La tempesta e il dopo

di Mauro De Flaviis

Gentili lettori abbiamo deciso di pubblicare in digitale il numero di marzo e non cedere alla tentazione di saltare l’appuntamento di fine mese con tutti voi. Siamo un mensile di approfondimento e abbiamo da sempre puntato sulla stampa in formato cartaceo per arrivare a tutti e per permettere ai nostri lettori di avere tempo e modo di leggere e rileggere i nostri articoli. Essi sono difficili da leggere sullo schermo di uno smartphone, perché estremamente lunghi e anche complessi.
La nostra è una scelta editoriale, non vogliamo cavalcare la notizia mordi e fuggi, ma vogliamo accompagnare il lettore a ragionare sui temi e per far ciò gli spazi sono superiori di quelli tipici di una versione digitale. Di necessità virtù, proveremo a distribuire il numero di marzo in pdf a bassa risoluzione per renderlo scaricabile e leggibile sui vostri dispositivi digitali. Attendiamo le vostre impressioni per comprendere se ha senso proseguire su questo canale e formato.

In un mese è cambiato tutto, non credo ci sia stato nel recente passato un mese con più accadimenti come quello che sta terminando. Covid-19 ha stravolto regole, abitudini e di certo la nostra esistenza. Da oltre tre settimane la nostra libertà personale è stata fortemente limitata nel tentativo di arginare il rischio di un contagio diffuso. Purtroppo il contagio diffuso è presente e nonostante tendiamo a beatificare il personale ospedaliero, per la indubbia disponibilità e abnegazione, gli evidenti limiti in competenze e mezzi delle strutture sanitarie sono venuti prepotentemente alla luce.
Il primo focolaio oramai abbondantemente oltre un mese fa è divampato nell’ospedale di Codogno, accadimento che non sarebbe dovuto avvenire perché da qualche mese eravamo a conoscenza dell’esistenza di una polmonite virale non tradizionale. Ed invece no, quell’ospedale e poi molti altri ancora e fino a giorni recenti alcuni reparti degli ospedali di Lanciano, Pescara e Teramo e case di cura per anziani sono stati oggetto di infezioni di massa.
Perché è accaduto? Per la scarsa dotazione dei mezzi di protezione? Se così fosse, come può essere possibile che gli ospedali italiani non siano dotati di scorte strategiche per permettere la difesa dagli agenti patogeni del personale ospedaliero al fine di proteggere loro e tutti i loro pazienti? Attenti non penso solo agli ospedali abruzzesi, ma a tutti gli ospedali italiani. È gravissimo che su circa 100.000 positivi diverse migliaia siano appartenenti al personale ospedaliero. Vuol dire che parte consistente dei positivi sono entrati in contatto con il virus in ospedale, clinica o come a Montesilvano nel distretto sanitario.
Perché allo Spallanzani nessuno tra il personale ospedaliero è risultato positivo? Semplicemente perché le attrezzature e le competenze del personale sono adeguate a contrastare il contagio. Ecco tutti gli operatori sanitari avrebbero dovuto avere le stesse attrezzature e competenze ed è possibile!!

Non è un problema solo italiano, in Europa e non solo tutti stanno soffrendo gli stessi problemi, evidentemente non abbiamo investito e preparato in tempi non sospetti tutti gli operatori sanitari a difendersi da epidemie di tale portata. Dobbiamo far tesoro di queste esperienze, anche e soprattutto in ambito locale. Forse il sempre più spinto regionalismo nella gestione della sanità non ha favorito un livello di competenze elevato in tutti gli organismi deputati a fornire assistenza sanitaria? Non mi pare che la autoproclamata efficientissima Regione Lombardia abbia brillato nella gestione dei malati isolando efficacemente i primi. Ricordiamocene quando il prossimo ragionamento tendente alla autonomia delle regioni efficienti farà di nuovo capolino. Sono decenni che ascolto politici lombardo veneti che chiedono continuamente autonomia fiscale perché la loro efficienza merita di essere premiata con più risorse. Ci siamo fatti ubriacare da questi ragionamenti e ci siamo fatti depredare negli ultimi decenni delle già risicate risorse destinate ad essere investite localmente sui servizi ed ecco il risultato. Aggiungiamo a questa nostra dabbenaggine la innata incapacità a non essere trasparenti e rigorosi nella gestione delle risorse pubbliche e la frittata è fatta.
È per me un mistero come abbiamo potuto eleggere amministratori schierati a favore della autonomia o secessione del lombardo veneto nelle nostre amministrazioni locali. Spesso penso per assurdo che sarebbe buona cosa il Lombardo Veneto proceda alla secessione accollandosi pro quota, alla ricchezza e alle risorse utilizzate dall’unità d’Italia, il debito nazionale. Così facendo il resto delle regioni avrebbe un debito residuo sostenibile e potrebbero utilizzare le limitate risorse senza condizionamenti. È chiaro sia un ragionamento dell’assurdo, ma in una condizione straordinaria dobbiamo reagire con strumenti straordinari. O riusciamo a rompere gli steccati del regionalismo dotando tutto il paese di servizi efficienti ed efficaci o è meglio trovare assetti differenti che permettano una migliore gestione dei servizi. Mi spiegate perché altrimenti vedo più del 50% della mia retribuzione volatilizzarsi prima di arrivare sul mio conto corrente e poi sul residuo vado a pagare tra IVA e altre tasse almeno un altro 20% di imposte? Per avere in cambio dei servizi. Ecco io i servizi li pretendo. In primis un servizio sanitario di eccellenza, e in questa occasione comprendiamo quanto sia importate, poi un servizio di formazione dei nostri figli all’altezza della cultura millenaria dei popoli del mediterraneo e poi un servizio di sicurezza che garantisca una vita priva di rischi.
Chiedo troppo? Non credo! È il patto tra lo Stato e cittadini che rischia di infrangersi se non saremo più in grado di erogare questi servizi con efficacia. Ricordiamocene per il dopo COVID-19.

