Il vento che spira

di Pasquale Sofi

Stanno passando sottotraccia le turbolenze politiche ed economiche, sia nazionali che d’oltrecortina, nel mentre continuano a sventolare bene le bandierine identitarie che accreditano una compagine o un gruppo politico di roboanti successi. Nell’ultimo consiglio europeo ad es. è saltata la rituale conferenza stampa istituzionale congiunta della Presidente della commissione Europea Von der Layen e del Presidente del Consiglio Michel, sinonimo chiaro di seduta modesta e priva di risultati concreti. Eppure la nostra Presidente del consiglio è tornata trionfante citando i grandi successi ottenuti nel settore immigrazione. In realtà ha confermato la chiusura al MES, unica nazione in Europa, chiedendo la flessibilità del Pnrr e garanzie per le auto che utilizzano i biocarburanti anche dopo il 2035 (quest’ultima proposta bocciata al contrario dei carburanti sintetici, e-fuel, proposti dalla Germania). Risultati quindi pari a zero. Sulla questione migranti invece c’è stato l’ennesimo rinvio, mentre è da registrare sul tema, congiunto a quello delle centrali nucleari, un concreto avvicinamento con la Francia di Macron. Quest’ultimo, che in casa si ritrova la patata bollente delle pensioni che i francesi non riescono a digerire, potrebbe alleggerire le tensioni populiste d’oltralpe affiancando l’Italia nella nuova partita che sta provando a giocare nel mediterraneo. Ormai persa la Libia (ove Turchia e Russia la fanno da padroni con l’esibizione muscolare delle armi) anche per la Francia, Macron non ha nulla da perdere nell’assecondare la Meloni negli accordi con la Tunisia, colpita da una grave crisi economica (In attesa di un maxi prestito dal FMI osteggiato dagli USA che accusano il presidente di dittatura), anche perché in patria non ha l’autorevolezza di un nuovo De Gaulle e i suoi compatrioti non gli perdonerebbero un nuovo smacco nel mediterraneo. Certamente il problema dell’immigrazione sta correndo verso una dimensione ben diversa da quella (di natura prioritariamente razzista) che Lega in primis e Fratelli d’Italia a seguire, continuano a sostenere. La povertà, l’incremento demografico mondiale (che il politologo Sartori denunciava già negli anni 90) e quello africano in particolare di cui nessuno parla, congiunti alle bizzarrie climatiche, all’ incombente siccità e alle guerre scellerate sparse per i continenti, creeranno quanto prima esodi planetari, ovvero sommovimenti capaci di sconvolgere gli assetti nazionali dei vari continenti. Come porre un freno a queste migrazioni massicce sarà il vero tema da affrontare di non facile soluzione!

Altro che barchini e caicchi! A proposito di migranti il governo Meloni usa strategie distrattive per non rispondere all’accusa di mancato soccorso ai migranti. Di fatto, piuttosto che rispondere sul ritardo con cui la guardia costiera è arrivata a Steccato di Cutro, quasi tre ore (h 6,50) dopo l’avvenuto naufragio (h 4,00) e dopo che le barche della Guardia Finanza erano rientrate per l’eccessiva forza del mare, cerca di scaricare le colpe sugli scafisti, ignorando un più che probabile errore di comunicazione nella catena dei soccorsi. La famosa telefonata al pescatore locale poi, arricchisce la storia di una componente di superficialità. Si spera che la verità venga a galla nella successiva inchiesta giudiziaria. Non perché si voglia accusare il Governo di mancato soccorso come urla Giorgia Meloni (cosa che in verità fece lei stessa per un naufragio qualche anno addietro quando sbraitava dalle fila dell’opposizione), che dopo i giorni della comunicazione melliflua post elezioni sembra sia tornata a usare i soliti decibel con atteggiamenti di attrice provetta, ma di voler difendere una comunità come quella dei militari della Guardia Costiera che dipende, guarda caso, dal Ministero degli Interni… Ormai la Meloni dovrebbe aver scoperto, dopo le sue peregrinazioni per il pianeta utili a farla accreditare come leader credibile, che in Europa non siamo ritenuti affidabili (credeva di essere Draghi… ma poi, sentendosi esclusa, ha attaccato l’asse Francia Germania) e che per rimanere attaccata al carro deve proseguire sulla linea dell’atlantismo, inclusi la difesa ad oltranza alla causa dell’Ucraina e l’invio delle armi; deve continuare a tenere lontani dalle nostalgie putiniste i suoi due compagni di viaggio.

