L’angolo della poesia a cura di Gennaro Passerini
Ed ecco un nuovo appuntamento con la poesia di Palma Crea Cappuccilli dalla raccolta Conus Magus letta dal prof. Raffaele Simoncini. Continuiamo con le poesie dove la poetessa guardandosi intorno rivolge la sua particolare attenzione all’ambiente in cui vive, prendendo maggiore consapevolezza della natura che la circonda e degli uomini che la abitano.
Alba d’estate
Rannicchiata
davanti ai miei silenzi,
ondeggi di stremate maree,
guardo l’orizzonte acquoso
dove mi porta la mia nuda stanchezza.
Lontano,
dove il vento ama disperdere
i pensieri
e ridisegna speranze fresche
e nuove combinazioni.
Pluff!
La linea arancio ha partorito il disco
con biancore di perla.
Bevo tutti gli incanti
di un cielo frastornato
in perenne distacco
da queste vite scontate.
Nulla c’è di più bello, di più vitale del risorgere del sole da orizzonti lontani! Il momento del risveglio, il ritorno alla luce della coscienza, dopo i tuffi più spericolati nelle acque delle fantasie oniriche, va assaporato nel silenzio totale. La propria emblematica “ nuda stanchezza “ va, per l’ennesima volta, a disperdersi in inattingibili mete dei pensieri e in nostalgici inganni di “ speranze fresche e nuove combinazioni “. In questa impossibile osmosi, la poetessa tenta di immedesimarsi, in un panismo totalizzante, nella bellezza inimitabile degli affreschi della natura, di “ linee d’arancio, di biancori di perla “, dissetandosi nell’incanto “ di un cielo frastornato “.
Ma arduo, pretestuosamente insensato è il pensarsi solo minimamente all’altezza di un miracolo perenne come quello della natura naturans. Le nostre – ahimè – sono “ vite scontate “, prevedibili, prive di contenuti sostanziali. Per fortuna, il ritorno alla nostra deludente routine quotidiana ci allontana dalla ubris, dalla eretica, indecente tracotanza di comparizioni proponibili.