In questo numero abbiamo cercato di approfondire alcuni temi correlati all’infezione come la didattica a distanza che sta stravolgendo le abitudini degli studenti e dei docenti con risultati altalenanti a seconda della capacità delle famiglie di dotare gli studenti di strumenti di connettività, sia per l’hardware (pc o tablet) che per la disponibilità della connessione dati. Un altro tema è quello affrontato dall’amico Alessandro relativo alla difficoltà a gestire i giovani guerrieri che combattono lo spettro ai tempi del distanziamento sociale imposto dall’infezione. Tra gli altri ospitiamo il contributo di Gianluca De Santis che stima gli impatti del contagio sulle attività e le professioni in Abruzzo.
Siamo scossi per quanto sta accadendo, abbiamo paura che tra i nostri conoscenti il virus faccia strame, siamo in isolamento da tre settimane e nonostante ciò in Abruzzo abbiamo lo 0,1% della popolazione positiva. Un abruzzese su 1.000, paragonato a quattro lombardi su 1.000, è positivo, purtroppo la differenza non è abissale nonostante abbiamo avuto tempo per prepararci, utilizzato malamente.

Il virus è tra di noi e dobbiamo adottare tutte le misure raccomandate per contrastarne la diffusione. Dobbiamo tenere duro ed evitare i contatti sociali al massimo.
Spero possibile una unità di intenti nella gestione della emergenza, una ritrovata coesione tra maggioranza e opposizione per definire una linea d’azione condivisa e tra tutti i livelli amministrativi, dal Governo passando dalla Regione e fino al Comune. Il dividi et impera è da evitare come la peste. Fa male leggere comunicati stampa comunali e regionali che continuano a ripercorrere le strade della divisione per parti. Poiché al Governo è presente la parte politica opposta le reazioni sono ostili per definizione e per marcare la distanza. I cittadini della nostra Città e della nostra Regione ottengono benefici da questa modalità dialettica votata allo scontro tra le amministrazioni locali e la centrale? I cittadini sono interessati a tale dialettica o chiedono alle amministrazioni di trovare di concerto il modo di risolvere i loro problemi cogenti? Penso a chi ha perso il lavoro, a chi non aveva lavoro, a chi lavorava in nero o alle partita IVA costrette alla serrata, come faranno a resistere a lungo tempo in questa condizione di costrizione?
Ecco questi sono gli argomenti da affrontare e risolvere, almeno in parte, e senza cedere alla tentazione di dividersi in parti, quelle parti rappresentate dagli schieramenti sempre contrapposti e alla ricerca di visibilità.
Amministratori sappiate che i vostri amministrati vi osservano avendo il tempo di farlo e questa volta ricorderanno, al termine di questa brutta esperienza, chi ha agito con serietà e responsabilità, in opposizione e maggioranza, senza cercare esclusivamente notorietà e visibilità.

Questa esperienza ci ha segnato e ci segnerà profondamente per le sofferenze arrecate e sono certo ne usciremo cambiati e fortificati. Di certo saremo in grado di assaporare con più profondità il piacere della convivialità e della vicinanza dei nostri affetti. Un grande ringraziamento e un abbraccio virtuale a chi sta lavorando per garantirci la sicurezza sanitaria, la sicurezza materiale e i generi alimentari che ci permettono di sopravvivere.
Come mensile abbiamo lanciato la raccolta fondi #mettiamoloinrete in favore del reparto rianimazione e malattie infettive dell’ospedale di Pescara per permettere al reparto di approvvigionarsi delle apparecchiature ritenute necessarie senza vincoli di risorse. Ringraziamo la Banca Cooperativa di Credito Abruzzese per il supporto e il Comune di Pescara per il patrocinio alla nostra iniziativa.

Trovate in ultima pagina i dettagli per donare o tramite carta di credito sul sito web www.gofundme.com/f/mettiamolo-in-rete o con bonifico bancario sul CC IT20V0843477340000000029610 con causale donazione reparto rianimazione e malattie infettive ospedale civile S Spirito Pescara. Grazie per quanto possibile.
Ce la faremo!

Lascia un commento