfida possibile per tutti. Secondo il professor Reuven Feuerstein l’intelligenza non è innata, né tanto meno statica, ma è un bene che tutti hanno e che si può sviluppare in virtù della plasticità e della plasmabilità delle strutture del nostro cervello, tanto che il metodo da lui ideato si basa sul concetto di Modificabilità Cognitiva Strutturale, in virtù del quale, tutti gli esseri umani hanno una possibilità intrinseca di arricchimento e sono soggetti ad essere significativamente modificati da un intervento educativo, da parte di altri esseri umani (mediatori) che condividono con loro un certo percorso. L’intelligenza è definita come la propensione dell’organismo a modificarsi nella sua struttura cognitiva, in risposta al bisogno di adattarsi a nuovi stimoli che si presentano, siano essi di origine interna che esterna.
Il professore Reuven Feuerstein non considera l’intelligenza un patrimonio statico, dipendente dal codice genetico, con livelli di evoluzione già designati, bensì un patrimonio mobile. La nostra mente è dinamica, plastica, caratterizzata da un potenziale suscettibile di continui sviluppi. Secondo lo scienziato Feuerstein in ognuno di noi, sebbene possano esserci difficoltà congenite o acquisite, temporanee o permanenti, esiste (e a qualsiasi età) una possibilità intrinseca di arricchimento rispetto alla situazione in cui ci troviamo, un potenziale intrinseco di propensione all’apprendimento. Infatti si ritiene che l’organismo umano, in particolare le strutture neuronali, siano caratterizzate da una flessibilità intrinseca, che rende possibile, in certe condizioni, una loro modificazione e un conseguente potenziamento sia sul piano cognitivo sia su quello emotivo e motivazionale.
Tale concezione ha trovato riscontro nelle ricerche delle neuroscienze che, a partire dagli anni ‘60, hanno messo in evidenza l’elevato grado di flessibilità e adattabilità propria del cervello umano, ovvero la plasticità cerebrale, la quale è resa possibile dalla capacità dei circuiti neuronali di modificare la propria struttura e adattarsi, sia durante l’infanzia sia in età adulta, in funzione delle mutevoli condizioni ambientali. In tal modo viene incrementata nell’individuo la possibilità di apprendere una maggior quantità di informazioni. In merito si riporta come esempio lo studio condotto da Pascual-Leone (2015) il quale ha utilizzato come test degli esercizi per pianoforte da eseguire con le cinque dita della mano sinistra, e ha verificato che, attraverso il costante allenamento, è stato possibile ottenere un progressivo ampliamento della rappresentazione corticale nella corteccia motoria primaria della mano sottoposta all’esercizio. Mentre la rappresentazione corticale della mano destra (non allenata) non ha mostrato nessuna modificazione, a dimostrazione di come situazioni esperienziali della vita quotidiana siano in grado di modificare la corteccia cerebrale.
Dunque è ormai acclarato che la mente va allenata e mantenuta in costante operosità a qualsiasi età, così come si allenano i muscoli se si vuole potenziarne la massa e divenire dei palestrati.