Il pittore Giuseppe Bonolis

Il pittore Giuseppe Bonolis
di Pasquale Criniti

Giuseppe Bonolis è stato un pittore abruzzese, noto soprattutto come ritrattista.
Nato a Teramo il 1 gennaio 1800 da Luigi e da Cecilia Quartaroli, esponenti dell’alta borghesia locale, studiò disegno artistico e fu allievo di Muzio Muzii nella scuola privata di disegno da questi tenuta in Teramo.
Divenne, giovanissimo, maestro di calligrafia nel Real Collegio di San Matteo dei Padri Barnabiti di quella città.
Aderì presto alla carboneria e per questo nel 1820 fu destituito dall’incarico e due anni dopo dovette trasferirsi a Napoli, dove riprese privatamente l’insegnamento della calligrafia.
Per necessità si dedicò per breve periodo all’architettura, ma poi riprese con entusiasmo gli studi nell’Accademia di belle arti, dove fu allievo di Joseph-Boniface Franque, di Giacomo Berger e di Giuseppe Cammarano per la pittura e di Costanzo Angelini per il disegno.
Esordì nel 1837 alla mostra dell’Accademia presentando “La morte di Abele” (Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte) e partecipò poi regolarmente alle mostre dell’Accademia, riportando spesso i maggiori premi.
Oltre a un’ampia attività di pittore, svolse un’opera di insegnamento nella sua scuola privata che ebbe grande rinomanza e in cui ebbe come appassionato allievo, tra gli altri, Filippo Palizzi.
Le sue idee estetiche, in realtà contrastanti con la sua arte, trovarono enunciazione in un opuscolo sulla riforma degli studi artistici (presentato nel 1848 alla commissione insediata a tale scopo e pubblicato a Napoli nel 1849, con il titolo “D’un nuovo ordinamento intorno alle scuole di belle arti – Discorso”) e nel trattato “Dell’arte pittorica” (postumo, Napoli 1851).
Sposò nel 1832 la sua allieva Adelaide Mazza, figlia del Consigliere Tommaso Mazza.
Fu maestro di disegno nel collegio di San Francesco, nel collegio dei gesuiti, in quello di S. Maria di Caravaggio retto dai Barnabiti e nell’educandato della regina Isabella.
Fu particolarmente apprezzato, scrive il Palma, dalla regina Maria Isabella che si recò in visita al Collegio «espressamente per colmare di elogi il Bonolis, compositore di un quadro eseguito in margheritine, esprimente essa, ed il Re Francesco sul trono, fiancheggiato dalla Pace e dalla Giustizia, in atto di accogliere benignamente Minerva condottiera di quelle fanciulle, le quali si accostano a tributare omaggi di riconoscenza a piè del trono».
La sua pittura venne molto apprezzata soprattutto dalle classi sociali elevate.
Molti personaggi della nobiltà napoletana acquistarono o commissionarono suoi quadri.
Nel 1841 realizzò su commissione due opere, una per il re, “L’infanzia di Bacco”, ed una per la regina, “Lo sposalizio di Bacco e Arianna”, conservate ambedue nel Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.
Nelle opere a soggetto storico, biblico, mitologico rivelava la sua formazione accademica e un gusto neoclassico, ma nella produzione ritrattistica, in gran parte dispersa, realizzava una più felice adesione agli aspetti del reale; il che gli valse nell’ambiente artistico napoletano del periodo – aperto al realismo – l’attribuzione di una certa funzione di reazione al convenzionalismo accademico.
In realtà pur se condannava lo studio degli antichi modelli come remora alla formazione della personalità artistica, vagheggiava tuttavia gli ideali classici di bellezza, e pertanto non giunse mai a spogliarsi completamente di una certa impostazione accademica.
Per esprimere la sua idea di arte asseriva: “Non basta imitare gli artisti insigni nella parte esterna del colorire e del disegno per ritrarre della loro eccellenza, ma bisogna coll’animo penetrare ed abbracciare quell’idea ascosa da cui deriva in vero l’altezza del dipinto.”
Morì prematuramente nel 1851, a seguito di un’infezione di tifo all’età di 51 anni.
Fu sepolto nel cimitero di Napoli dove gli fu eretto un busto in marmo opera dello scultore Pasquale Ricca, dedicatogli dagli allievi.
Tra le sue opere ricordiamo “Laura al bagno” (proprietà del marchese Ala-Ponzoni), “S. Bernardo che salva Teramo dall’assedio del duca di Acquaviva” donata alla cattedrale di Teramo, “la Rinuncia di Federico d’Aragona alla corona napoletana” conservata incompleta nella reggia di Napoli, il “Ritratto di Giovanni Andrea di Sangro principe di Fondi” del 1833 che dal 1964 è esposto nel Museo Nazionale di San Martino a Napoli, un ritratto di “Giovane signora” ora nella Galleria dell’Accademia di Belle Arti a Napoli ed un “Autoritratto” nel palazzo municipale di Teramo.
La maggior parte della produzione ritrattistica come i noti ritratti delle Principesse greche Ipsilanti e Cantacuzena, del Principe Ghiga di Moldavia, di Miss Raffaelli e del Marchese Filiasi è andata dispersa.
Alcune tele sono in possesso di privati ed un importante gruppo si trovava, secondo quanto scriveva Costanza Lorenzetti nel volume “Accademia di Belle Arti a Napoli (1752-1952)” pubblicato a Firenze nel 1952, presso un discendente del professor Guido Bonolis (m. 1939) dell’università di Macerata.
Nel Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma è conservato un disegno con Gesù Bambino che schiaccia la testa del serpente.

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