La Madonna nera | Un bicchiere dopo l’altro Episodio 5/6

Un bicchiere dopo l’altro Episodio 5/6 – La Madonna nera
di Emilio Pirraglia
«Cristo santo Monica, che cazzo gli hai detto a tuo marito, mi ha fatto il terzo grado mentre giocavamo a golf?» Alessandro era in piedi che guardava la donna ancora a letto, che sbadigliò, prima di mettersi a vestire. «Da quando ti interessi a quello che dico a mio marito?» Alessandro sbuffò, poi se ne andò in cucina a prendersi qualcosa da bere, si sedette sul divano. La donna lo raggiunse poco dopo: «Grazie per avermi fatto vedere la statua che stai finendo ieri sera, l’ho visto come un gesto per aumentare la nostra intimità, oltre ad essere una delle cose più belle che abbia mai visto». Alex prese un sorso di grappa scura dal bicchiere, guardò la donna e le sorrise: «grazie, tra poco devo mettermi al lavoro». «Okay anche io devo andare, vado a prendere Gino in aeroporto». L’uomo fece un cenno di saluto alla donna con la mano. «Beh non mi dici niente?» Protestò lei rimanendo in piedi a guardarlo. «Che ti devo dire, salutami tuo marito all’aeroporto». «Spiritoso». Rispose lei stizzita, alzò i tacchi ed uscì di casa.

Alex andò a mettersi i panni da lavoro, uscì di casa, prese l’ascensore per scendere al suo garage, che era anche il suo laboratorio. Si mise subito al banco di lavoro per rifinire una Madonna d’ebano, con le braccia allargate e gli occhi che ti seguivano. Lavorava senza accorgersi del tempo che scorreva, mentre la statua di legno nero arrivava pian piano alla sua forma definitiva, il velo che sembrava leggermente increspato da una brezza, il viso di un ovale perfetto, senza imperfezioni, con il naso all’insù, le mani rifinite al punto che si notavano i dettagli delle linee, che avrebbero catturato l’attenzione dell’osservatore subito dopo gli occhi accoglitori di una Madonna esotica, che sorrideva quasi maliziosa con la bocca semiaperta, con le sue braccia spalancate.

Squillò il cellulare, era Gino. Alex rispose: «Ehi Gino, che succede?» «Per l’amor del cielo, grazie di aver risposto Alessandro, ho bisogno di te, vediamoci al campo da golf appena puoi». L’uomo storse il muso: «sto lavorando Gino, che cosa è successo?» «Hai lavorato tanto oggi, non ti posso spiegare per telefono, ti aspetto qui al campo». Fine della conversazione. Ad Alessandro iniziò una certa inquietudine, che ne sapeva Gino che lui aveva lavorato tanto? Aveva scoperto che faceva statue di legno neanche due giorni prima. Decise di affrontare la situazione. Andò a prepararsi ed uscì di casa e si mise in macchina per raggiungere il campo da golf, che distava una quarantina di minuti. Che Monica avesse confessato della sua tresca? Addio partite a golf con Gino. Peggio, se Gino era uno della mafia? Magari un cazzo di padrino vendicativo, che stava tendendogli una trappola al campo da golf.

Già s’immaginava del suo ingresso al cancello principale, Gino lo avrebbe accolto con il sorriso, appena parcheggiata l’auto, poi lo avrebbe accompagnato al bar a bere una cosa al bancone, per far finta di parlargli di qualcosa di importante, poi qualcuno lo avrebbe preso alle spalle e strozzato con uno di quei lacci neri che di solito usano i killer. In mezzo alla settimana al golf club non c’era molta gente, i testimoni sarebbero stati pochi, e chissà che proprio tutti gli associati del golf club non erano amici mafiosi di Gino. Oppure dei sicari se ne stavano tranquilli ad aspettare con i mitra in mano ai lati dell’ingresso del club, e non appena lui avesse attraversato il cancello con l’auto loro avrebbero crivellato la macchina di colpi, Gino non si sarebbe neanche fatto vedere per l’ultimo saluto ad un meschino come lui. In tutti quei quaranta minuti di strada Alex fece pensieri su come Gino o suoi amici potevano volerlo morto per via della sua tresca sessuale con Monica.

Varcato il cancello non gli successe niente, parcheggiata la macchina niente, nessuno ad accoglierlo. Entrò nel bar, Gino se ne stava al bancone, non si era accorto del suo ingresso e gli dava le spalle. Alex rabbrividì, doveva solo avvicinarsi al bancone ed iniziare a parlare con Gino, nel giro di qualche minuto, era sicuro, qualcuno lo avrebbe aggredito. Si avvicinò al bancone come avesse i piedi di cemento, salutò l’unico avventore del bar, che ricambiò con un sorriso: «Ehi Alex che ti è successo, sei cadaverico. Grazie per essere venuto». «No niente Gino, è che sto poco bene, di che cosa si tratta?» «Ho incontrato un cliente in Svizzera ieri, forse chiudo un contratto di fornitura di energia per un miliardo di Euro». «Buon per te». Disse con un filo di voce Alex. «Perché continui a guardarti alle spalle, aspetti qualcuno?» Chiese Gino mettendogli una mano su una spalla. L’uomo trasalì: «no niente, è che non capisco dove tu voglia arrivare, cosa c’entro io con il tuo contratto?» «Bene – sorrise ancora l’altro – io prendo una commissione del due per cento sui contratti, se chiudo questo, me ne vado in pensione anticipata, capisci che ci tengo». Alessandro era confuso, perché Gino gli stava parlando dei fatti suoi? «Quel cliente svizzero è originario della Puglia, abbiamo fatto due chiacchiere sul suo paese ed è venuto fuori che lui è un cristiano devoto, ha voluto farmi vedere la nuova cappella che si è fatto costruire nel parco di sua proprietà davanti casa sua. Vorrebbe adornarla con una statua in legno della Madonna ed io vorrei regalargliela, queste cose aiutano negli affari, per questo mi serve il tuo aiuto». Ad Alessandro tornò il colorito alle guance, si rilassò sullo sgabello, si passò una mano sulla fronte, ordinò una birra, da che pensava di essere morto, aveva invece trovato un nuovo cliente. Sfoderò un sorriso a trentadue denti: «Ti aiuterò volentieri Gino. Di solito in una cappella ci vanno statue da un metro e trenta, in un mese avrai la tua Madonna. Considera che questo tipo di statua un po’ costa». Gino scosse la testa: «un mese è troppo, venerdì torno da lui e vorrei portargliela, sarebbe una bella spinta alla firma del contratto. Considera che lui è devoto alla Madonna nera delle Puglie». Alessandro deglutì, arricciò la fronte. Gino si alzò dallo sgabello e rimise una mano sulla spalla dell’altro uomo, parlandogli bonariamente: «potresti darmi quella che hai nel tuo garage, e come pagamento continuare a scoparti mia moglie». Gli sorrise.
Fine
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