L’ “Oratorio” del Maestro Marcello Bronzetti
di Gabriella Toritto
Tutto è iniziato con un invito di Maria Teresa Anelli: amica, sorella, corista, dirigente scolastica, funzionario MIUR, impegnata nel Sociale. Ringrazio lei e il Maestro Marcello Bronzetti che mi hanno consentito di vivere, nel Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, una sublime esperienza di musica attraverso l’”Oratorio” sacro: “ExsulteT, Bartolo Longo Cavaliere di Dio”.
L‘opera è il racconto immaginario del Beato Bartolo Longo, guidato da Sant’Elena mentre è in pellegrinaggio verso il mistero dell’annuncio del Cristo Risorto. Il racconto si articola in dieci quadri. Invita allo stupore, alla riflessione, alla conversione.
La Corale è composta da cinquanta coristi, fra professionisti e non, che affiancano alla quotidiana attività professionale un progetto di vita proteso all’evangelizzazione, avvalendosi della musica. Ai Coristi si aggiungono 18 orchestrali.
Venerdì 18 ottobre scorso, all’esecuzione dell’”Oratorio “ExsulteT, Bartolo Longo Cavaliere di Dio”, era presente una delegazione di 25 cavalieri del Santo Sepolcro, proveniente da Terragona, città spagnola gemellata con Pompei.
Il Maestro Marcello, assieme ad altri e alla moglie, Tina Vasaturo, violinista, direttore del Coro “Fideles et Amati”, autrice di Aspettando Golapi, è fra gli organizzatori del Festival di Musica Sacra di Cortona, arrivato ormai alla sua 16° edizione. E’ il realizzatore, sempre assieme alla moglie e alla Diocesi di Roma, della Notte Sacra a Roma, supportato dal Vescovo, Mons. Gianrico Ruzza, e dal Vescovo Ausiliare di Roma Centro, don Paolo Ricciardi, già parroco della parrocchia di Santa Silvia a Roma. Così da un sogno è nata una realtà: Roma, culla della Cristianità, la città del Papa, la caput mundi, ha vissuto – come scrive Stefano Stimamiglio su Famiglia Cristiana del 25 maggio 2017 – “tra il 27 e il 28 maggio 2017 un programma fittissimo di preghiera, silenzio e musica” che ha animato misticamente il cuore della città attraverso un percorso sacro ideato per i pellegrini, attesi per l’importante evento. L’iniziativa della Diocesi di Roma e dell’Opera Romana Pellegrinaggi è stata finanziata da un grande centro commerciale della capitale.
Il Maestro Marcello Bronzetti, dopo la performance a Pompei, ha rilasciato un’intervista.
Roma, domenica 20 ottobre 2019
- Maestro, che cosa rappresenta per Lei la musica; com’è nata questa vocazione?
La musica è il leit motiv della mia esistenza. La musica ha salvato la mia vita. Essa mi conduce a quel livello metafisico che mi fa comprendere che cos’è la vita. Mi accompagna; non mi lascia mai solo. È qualcosa che vive dentro di me, che mi appartiene. In realtà io vivo la musica da quando ero piccolino. Di fatto non ho mai studiato musica. La musica è cresciuta con me. Mi ha accompagnato nei momenti belli e mi ha aiutato in quelli difficili.
- L’amore per la musica sacra come nasce?
Nasco come cantante e compositore sia in ambito sacro sia laico, pop. La “vocazione” è una chiamata. Sono cresciuto in parrocchia. Ho composto brani sacri. Ho anche tentato la carriera pop, cantautorale, senza grande successo. Di fatto, se guardo indietro alla mia esistenza, mi accorgo che il mio percorso era già segnato. Ad un certo punto mi sono ritrovato a riscoprire la musica sacra e, con Tina e Marco Frisina, ad avvicinarmi al mondo classico.
Così ho maturato una vena attraverso cui ho fuso il moderno e il sacro. Inoltre ho iniziato una profonda e accurata ricerca nel mondo della musica sacra, a cui, credo, sono stato condotto attraverso “una chiamata”. Sì, posso affermare di essere stato “condotto” ad essa.
- Quando si è accorto di poter “osare”, di poter sostituire le “Notti Bianche” romane con la “Notte Sacra”?
