Pianificazione turistica
di Camillo Chiarieri
Una spiaggia di finissima sabbia dorata, con dinanzi un mare tranquillo che si mantiene basso per molte decine di metri; alberghi con migliaia di posti letto che si trovano proprio sull’arenile o dietro una striscia di pineta; a ridosso di mare e alberghi, affiancati, un grande centro congressi dalle potenzialità immense e un multisala arricchito da negozi e altre attività; un largo lungomare attrezzato, costeggiato per un tratto da ristoranti, locali, negozi ed esercizi commerciali legati all’intrattenimento, poi dalla pineta; a poche centinaia di metri dall’area turistica sorge il centro urbano, dalle dimensioni ideali (grande ma non grandissimo) per garantire una buona qualità della vita, vivace e vitale, ricco di negozi, molti dei quali di alta qualità, e locali di tantissimi tipi (da semplici pub a ristoranti che propongono i piatti tipici della cucina regionale in tutte le sue declinazioni, da quella di mare a quella dell’interno); a qualche chilometro, su un colle a ridosso della costa, l’antico centro storico: un affascinante e ben conservato labirinto di case e palazzetti, ancora circondato dalle antiche mura, posto in una delle posizioni più panoramiche e scenografiche della regione, a dominare un ampissimo tratto di mare e tutti i massicci montuosi più importanti dell’Appennino; intorno al borgo antico un paesaggio collinare ancora agricolo, con fattorie, contadini e prodotti tipici anche particolari; a tutto questo, per concludere, si deve aggiungere la straordinaria posizione logistica: baricentrica rispetto a tutta la regione, vicinissima al casello autostradale dell’Adriatica ed estremamente vicina anche all’innesto di un’altra importante autostrada, quella per Roma e, quindi, per il Tirreno, oltre che contigua alla città più importante, grande e attrattiva della regione.
Ecco, questa è Montesilvano e questi sono i suoi indubitabili punti di forza turistici. Certo, è vero: abbiamo citato solo gli aspetti positivi, senza esaminare le pur numerose pecche urbanistiche, logistiche e sociali di una città cresciuta troppo in fretta, la cui classe dirigente e politica ha capito molto tardi (ammesso che tutti lo abbiano finalmente compreso) di vivere in un grande centro urbano e non più in un paese. Però è oggettivamente e indubitabilmente vero che questi punti di forza ci sono e siano tanti e potenti, davvero in grado di determinare la ricchezza della comunità che vi abita.
Allora cosa c’è che non va? Perché Montesilvano non riesce a massimizzare in maniera redditizia la “capacità di spesa” delle migliaia di persone che da inizio giugno a metà settembre affollano i suoi alberghi e le sue case-vacanza?
Essi dovrebbero riversarsi su corso Umberto e sulle vie limitrofe, affollare i suoi negozi – oggettivamente molto belli e adatti a target medio-alti – invadere i ristoranti, sostare fino a notte fonda ad ascoltare musica negli stabilimenti balneari. Eppure accade poco o nulla di tutto ciò.
Il problema della nostra città è che le positive Componenti Turistiche (come si chiamano nel linguaggio tecnico della materia) elencate sono poco integrate tra loro. Spieghiamo brevemente: i Sistemi Turistici (e quello montesilvanese è un Sistema Turistico) sono definiti Complessi. Essi sono costituiti da più componenti (la risorsa ambientale, i servizi logistici, quelli di supporto e l’immagine) e loro caratteristiche peculiari in quanto Sistemi Complessi sono due: a) se decresce la qualità di una componente decresce la qualità dell’intero sistema; b) se le componenti sono poco integrate tra loro decresce la qualità dell’intero sistema.
Insomma, una località turistica, per macinare presenze e fatturato, deve funzionare come un orologio: scegliere di essere una località turistica è una vocazione, che non coinvolge solo chi lavora direttamente nel comparto, ma necessita di una pianificazione che investa la città intera, da viabilità e trasporti urbani alla vita culturale, dalla sicurezza alla raccolta dei rifiuti. Tutti i settori e tutti gli individui devono impegnarsi a tendere in questa direzione. D’altra parte però, se è vero che è tutta la comunità a dover decidere di essere un Sistema Turistico e deve poi lavorare duramente per diventarlo, è altrettanto vero che laddove questo risultato venga raggiunto le ricadute economiche positive non sono poi riservate solo agli operatori del settore, ma investono tutta la collettività.
Lasciando da parte le diverse possibilità di sviluppo del sistema turistico montesilvanese (maggiore sfruttamento del Palacongressi e della prossimità tra esso, il Porto Allegro e gli stessi hotel; utilizzo dello Stella Maris per la costituzione di un polo attrattivo destagionalizzante e/o votato alla fruizione del tempo libero; diventare con forza il riferimento logistico e alberghiero dei tour culturali che si dedicano all’esplorazione della regione; integrare il soggiorno mare con lo shopping nei negozi del centro cittadino, con potenzialmente considerevoli ricadute economiche positive per l’economia cittadina), focalizziamoci su uno specifico punto di forza, decisamente poco valorizzato e sottovalutato: il borgo antico sul colle e il coevo paesaggio collinare, boschivo e agrario.
