Il destino metropolitano dell’umanità

di Marco Tabellione

 

     Da un punto di vista della realtà locale, l’accorpamento di più comuni all’interno di una grande area metropolitana, come dovrebbe essere la Nuova Pescara, è un fatto sicuramente positivo e auspicabile. Si tratta del resto di adeguarsi a una realtà già esistente, in continua espansione, che dovrebbe inglobare anche Francavilla addirittura e, perché no, Città Sant’Angelo e Silvi, se non fosse che appartengono a province diverse. Tuttavia la riflessione che si vuole proporre qui è un’altra. Riguarda il futuro metropolitano che sembra attendere l’intero pianeta, o comunque le zone più abitate di esso. Una crescita metropolitana inarrestabile, e sulla quale non sembrano esserci al momento proposte serie e fattibili. Anzi semmai è il contrario, come giustamente sta accadendo nella nostra realtà locale.

Non che le realtà metropolitane, quelle delle megalopoli, non vengano sottoposte a critica. Tuttavia in concreto la questione non viene affrontata, o almeno così sembra. Il problema della ridistribuzione sul territorio di popolazioni accentrate e ammassate in contesti urbani non sembra esistere, fatta eccezione, almeno in Italia, per gli investimenti che vengono erogati, in alcuni casi, per aiutare tanti residenti nei paesi a restare lì, come ad esempio gli incentivi nella costruzione di nuove abitazioni. Ma si tratta di palliativi, almeno in Abruzzo, nella maggior parte dei casi questi investimenti non hanno impedito la riduzione drastica di popolazione nelle zone di montagna e anche in quelle collinari.

Certo, invertire una tendenza ormai secolare, che vede il territorio spopolarsi a vantaggio delle zone congestionate e accentrate, è un’utopia. Tuttavia questo fenomeno testimonia l’incapacità degli uomini e delle loro organizzazioni a frenare e tenere sotto controllo non solo i fenomeni demografici, ma ogni qualsivoglia manifestazione umana, economica, culturale, sociale. Se osserviamo bene le realtà globali, le manifestazioni che davvero interessano e influenzano il nostro modo di vivere, ci accorgiamo a volte, con sgomento, dell’ineluttabilità di molti di questi fenomeni. Alcuni dei quali l’uomo contribuisce a creare o addirittura crea di sana pianta, ma poi non è più in grado di gestire e controllare, e su questo, sul controllo e sulla gestione, si fa solo delle illusioni.

Così è ad esempio per il proliferare delle nostre città. Ci si affanna a varare piani regolatori, a indicare percorsi, progetti, a illudersi sulla possibilità di trasporti alternativi, a pronosticare centri urbani vivibili e sostenibili, e poi tutto sembra affastellarsi in un ammasso caotico, nella quale ognuno di noi cerca, nelle sue giornate piene di traffico e smog, di arrabattarsi e uscirne incolume. Così la sensazione, soprattutto in Italia e nei nostri comuni abruzzesi, e dunque anche a Montesilvano e nel cuore della futura Nuova Pescara, è che non riusciremo mai ad avere una razionalizzazione urbana in grado di offrirci città meno caotiche, e più a misura d’uomo.

Che fare? Da un punto di vista utopico verrebbe voglia di indicare nella ridistribuzione sul territorio l’unica soluzione possibile. Occorrerebbe riuscire a diradare gli accumuli urbani là dove c’è spazio e dove sarebbe possibile recuperare una qualità della vita decente e auspicabile. Ma per far ciò bisognerebbe invertire la tendenza. La tendenza infatti è alla concentrazione, alla creazione ad esempio di centri commerciali sempre più chiusi e giganti, dove la domenica le persone vanno a rifugiarsi come un’unica alternativa all’ambiente domestico, dandosi spasmodicamente alla pratica dell’acquisto, come se si trattasse di un rito religioso a cui non si può e non si deve rinunciare.

Insomma bisognerebbe rifare tutto daccapo, a cominciare dall’educazione e dall’istruzione, indicare nuovi stili di vita, magari recuperare indicazioni e moniti dalle esperienze del passato, ad esempio dalla civiltà contadina che pure ha perdurato per migliaia di anni e offriva, nel confrontarla con la vita attuale, molti vantaggi oggi definitivamente perduti. Così, consapevoli che tutto ciò è sogno e illusione, non resta che dire sì ad un accorpamento che in realtà giunge a sancire una situazione di fatto, perché ormai tra i nuclei interessati all’unificazione sembra fisicamente non esserci più soluzione di continuità.

Lascia un commento