Altro discorso, invece potrebbe rivelarsi in prospettiva, la futura Commissione Europea, visto che il gruppo di Visegrad (il gruppo dei conservatori dell’Est europeo di cui la Meloni è leader) si è decisamente potenziato passando da quattro a nove unità. La partita è tutta in divenire, ma le crisi di Germania (crollo in borsa delle banche e momento di ingovernabilità) e Francia (rivolta contro la riforma delle pensioni), che si proiettano sui loro leader, fanno ben sperare per un successo personale, che però andando oltre rappresenterebbe un salto nel buio specie con simili compagni di strada.

In Italia non si naviga in acque chete! Non sembra esaurirsi la filiera delle regalie (o bonus come si è soliti chiamarle), mentre occorre tapparsi il naso sulle sciocchezze che dovremmo cercare quantomeno di sterilizzare; come ad es. le valditariane (ovvero le stupidaggini sulla scuola del neoministro). Certamente sarà difficile mettere una pezza ai pasticci del governo sul Pnrr: i continui richiami del commissario Gentiloni ne sono un chiaro indicatore. Gentiloni si è prodigato, perché fosse concesso all’Italia un ulteriore mese di tempo per ottenere la trance di 19 mld al momento bloccata….Da un lato il Governo attuale cerca di scaricare la colpa su Draghi e sul suo Governo, mentre dall’altro la modifica della gestione del piano, mantenendo ferme le vecchie procedure burocratiche, invece di migliorarla sembra averla complicata. Per tacere sulle riforme a sostegno. Speriamo che l’allarme sia passeggero (perché diversamente sarebbe una tragedia) e che il tutto possa rientrare quanto prima. È sicuramente un esame impegnativo per il Governo!

Molto più seria, almeno per il momento, è invece la questione sia dei LEP che delle “materie non-lep”ovvero quelle che comprendono infrastrutture, protezione civile, energia, porti aeroporti che, secondo l’art.4 comma 2 del disegno di legge Calderoli sull’autonomia, si tratta di strutture assegnate da accordi Stato- Regioni; un’assurdità se si pensa, prive di una aprioristica visione nazionale. Per i LEP (cioè i livelli essenziali di prestazioni che il Parlamento dovrebbe votare per far partire l’autonomia regionale differenziata), presentata con la giusta enfasi per nascondere e rafforzare i privilegi di sempre, è stato approntato per la loro definizione un inutile quanto autentico parterre de roi (Sabino Cassese quale presidente e poi, Anna Finocchiaro, Paola Severino, Luciano Violante, Ignazio Visco… in tutto 61componenti). Insisto col dire che equità vorrebbe significare livelli unitari di prestazione e non livelli essenziali, che una volta definiti a livello nazionale risentiranno dei maggiori o minori incrementi locali dovuti alle maggiori o minori ricchezze delle singole regioni e in pochi anni la forbice, già oggi esistente tra Nord e Sud, si allargherà ulteriormente. Si vorrebbero utilizzare poi, per far partire l’autonomia in apparente uguaglianza, i fondi Europei per la coesione sociale (si tratta di 80 mld che dovrebbero servire prioritariamente a sanare le disuguaglianze…), ma sarà l’ennesima presa per i fondelli per il Sud che è stato tagliato fuori dal momento in cui la Corte Costituzionale ha avallato la revisione del titolo V con quegli articoli che di fatto porteranno l’Italia alla frantumazione nazionale.

Pennivendoli d’antan, artatamente additano quale responsabili del divario tra Nord e Sud la classe dirigente meridionale, definita parassitaria e gattopardesca, erede del vecchio notabilato sempre disposto a cambiar tutto per non cambiare nulla. Questo, se c’è stato, probabilmente è durato fino agli anni 70, ma dall’avvento delle Regioni tutto si è stato stravolto per colpa chiara dei Governi che si sono succeduti e, su tale traccia si sono fiondati trasversalmente leghisti e nordisti dei vari partiti. Oggi la partita sembra apparentemente chiusa, ma credo che si riaprirà tra qualche anno, quando l’emigrazione intellettuale del Sud non sarà più sufficiente a compensare la fuga dei cervelli del Nord e il Sud comincerà a non sopportare più lo stato di sudditanza in cui sarà relegata.

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