Quella di Montesilvano Colle è una delle location più suggestive d’Abruzzo: l’improvvisa corsa a valle verificatasi a partire dagli anni Venti del Novecento ha avuto come effetto collaterale quello di una sorprendente conservazione sia del patrimonio architettonico del centro storico che del paesaggio rurale e agrario delle colline.
Il borgo si trova a 160 metri sul mare: considerando che la distanza in linea d’aria da esso è minima, esso dà così l’impressione di stare ancora più in alto e domina a 360° tutta la fascia collinare della regione. Lo sguardo si apre sul mare e corre a occidente verso le montagne, con spettacolari vedute e incantevoli tramonti che incendiano il cielo dietro l’Appennino.
Tra le sue vie e sulle sue piazzette diversi sono i ristoranti aperti, di molte tipologie e dalle diverse fasce di prezzo (tutti comunque di buon livello, pub inclusi), segno che seppure non ancora scoperto dai turisti che soggiornano sulla costa, la location è molto gradita ai residenti di Montesilvano e delle località limitrofe. Questa è una buona premessa: significa che c’è già una solida base di servizi logistici duali, cioè attualmente utilizzati soprattutto dai locals, ma che in caso di crescita turistica sono già pronti per soddisfare anche le esigenze dei visitatori.
Probabilmente la cosa che si dovrebbe fare per incentivare lo sviluppo di Montesilvano Colle in tal senso è un piano quinquennale/settennale, che prenda decisioni importanti sulla sua vocazione futura.
Ecco alcune azioni che potrebbero essere inserite in agenda: accanto ai ristoranti si dovrebbe favorire l’insediamento di attività legate all’arte e all’artigianato tradizionale più raffinato e qualificante, in modo da legare subito il borgo a una determinata percezione qualitativa, per evitare successive derive (che tra l’altro sarebbero insostenibili per il paese) verso il turismo di massa. Oltre all’iniziativa privata, le istituzioni dovrebbero lavorare per imporlo come polo culturale di riferimento del territorio, delocalizzandovi le manifestazioni (mostre ed esposizioni, spettacoli teatrali e concerti) di maggiore qualità, sul modello emiliano-romagnolo e marchigiano, ma anche di alcuni paesi della provincia di Teramo. Queste esperienze hanno dimostrato come la politica turistica di dirottare su centri storici collinari eventi di spessore culturale funzioni benissimo, creando un’immagine positiva del luogo che innesca in pochi anni un circolo virtuoso in grado di destagionalizzare il flusso dei visitatori anche oltre la stagione turistica, consentendo alle attività private di lavorare per tutto l’anno.
Tra l’altro il supporto di pubblico per gli spettacoli e di visitatori per gli eventi sarebbe efficacemente e incessantemente fornito dai residenti dell’area metropolitana nella quale la stessa Montesilvano è compresa, che con i suoi 400.000 abitanti include circa 1/3 di tutti gli abruzzesi. Il calendario dovrebbe essere quindi basato su eventi di qualità, che oltrepassino concettualmente il liscio in piazza o il teatro dialettale amatoriale e possano essere di richiamo anche per chi vive in un raggio di circa 20 km e trova inevasa altrove la sua richiesta di diverso intrattenimento culturale (preciso che non mi riferisco ad ambiti di nicchia o accademici, paludati ed escludenti, ma a quella contemporanea domanda di cultura smart e pop che proviene soprattutto dalla fascia d’età compresa tra i 35 e 55 anni circa, e destinata a crescita esponenziale nei prossimi quinquenni).
Per avere efficacia turistica – come la regola prescrive – il calendario dovrebbe essere definito entro marzo, e dovrebbe essere diffuso nella maniera più ampia possibile, per esempio inviato dagli alberghi alle loro numerose e preziose mailing list (ulteriore precisazione: per costruire un sistema turistico integrato, tutte le realtà del territorio devono lavorare insieme. Si tratta sempre un gioco di squadra, in cui i virtuosismi solitari dei singoli apportano più danni che benefici), in modo da persuadere per tempo i potenziali turisti a venire qui per trascorrere le proprie vacanze proprio in virtù di qualche evento che li interessa in modo particolare.
Particolarmente efficace sarebbe poi l’unione delle attività sul Colle a quelle legate al Palacongressi: congressi medici o di professioni ad alta specializzazione hanno sempre un momento ricreativo e sociale, che prevede una visita turistica alla scoperta del territorio circostante o uno spettacolo di qualsivoglia tipo. Montesilvano Colle potrebbe essere definita come la location ufficiale di questi momenti, dal punto di vista organizzativo direttamente legata (tramite l’amministrazione comunale che da qualche tempo è tornata a dirigere il Palacongressi) allo stesso evento o congresso, e proposta come scenario di evento/visita opzionale all’interno di un unico pacchetto di servizi.
