Urbanistica e mobilità Idee estemporanee ma senza piano

di Giuseppe Di Giampietro, architetto (Webstrade.it – digiampietro@webstrade.it)

  1. (La ciclabile di Villa Verrocchio). Dopo il concerto di Jovanotti sulla spiaggia a Villa Verrocchio, grande successo di immagine della nuova amministrazione – ma che ha lasciato un lungomare senza siepi, la pista ciclabile senza cordoli, vaste spianate di sabbia e probabilmente senza che la città abbia guadagnato niente da quell’evento (nessuno ha pubblicato un bilancio dell’operazione) – l’Amministrazione comunale di Montesilvano ha pensato di raccogliere i frutti di quell’operazione spettacolare mettendo in programma uno sfavillante progetto di pista ciclabile sul mare (di poche centinaia di metri). Un’altra idea balzana che potrebbe costare un sacco di soldi senza migliorare né la mobilità sostenibile né qualificare il lungomare. L’unica cosa positiva è che l’idea di progetto è stata pubblicata prima di fare danni e se ne può parlare.
  1. (Salvo errori od omissioni). Premetto che ho stima per il progettista, valido disegnatore e ottimo caricaturista in forza alla Polizia Municipale, ma in questo progetto ci sono diverse incongruenze e alcuni errori progettuali da rilevare. Infatti:

– il progetto prevede di far fare alle biciclette numerose curve tortuose sulla sabbia e di tenere un percorso rettilineo per i pedoni lungo il marciapiede esistente. Il risultato sarebbe solo di occupare una parte dell’arenile con un percorso ciclabile che non farà nessun ciclista che va in bicicletta per spostarsi né sarà apprezzato da chi vuole fermarsi per ammirare il paesaggio o stare in spiaggia;

– si vengono a creare, nel progetto, numerose pericolose intersezioni non regolate, tra percorsi ciclabili e pedonali;

– biciclette e pedoni dovrebbero viaggiare affiancati su dei percorsi adiacenti magari disegnati nel paesaggio. Ma forse ci vuole un bravo architetto paesaggista e un più accurato progetto di alberi e arredi;

– occorre rialzare la pista ciclabile al livello del marciapiede (come avevamo già detto su IL SORPASSO di maggio 2016, per eliminare il pericoloso “fosso” ciclabile attuale, ma non si deve invece rialzare la strada al livello del marciapiede per alcune centinaia di metri, come fa il progetto, pensando di proteggere gli attraversamenti ciclabili. Chi conosce le esperienze di moderazione del traffico sa che una piattaforma rialzata per il traffico diventa pericolosa se è più corta di 10 m e più lunga di 30 m (una volta salite sulla piattaforma le auto riprendono a correre). Si spenderebbero tanti soldi inutilmente per rialzare centinaia di metri di carreggiata stradale.

  1. (Che altro c’è da fare). Buone intenzioni venute male, dunque? Non solo. Piuttosto si fanno progetti senza discuterli con persone competenti, e si preferisce cercare l’immagine o l’evento spettacolare, giorno per giorno, piuttosto che affrontare faticose discussioni e impegni vincolanti per un piano strutturale. Ma ci sono molte cose che si possono fare subito e meglio, a Montesilvano, sul tema della mobilità sostenibile e dell’urbanistica di qualità. Come:

– raccordare le piste esistenti e completare i tratti mancanti. Ad esempio, raccordare la pista ciclabile lungomare con il nuovo ponte sul Saline; raccordare (e qualificare) la pista di viale Aldo Moro con quella su via Cavallotti; collegare la pista ciclabile sulla Strada Parco con il PP1 attraverso la via Alfieri regolata a Zona 30 con controsenso ciclabile, proseguendo sul viale D’Andrea e il nuovo ponte;

– raccordare i miniparchi esistenti, le fasce verdi e i servizi con un anello ciclopedonale alberato e protetto. Ad esempio, quello che deve collegare il Parco della Libertà con il verde a ridosso della ferrovia con i campetti esistenti, la via Spagna, corso Strasburgo fino al mare, e via D’Andrea fino al fiume;

