Interviste ai costruttori di Montesilvano: Chiavaroli
Intervista ad Andrea Chiavaroli
#chiavarolicostruzioni
di Pierluigi Lido
In linea con i temi del nostro mensile mi sono preoccupato di intervistare Andrea Chiavaroli, ingegnere edile, delegato Regionale dell’ANCE Abruzzo (associazione nazionale costruttori edili), nonché uno dei soci del Gruppo CHIAVAROLI Costruzioni, uno dei player più importanti del mercato edile ed immobiliare.
- La Città di Montesilvano, nel settore immobiliare, dopo quanto è già stato costruito, ha ancora richiesta, nonostante la presenza di immobili ancora da vendere?
La Città di Montesilvano, è la seconda Città della Provincia di Pescara, Città votata al turismo estivo, per la sua spiaggia e le sue infrastrutture turistiche, ed è ben collegata con le Città di Pescara e Chieti, con le loro peculiarità in termini di offerta commerciale e universitaria. Fattori, che pur facendola rimanere una Città a misura d’uomo, ne determinano l’interesse immobiliare sia per gli abitanti dell’entroterra abruzzese che, per quelli fuori Regione, nell’ottica anche dei figli universitari. Tali circostanze hanno determinato una forte richiesta immobiliare agli inizi di questo millennio, a tal punto che, anche chi era al di fuori del mondo edile- immobiliare si è orientato in questo settore, privo di esperienza, così da proporre costruzioni anche in siti e/o condizioni poco favorevoli all’edificato e ad una domanda qualificata. Tanto che, al rallentare della domanda immobiliare, sono andati in difficoltà, generando turbolenze economiche al mercato, non ultimo a ritrovarsi da vendere tante unità immobiliari. Quindi, quando si parla del costruito ancora da vendere, ci si riferisce al costruito, oimè, vecchio, oggi obsoleto, non rispondente ai nuovi requisiti antisismici e ai nuovi parametri termici, che temporalmente negli anni addivenire, sono stati fissati di concerto con le altre Nazioni del mondo. Pertanto, occorre dire che la domanda immobiliare di oggi, non riguarda il costruito, ma il da costruire, nel rispetto delle tecniche edili di oggi.
- Il vostro Gruppo CHIAVAROLI Costruzioni è stato ed è tutt’oggi molto attivo sul mercato, mi dice come siete riusciti a fare così tanto e poter vantare oggi progetti altrettanto importanti, in un momento in cui tutto il settore arranca?
Il nostro Gruppo CHIAVAROLI Costruzioni, ha festeggiato con la mia famiglia e i nostri collaboratori, il trentennale dell’attività, iniziata da mio padre Enio Chiavaroli, ed oggi, proseguita da mio fratello Luca, me e tanti collaboratori. Questo per dire, che nella nostra Azienda vige il concetto di famiglia, dove si fa squadra, e non c’è modo migliore per affrontare il mare quando c’è tempesta. L’attenzione per il costruito e le esigenze che la domanda immobiliare man mano mutava, ci ha trovati sempre pronti, a coglierla come opportunità. Tanto ne è, che abbiamo diversificato la nostra proposta anche all’immobiliare per il settore commercio, adeguando quella del residenziale alle norme antisismiche e termiche di oggi, oltre che alle nuove esigenze della domanda, non più, unità immobiliari propensi alle piccole dimensioni, ma alle medie e grandi stanze.
- Ritiene abbia maggior senso recuperare il costruito adeguandolo dal punto di vista della resistenza sismica, degli ultimi standard di prestazione energetica degli edifici e rendendo possibile la connessione digitale dell’abitazione (Internet Of Things)?
Sul costruito, e su cosa fare su di esso, va fatta una analisi molto profonda. Una prima fase è dettata dal P.R.G. e/o altri strumenti urbanistici vigenti a governo di quella parte del territorio, oggetto di considerazione, ed un’altra, è regolata dallo sviluppo socio economico che i cittadini col Governo locale intendono attribuire a quella zona. A questo si aggiunge la legislazione Nazionale e Regionale, volta al recupero del patrimonio edilizio, al recupero di aree urbane per dare una migliore vivibilità della Città. Una seconda fase, non meno importante è data dai costi necessari per recuperare i fabbricati, condizione che, ci riporta ad inquadrare l’ubicazione dell’immobile, se nel centro storico della Città, in centro Città, sulla cinta della Città o in prossimità della periferia. A guardare quella che è la linea delle altre Città Italiane, eccetto per i centri storici e/o i fabbricati di interesse storico-culturale, la propensione è quella di demolire i fabbricati esistenti, possibilmente di interi isolati, per recuperare aree a terra a servizio della collettività. Interventi edili che necessariamente propendono all’altezza. Fatto salvo quanto appena detto, tutto nel rispetto delle norme vigenti sismiche e termiche oltre ai nuovi comfort inerenti la gestione della casa, quella che comunemente viene indicata come domotica.
- Nella trasformazione del costruito ritiene qualificante “sfruttare” le regole in essere a Montesilvano che permettono la sostituzione di villette unifamiliari costituite da un seminterrato e un piano abitabile con edifici da cinque piani ad una distanza di 10 metri da villette a uno-due piani?
