Pagati per avere petrolio? Come è possibile e cosa dobbiamo aspettarci
di Davide Pietrangelo
Quella del 20/04/2020 è stata una giornata storica per i mercati. Il future di maggio WTI ha dapprima toccato il prezzo zero e poi è andato addirittura sottozero, sfiorando il record di 40 dollari al barile. A tutti gli effetti sarebbero stati disposti a pagarvi per avere petrolio. Con questo articolo capiamo che forma di petrolio ha avuto nello specifico un prezzo negativo, perché è stato possibile, e cosa dobbiamo aspettarci:
Cosa è il future di maggio del petrolio WTI
I future sono contratti derivati che sanciscono l’impegno a un acquisto che avverrà “domani” ad un prezzo prefissato “oggi”. Per fare un esempio, una azienda che fa pasta, e che teme rialzi del prezzo del grano, potrebbe stipulare future con una azienda agricola impegnandosi ad acquistare il grano l’anno prossimo, ma ad un prezzo stabilito oggi. I future sono usati spesso dalle aziende che operano con le materie prime per coprirsi da eventuali oscillazioni, ma possono essere usati anche per speculare e scommettere sulle stesse oscillazioni. I contratti infatti possono essere rivenduti una volta stipulati.
Il petrolio non è sempre lo stesso. Il WTI non è altro che il petrolio West Texas Intermediate, di buona qualità, estratto nel Sud degli Stati Uniti, uno dei riferimenti per i mercati di tutto il Mondo. I suoi future sono scambiati sul NYMEX.
I future di maggio WTI, a dispetto del nome, scadevano il 21 aprile 2020. In pratica erano contratti che prevedevano la consegna dei barili il 21 aprile, e il loro prezzo ha toccato prezzi negativi solo nelle ore imminenti la consegna. Questo mentre i future di giugno e luglio WTI (con scadenza il 21 maggio e 21 giugno) avevano sì un prezzo basso, ma pur sempre sopra i venti dollari. Ci sono stati dunque fino a 60 dollari di differenza di prezzo tra un barile consegnato il 21 aprile, e un barile consegnato il 21 maggio.
Perché i prezzi dei future sono così diversi fra loro?
Che i prezzi dei future siano decrescenti con l’avvicinarsi della data di consegna è relativamente normale per le materie prime. Si chiama effetto “contango” ed è dovuto a diversi motivi. Uno è quello che più la data di scadenza del future è lontana, più la situazione sulla materia prima sottostante alla base dello stesso è incerta. Un altro motivo è che più la data di scadenza del future è lontana e più si accumulano i costi di stoccaggio della materia prima sottostante alla base del future.
Nel caso del petrolio uno dei motivi del contango è anche quello che molte forme di investimento sul petrolio, e molti intermediari che permettono di investire su di esso, non permettono la consegna fisica. Chi li usa, se intende continuare a scommettere sul petrolio deve vendere i future quando si avvicina la scadenza e quindi comprarne ulteriori con scadenza successiva. In questo modo contribuisce ad abbassare il prezzo dei future con scadenza imminente e ad alzare i prezzi di quelli con le scadenze successive (fenomeno chiamato “Rollover”).
Come è possibile che i prezzi siano andati sottozero?
Il contesto del coronavirus ha fermato i trasporti e rallentato le industrie abbattendo la domanda di petrolio. Nonostante a metà aprile i paesi produttori abbiano annunciato una drastica diminuzione della produzione, e quindi dell’offerta, il prezzo del petrolio è continuato a scendere. Le diverse settimane di prezzo basso e di domanda bassa hanno fatto riempire i depositi, le petroliere e in generale gran parte degli stoccaggi privati e pubblici. Chi poteva mettere petrolio da parte lo aveva già fatto. Allo scadere del future quindi erano davvero pochi i soggetti industriali capaci di farsi carico di barili dagli Stati Uniti e i contratti sono diventati una patata bollente che dapprima ha toccato il prezzo storico di zero dollari, quindi è sprofondato ancora sotto lo zero, e ha permesso ad alcuni fortunati di essere pagati per ricevere barili.
Certamente hanno influito anche le vendite dello US Oil Fund, il principale player del mercato petrolifero.
Probabilmente ha influito anche la paura della situazione completamente nuova. Il risultato è stato un cocktail micidiale ribattezzato “supercontango”. È la prima volta che il petrolio ha visto il segno meno davanti, ma è successo in passato con altre materie prime.
Inoltre il Cme Group, che gestisce il mercato su cui si scambiano future e opzioni sul WTI, diffuse già a inizio aprile tra gli operatori un avviso per rassicurarli sul fatto che dal punto di vista tecnico sarebbero stati pronti a gestire prezzi negativi.
A cosa porteranno prezzi così bassi? Come cambieranno le nostre vite?
Ricordando che ciò che è andato sottozero è stato un singolo future, i prezzi del greggio restano innegabilmente bassi e lo saranno presumibilmente per molto ancora. Poiché prezzo di petrolio e gas si influenzano tra loro, anche il gas avrà prezzi bassi per molto tempo. Cosa cambierà?
Il prezzo della benzina e del GPL non scenderà ancora di molto. Purtroppo in Italia la gran parte del loro prezzo è dovuto ad accise fisse. Le bollette scenderanno perché diminuirà il costo di produzione dell’energia elettrica, ma anche queste non di molto perché il costo della bolletta è la somma di diverse voci, tra le quali dispacciamento, oneri di sistema e imposte locali e nazionali.
Carburanti ed energia a minor costo faranno scendere in parte i prezzi di molti prodotti che acquistiamo ogni giorno o comunque contribuire a tenere bassa l’inflazione. Tolte alcune eccezioni, un paese importatore di petrolio ed energia come il nostro godrà di questa situazione. Sarà il contrario per i paesi che sono esportatori di greggio o gas.
Negli Stati Uniti, dove in molti casi il petrolio si estrae, ma a costi alti (shale oil), ci sarà una chiusura massiva di impianti. La Russia, che estrae a prezzi più bassi, riuscirà ad estrarre ancora, ma il crollo delle esportazioni e del loro controvalore impatterà sulla sua economia e sul valore della moneta locale, il rublo. I paesi arabi, che riescono a estrarre ai prezzi più bassi tra i produttori più importanti, ma che dipendono fortemente dalle esportazioni di petrolio, dovranno fare i conti con un violento calo delle entrate e saranno probabilmente costretti a fare ricorso all’indebitamento.