– affrontare i grandi temi urbani su cui avviare progetti europei. Ad esempio, il viale con Paseo su via D’Andrea, servito dal trasporto pubblico in sede propria da Pescara a Silvi (il mercato settimanale del PP1 e aree per passeggiate, musica, relax). Così come Il corso Strasburgo dal centro al mare (doppio viale alberato ciclabile e pedonale, portici a piano terra, linea del trasporto pubblico in sede propria);

– affrontare finalmente il tema della qualificazione della Strada Parco come asse per la mobilità sostenibile, per il trasporto pubblico in sede propria, per pedoni e biciclette. Il progetto attuale si deve estendere coinvolgendo le proprietà private adiacenti, per mezzo di un piano particolareggiato della fascia adiacente alla Strada Parco e sul tracciato dei cavatoni, fatto di incentivi e vincoli, in grado di eliminare recinti e garage lungo la Strada Parco, sostituendoli con ampliamenti dei marciapiedi, verde e arredi unificati.

Il piano particolareggiato si estenderà anche ai percorsi ciclopedonali di adduzione, sugli ex cavatoni, riqualificati con verde, luci e arredi, protetti negli attraversamenti e alle intersezioni. Il sistema Strada Parco più reti pedonali di adduzione, più i parcheggi di interscambio, oltre a riqualificare l’asse baricentrico dell’abitato a mare con un viale alberato, costituirà la spina dorsale della mobilità sostenibile del Nord pescarese, da Silvi a Pescara, che permetterà di liberare dal traffico la fascia costiera, oggi stretta in una morsa di oltre 75 mila veicoli al giorno. Il trasporto pubblico dovrà assorbire dal 25 al 50 % di tale traffico. Ma anche senza aspettare la filovia, già da ora, gli stessi autobus attuali, cadenzati e concentrati sulla Strada Parco, produrrebbero un bus ogni 4 minuti circa. Tutt’altra cosa rispetto ai bus attuali ogni 20-30 minuti.

  1. (I piani che mancano). Tanti i progetti da completare, opere da finanziare e risorse, anche private, da attivare. C’è tanto di concreto da fare e un processo di piano da attivare. Ma quello che manca è piuttosto un dibattito aperto nella città e un piano che lo rappresenti. Ma un piano fatto dalla città deve passare attraverso analisi e discussioni dell’esistente, dei suoi problemi, delle alternative disponibili, degli impatti di ciascuna alternativa, per arrivare a disegnare le soluzioni migliori. Né il piano può farlo l’archistar o il presunto supertecnico. Deve nascere dall’analisi, dalla discussione dei cittadini, dal confronto dei portatori di interesse, dalla valutazione trasparente. Solo così sarà un piano della comunità che si confronta, discute e sceglie.

Ma soprattutto, occorre avviare un processo di piano sui temi dell’urbanistica e della mobilità (un PUMS intercomunale collegato con il PRG) che sia pubblico, trasparente e partecipato. I cittadini hanno posto agli amministratori dal 2014 un’agenda, che essi si affaticano a disconoscere. Quella della Grande città da 200 mila abitanti, primo passo indispensabile per prepararsi a costruire la città metropolitana da 350 mila. Il piano territoriale e il piano della mobilità intercomunale sono l’occasione per riflettere su problemi e prospettive di sviluppo, confrontare le alternative e valutare le aspettative diverse. Lo dobbiamo fare insieme e costruire il futuro con la partecipazione dei cittadini. Solo così potremo evitare di buttare le poche risorse attuali, cercare le risorse disponibili (l’Abruzzo è ultima in Italia per l’impiego di fondi FSE (fondo sociale europeo) e FESR (fondo europeo di sviluppo regionale): non fa progetti e non ha piani di investimento). E soprattutto potremo avere un piano che sentiamo come nostro, come bene comune e idea della città futura.

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