In realtà la “Notte Sacra” di Roma nasce figlia della “Notte Sacra” di Cortona; fa parte del Festival della Musica Sacra di Cortona che ormai proponiamo da 16 anni. Scaturisce da un’idea mia, di mia moglie Tina, del Padre Guardiano Daniele Bertaccini, di Walter Checcarelli al fine di organizzare, a conclusione della settimana del Festival, una notte dedicata alla preghiera; una notte che ripercorra le ore della liturgia sacra con dei concerti. Perché? Nelle nostre città ci sono mura e muri che respirano di sacro. Ci sono tante chiese, ricche di memoria. Abbiamo voluto, in tal modo, rivitalizzare il nostro sogno con l’aiuto del Vescovo Ausiliare di Roma Centro, Monsignor Gianrico Ruzza, e del Vescovo Don Paolo Ricciardi. E Roma è la culla naturale per fare rivivere il sogno.
- Quali sono state le motivazioni che L’hanno spinta a “sfidare” il trend della musica pop?
Preciso che la “Notte Sacra” non nasce in contrapposizione alle “Notti Bianche”. Poi lo diviene comunque. Le “Notti Bianche” costituiscono un momento di gioia e di felicità e ben vengano! Esse sono pur sempre dono di Dio. La “Notte Sacra” è un modo di vivere la notte. Suggerisce un modo in cui poterla interpretare e vivere, procedendo attraverso un percorso interiore. È un pellegrinaggio musicale, spirituale per le strade della città.
- È ormai acclarato il Suo impegno per la riuscita e il successo della “Notte SACRA” a Roma e del pluriennale Festival di Cortona. Ha ulteriori progetti?
Abbiamo appena interpretato a Pompei l’Oratorio: “ExulteT”. Siamo in partenza per la Spagna dove eseguiremo un “Oratorio” su Sant’Agostino in un magnifico convento agostiniano. Andremo prossimamente anche in Terra Santa, a Gerusalemme.
- Che cos’è e che cosa rappresenta per Lei l’ “Oratorio”?
L’Oratorio nasce con San Filippo Neri nel 1500. Fu successivamente ripreso da Bach e da altri musicisti. Nasce per raccontare le storie di Dio alle persone in modo semplice ed efficace. È un potentissimo strumento di evangelizzazione! Tanti autori, lo stesso professor Frisina, hanno percorso questa strada. Oggi l’Oratorio è un’espressione ancora sottovalutata, sia perché comporta una certa comprensione, sia perché espone a dei costi. La nostra è un’operazione non commerciale poiché si basa sull’apporto di volontari che, dopo una giornata di lavoro, si sottopongono a ore e ore di prove. Gli orchestrali, poiché professionisti, sono retribuiti. I coristi sono anche essi professionisti nella vita ma volontari per l’Oratorio. Accade che talvolta essi stessi partecipino alle spese. Ciò sottolinea ulteriormente lo spirito che li anima. Tutto viene vissuto e fatto con fede. E la fede, che anima il Coro e tutto l’Oratorio, traspare nel canto, nella musica che diventano preghiera, gioia. E la fede fa perdonare talora qualche piccolo difetto tecnico.
- Il Suo “Oratorio” è frutto di ricerca, riflessione, preghiera, ispirazione e composizione. Quali sono i luoghi e i tempi della giornata in cui è ispirato?
Per vivere devo lavorare. Pertanto molte ore della giornata sono impegnate nella mia attività che è una grande opportunità poiché rende liberi. Qualche tempo fa qualcuno mi ha detto che un artista non deve vivere per il pane. In realtà grandi artisti si sono posti a servizio delle Corti. E siamo contenti che ciò sia avvenuto. Non ci hanno privato della loro arte. Quando si è alla corte di qualche Mecenate, tuttavia, si è poco liberi. Specialmente quando si compone la musica sacra. I miei tempi creativi sono molto limitati: tarda sera, notte, sul motorino (mentre vado al lavoro), durante i giorni festivi. L’ispirazione avviene in qualsiasi momento, a tutte le ore, ovunque. E se parliamo di musica sacra è importante rilevare che l’ispirazione avviene in uno stato di preghiera, di riflessione, di ricerca. Un compositore, un artista, può comporre qualsiasi cosa in qualsiasi momento. La qualità e il contenuto fanno la differenza.
- Le piacerebbe realizzare un Oratorio nella nostra amata terra d’Abruzzo?
Certamente sì! Che domanda è? Per noi ogni invito è dono.