Qui ritorniamo a quanto prima detto, la trasformazione dell’esistente, deve essere inquadrato nell’ottica dell’isolato e/o di una zona più ampia, proiettandola ad almeno 30 anni. Se vogliamo riadeguare il costruito edificato, peraltro, come ci viene imposto, per di più, con scadenze ravvicinate, anche dalle altre Nazioni del Mondo. Da una parte si deve pur iniziare. È come dire quelli che abitavano nelle capanne, si sono visti affiancare prima dalle case, poi dai multipiani. Penso che anche quelli delle capanne al momento non saranno stati contenti, ma nel contempo hanno usufruito di una serie di urbanizzazioni che non avevano, per poi anche loro abitare in quello che la Città offriva.
- Alla luce del decreto sviluppo che sancisce la riduzione del suolo per costruire come vede il futuro del mattone?
Qui il campo si allarga su altri settori, quale, quello economico sociale. Il settore edile nell’ambito dell’economia della nostra terra, inteso anche come Italia, rappresenta un volano di primaria importanza, per P.I.L. regionale e nazionale, ma soprattutto per gli occupati dal settore, che come ben noto, ha subito una drastica riduzione. Inoltre anche altri settori quali l’industria, non gode di fortune migliori, non solo, dando seguito alla cessazione di attività ma anche alla chiusura di interi edifici. Tutto questo ha portato il Governo Nazionale a dovere varare un Decreto che potesse riattivare dei cicli produttivi, dando la possibilità anche di rigenerare il patrimonio edilizio. Opportunità data anche ai privati di poter usufruire di ampliamenti delle proprie abitazioni, adeguandole ai nuovi nuclei familiari. In merito al suolo, il Decreto, non rinuncia, ma demanda ai Comuni, il reperimento di aree a standard con gli indennizzi per mancate cessioni, dovuti per l’applicazione del Decreto Sviluppo.
- L’appeal di queste nuove costruzioni in un contesto sprovvisto degli standard urbanistici minimali, marciapiedi, strade, parcheggi, parchi, piste ciclabili è tale da giustificare l’investimento?
Qui entriamo in un altro aspetto, culturale, sociale e imprenditoriale. Chi opera nel settore edile immobiliare, ben sa, che i comfort, sono alla base di una proposta immobiliare, o ci sono, o vanno creati. Rappresentano un connubio di primaria importanza con l’intervento edilizio. Vede, una volta prima si costruiva l’edificio e poi si facevano, se pure, le opere di urbanizzazione, a scomputo degli oneri concessori, quasi sempre insufficienti per l’entità delle opere da realizzare. Oggi, accade molto meno, non solo perché i titoli autorizzatori, sono più stringenti, ma ancor più, perché ne vale della commerciabilità dell’immobile.
- Ritiene conveniente per i costruttori procedere ad una rivisitazione delle regole per tener conto sia delle legittime aspettative di ritorno degli investimenti dei costruttori e delle altrettante legittime aspirazioni a spazi pubblici di qualità dei cittadini?
Questo è quello che chi opera in questo settore si auspica. Peraltro già altre Città, Milano ad esempio, hanno introdotto nell’ambito dell’attuazione del P.R.G. degli strumenti normativi, atti a governare con trasparenza ed oggettività il rapporto pubblico-privato con delle norme di perequazione, capaci di valutare il profitto imprenditoriale e rapportarle al beneficio da realizzare per la collettività, secondo gli indirizzi del governo locale.
- Cosa e come suggerisce di procedere alla prossima amministrazione che si andrà ad insediare la prossima primavera?
L’auspicio è quello che riescano a presentare la loro idea della nostra Città del domani, dei nostri figli, dei nostri nipoti. Una Città, che è la porta nord di un’area metropolitana Pescara Chieti, con un’ampia area a ridosso del fiume Saline, fino alla sua foce tutta da riqualificare. Con la creazione di un centro Città, mi riferisco a tutta la zona che da piazza Baldoni dirige verso la stazione ferroviaria. Con la valorizzazione della Montesilvano Paese – centro storico ed una puntuale rivisitazione delle norme che regolano la parte della collina che si affaccia sul mare.
- Mi permetta Chiavaroli una considerazione. Lei ha una idea un po’ controversa della bellezza se non contraddittoria. Come fa ad essere bello un palazzo di 5 piani in mezzo a un esercito di storiche villette curate e armoniche? Ho capito che le sue costruzioni hanno un mercato ma mi pare di capire che la bellezza la faccia il mercato e non il bello, giusto? Quindi la sua commissione in ANCE insegue la qualità, il mercato o il bello? In conclusione: cos’è bello per lei?
Ogni argomento, nell’urbanistica, richiede un’analisi ampia, che non può, esercitarsi, nel solo riferimento a due fabbricati adiacenti, ma ad un contesto territoriale ed al suo sviluppo. Altrimenti è come dire che ognuno difende il proprio orticello, anteponendo il proprio interesse a quello della collettività. Le faccio un esempio, tutti i territori della costa, compreso la Città di Montesilvano, sono stati attraversati per secoli dalla linea ferroviaria, con delle costruzioni ubicate a pochi metri da essa. È inutile dire con quali disturbi di ogni genere, nonché pericolo. Bene, la linea ferroviaria, nel tempo, con il susseguirsi dei nuovi indirizzi urbanistici, è stata spostata, creando nuove opportunità per quelle zone, riqualificandole ed attribuendo dei valori immobiliari all’edificato di gran lunga maggiore, rispetto a prima. Bene, cosa dovrebbero dire, coloro che volutamente avevano scelto di costruire casa lontano dai binari del treno, quando col passare degli anni, si sono visti, realizzare la nuova linea ferroviaria vicino casa?