Nel nuovo mondo che verrà
di Gabriella Toritto
“È qui la festa?” Così cantava Jovanotti a fine anni Ottanta: “Ciao, sono Sting! È Qui la festa?
Si! (Everybody get up) È Qui la festa?“
No, la festa non c’è più. “Ecco la musica è finita, gli amici se ne vanno” … che gelide giornate …
La giostra si è fermata. Tutti sono invitati a scendere. Le luci del lunapark si spengono ad una ad una. Si torna a casa. Ormai è buio.
È buio nel nostro cuore stretto a lutto. Vi sono fratelli che stanno lottando fra la vita e la morte. Vi sono altri fratelli che tendono loro la mano, il cuore, la mente per strapparli al dolore, alla dipartita in uno sforzo sovrumano, da incubo.
“E come potevamo noi cantare” – scriveva Salvatore Quasimodo in Alle fronde dei salici –
“con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.”
Così si sveglia l’Italia dinanzi ai feretri in coda. Sono così tanti, i feretri, che vengono caricati sui camion militari.
Appena tre/quattro settimane fa, quando già vi erano i contagi, quando già si invitava a stare a casa, quando già esperti dell’OMS allertavano sulla morbilità e letalità del virus, nel mio bel Paese c’era gente che si ammassava per vedere le tette e i glutei al vento di qualche star del momento. E, cosa ancora più grave, vi accompagnava i propri figli! C’era gente che si illudeva di potere continuare a “fare festa”.
Ma come si può arrivare a tanto? Ma come può evolvere un Paese che “si perde” nel “nulla eterno” che avanza.
L’unica risposta che trovo è quella di menti, di cervelli inebriati dal fumo dei Media, dalla seduzione degli influencers, obnubilati e accecati dallo scatto di un selfie.
Ora è proprio un incubo! C’è da non credere. Sembra un film. In breve tempo assistiamo al capovolgimento di un mondo. È avvenuto tutto in modo veloce e sotto i nostri occhi impotenti.
Il mondo dell’immagine, dell’apparire, del ”è qui la festa?”, dell’eterna giovinezza, del menefreghismo, del sopruso, dell’opportunismo, della menzogna, dell’incuria, delle guasconate non c’è più. Non potrà più esserci.
Quando ci sveglieremo dall’incubo, il mondo avrà un nuovo volto e ci chiederà altro.
Ci chiederà maggiore serietà, più responsabilità, maggiori competenze e più intelligenze. Nel nuovo mondo che verrà lo scaltro avrà le gambe corte. Il malfattore perderà gli occhi; il bugiardo la lingua; il furbo la testa. Il coronavirus, come un potente Re, segnerà confini netti.
Il mondo che verrà sarà migliore.