“AUS MERZEN”
di Armando Marcucci (Presidente del Comitato Nazionale Antidiscriminatorio per Persone con Disabilità)
Tutto cominciò da quelle parole: “Vite indegne di essere vissute”. L’Olocausto nasce da lì.
Lo sterminio che ha sconvolto il ‘900 europeo parte da quella parola: “indegne”.
Ernst aveva 14 anni, veniva dalla comunità Rom, era in un ospedale psichiatrico.
Un giorno regalò a un infermiere che gli era simpatico una foto con la dedica ‘In memoria’: “Tanto io non vivo a lungo.
Spero che quando muoio ci sia tu, così mi metti bene nella bara”. Il giorno dopo lo avevano ucciso. Quell’infermiere non c’era.
Hurbinek dimostrava tre anni, era paralizzato dalle reni in giu.
Solo Henek, 15 anni, sapeva capirlo, stargli vicino, dargli da mangiare, pulirlo.
Un giorno Henke annunciò: “Hurbinek ha detto una parola”. Non si capiva bene quale, ma aveva parlato. Quella parola rimase segreta. Morì “ai primi di marzo, libero ma non redento.
Nulla resta di lui”, solo le parole del racconto di Primo Levi, altrimenti nessuno, proprio nessuno saprebbe di Hurbinek, che forse “aveva tre anni, e forse era nato ad Auschwitz e non aveva mai visto un albero”.
Le vite non degne della vita.
Quelle di Ernst e di Hurbinek. Perché, come sempre, bisogna dare un volto e un nome e una storia, altrimenti la Storia rimane solo numeri e dati e documenti.
“Ausmerzen ha un suono dolce e un’origine popolare. È una parola di pastori, sa di terra, ne senti l’odore. Ha un suono dolce ma significa qualcosa di duro, che va fatto a marzo. Prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia, vanno soppressi”. Marco Paolini con il suo monologo “Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute”, trasmesso qualche anno fa da La7, è stato capace di porre all’attenzione di milioni di persone l’Olocausto dimenticato dei disabili.
L’OLOCAUSTO, è bene ricordarlo, nacque “tecnicamente” sperimentando le camere a gas proprio sui Disabili.
Le cronache raccontano, che un contabile di stato, uno zelante ragioniere riferì ad Hitler che mantenere in vita un Disabile in un Istituto costava quasi quanto un altrettanto zelante Impiegato statale e questo era francamente troppo!
Le medesime cronache narrano di un Hitler che per tre giorni e tre notti chiese di restare solo ed ebbe i soliti incubi e visioni (probabilmente indotti dalle droghe che assumeva) ed al termine di questi giorni “tribolati” prese la decisione, ovvero che tale Persone sarebbero state sterminate, ma con “dolcezza, senza spargimenti di sangue”, e così ideò le camere a gas, si le camere a gas che poi testò anche su altri essere umani….
In realtà l’unico scrupolo di Hitler fu quello di come comportarsi eventualmente di fronte a dei soldati che sarebbero potuti diventare Disabili a causa di un fatto di guerra, ma anche questo scrupolo venne fugato e l’idea, la sua idea il suo progetto prese infine sostanza…. ahimè..
Quale è il senso di riportare a galla questo fatto storico, oggettivamente così poco conosciuto?
Il senso, è che probabilmente, pur se nella sua follia, nei suoi criminali deliri, Hitler impiegò, anzi ha impiegato più tempo lui per occuparsi della Disabilità, piuttosto che gran parte dei politici contemporanei…..
Eh si, la politica non ha in realtà mai trovato se non in rari momenti e con poche ed “illuminate” Persone tempo per occuparsi del complesso mondo della Disabilità e questa è sicuramente una colpa, un peccato originale da attribuire principalmente alle Associazioni che rappresentano le Persone con disabilità.
È il momento di fare massa critica, di fare “lobby” e di parlare con una sola voce, di farsi sentire e di farsi contare, perché siamo tanti, ma siamo davvero poco e male rappresentati!