SMARTWORKING

di Fabio Camplone

In questi giorni tutti hanno iniziato a parlare e tanti anche a praticare lo smartworking: cos’è di preciso? Sarà una modalità lavorativa standard dopo il COVID-19?

Una delle precauzioni più efficaci che stiamo infatti applicando per fermare l’infezione COVID-19 è quella di rimanere a casa senza uscire; questa misura è stata adottata da milioni di persone e quindi moltissimi sono stati forzati a lavorare da casa, ovvero lavorano in modalità remota, parliamo cioè di smartworking, telelavoro, lavoro agile. All’estero molte aziende multinazionali applicano questa modalità lavorativa da tanti anni, mentre in Italia ha avuto un riconoscimento giuridico solo ultimamente, con la Legge 81 del 2017.

Personalmente ho avuto l’opportunità di applicare lo smartworking dal 2013; quando ne parlavo con amici e conoscenti, direttamente o indirettamente tutti pensavano fosse un ridimensionamento lavorativo, in generale un cambio non proprio positivo: “…lavori da casa? Ma dai, sarà solo per un periodo limitato..”. In realtà per me è stata una rivoluzione, positiva, come pure per l’azienda per cui lavoro. Considerate che, quando la percentuale di telelavoratori è elevata, l’azienda risparmia sui costi di grandi palazzine uffici, di mense, sale riunioni, etc..; contemporaneamente aumentano il benessere e le motivazioni dei propri dipendenti che di conseguenza sono più produttivi. In generale un lavoratore agile ha una migliore gestione della vita extraprofessionale, un enorme risparmio di tempo e di risorse fisiche, nervose e finanziarie associato all’eliminazione degli spostamenti: nel mio caso ho risparmiato due ore di macchina per ogni giorno lavorativo, non è poco! La riduzione dello stress per gli spostamenti, combinata con la fiducia dell’azienda nei confronti del telelavoratore, fa sì che questo sia molto più produttivo e incentivato a dare il meglio di sè.

In ogni situazione difficile, è importante trarre sempre degli insegnamenti: uno di questi sarà sicuramente quello di rivalutare e finalmente estendere ove possibile lo smartworking.

Si tratta della classica situazione Win-Win: vince il telelavoratore, vince l’azienda o l’ente che lo applica, vince in generale tutta la società con meno traffico, meno inquinamento legati a spostamenti diventati inutili.

Benvenuto in Italia smartworking!

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