Se poi si volesse iniziare da subito – senza attendere oltre – a lavorare seriamente e con una prospettiva di sviluppo a lungo termine (prospettiva indispensabile per chi vuole lanciare nuovi prodotti turistici) già dall’estate presente si potrebbe pensare a bus navetta che nel secondo pomeriggio raccolgano (anche solo con cadenza settimanale) i turisti dagli alberghi e li portino sul Colle, dove dovrebbe essere organizzata una visita guidata alla scoperta del territorio al termine della quale i partecipanti potrebbero avere il tempo di fermarsi liberamente per qualche ora a passeggiare e consumare la cena in uno dei ristoranti del luogo.
Non sarebbe un lavoro particolarmente complesso, ma neanche elementare: bisognerebbe coordinare, pianificare, coinvolgere. Ma soprattutto sarebbe necessario non scoraggiarsi se i risultati fossero minimi, dato che la Scienza del Turismo ci insegna che occorrono almeno tre anni perché una politica turistica inizi blandamente a fare vedere i suoi frutti, per giungere a produrre risultati evidenti solo al quinto/settimo anno dalla sua attivazione.
Contemporaneamente alla costruzione dell’immagine e alla valorizzazione del borgo, bisognerebbe subito mettersi a lavorare per integrare in questo piano di sviluppo turistico anche le colline dell’entroterra: interpellare le aziende agricole, censire le loro produzioni e verificare la disponibilità ad accogliere turisti per visite e degustazioni. Sulla base del risultato ci sarebbe da elaborare un percorso escursionistico, allo stesso tempo semplice e panoramico, che colleghi tra loro le fattorie aderenti, permettendo ai fruitori di scoprire questo piccolo lembo di campagna abruzzese, molto suggestivamente compreso tra le montagne e l’Adriatico, e acquistare i suoi prodotti.
Dopo un paio d’anni di lavoro l’effettuazione di tali percorsi dovrebbe essere organicamente e strutturalmente calendarizzata con escursioni guidate e organizzate, mentre l’obiettivo di medio-lungo termine sarebbe quello di consentire ai turisti della costa di effettuare le visite presso le aziende agricole liberamente, seguendo l’itinerario a piedi (a quel punto esso dovrebbe essere ben indicato e curato) o recandosi presso di loro in automobile. È ovvio che a quel punto le aziende coinvolte dovrebbero essere strutturalmente sempre pronte a ricevere l’ospite-turista e prendersene cura.
Se Montesilvano dovesse imboccare questa strada, uno dei compiti più importanti cui l’amministrazione pubblica dovrebbe attendere è salvaguardare, con rigidi atti amministrativi, da future speculazioni edilizie il paesaggio collinare tutt’attorno e da operazioni di restauro o da ricostruzioni troppo azzardate e fuori contesto il borgo. Insomma: non si potrebbe attuare un progetto del genere se le ultime colline boscose – quelle verso il mare – fossero coperte da colate da cemento, o se si lasciassero collassare nell’incuria e nell’indifferenza tesori architettonici come Palazzo Delfico, l’edificio più importante del Colle, attualmente malmesso ma potenzialmente splendido contenitore di eventi ed esposizioni di livello.
Quale futuro si potrebbe sognare allora, per il turismo a Montesilvano? Se si lavora, pianifica e integrano bene i vari ambiti, in pochi anni potremmo vedere turisti che escono dalla zona degli alberghi e, non più respinti da territori desolatamente incolti e abbandonati del PP1, si spingono nel centro città rianimandolo, popolandolo, vivendolo.
Potremmo vedere il Colle animato da concerti, spettacoli, mostre, esposizioni di qualità, con un turismo di alto livello (quindi dotato di buone capacità di spesa) che si addentra tra le sue vie, sosta emozionato sul belvedere, spende nei ristoranti e nelle attività commerciali, come se si trovasse in una piccola Saint Paul de Vence.
Potremmo vedere famigliole che, dopo il mare, vanno nelle fattorie sulle colline, a scoprire il tondino del Tavo o il buon olio d’oliva pescarese.
E, imboccato con precisione e poi perseguito per qualche anno, questo percorso potrebbe avere un effetto moltiplicatore importante sull’economia di tutta la città, tale da condizionare poi per decenni una sua crescita finalmente armonica e ordinata.
Il problema è la volontà, e non mi riferisco solo a quella delle classi dirigenti e politiche: come dicevo all’inizio il Turismo è una vocazione che tutta la città, nel suo insieme, deve sentire.
Se devo dirvi quando, secondo me, Montesilvano sarà pronta a intraprendere questo cammino, vi rispondo che il Turismo è lavoro: un lavoro pesante, complicato, minuzioso e talvolta oscuro che tutti devono svolgere con la massima dedizione, dal direttore dell’hotel 4 stelle al netturbino che raccoglie l’immondizia ogni mattina. Ma non solo: il Turismo è inoltre lavoro di squadra, dove albergatori, commercianti, balneatori, ristoratori, politici, devono tutti giocare insieme, con il massimo impegno e la massima lealtà.
Ecco: quando si inizierà seriamente a lavorare insieme, con una pianificazione professionale, riprogettando gran parte della città secondo le necessità di questa mission, allora e solo allora faremo il grande salto.