L’Italia dei disastri, le priorità
I problemi non possono più aspettare, marciscono. La politica è la più alta forma di carità e civiltà.
di Gennaro Passerini
Bisogna sforzarsi di guardare i fatti senza le lenti del pregiudizio, spesso solo fazioso, bisogna osservare la realtà per quella che è, bisogna raccontare la verità essendo prima di tutto onesti con se stessi. Sul tappeto ci sono diverse questioni, troppi problemi, una cultura millenaria potrebbe essere cancellata. Non riesco a capacitarmi come la classe dirigente continui a ballare il tango sulla prua del Titanic noncurante di ciò che accade. Mi riferisco sia a livello europeo sia a livello nazionale, ma anche il livello locale non è da meno.
È un dato di fatto che l’Italia si conferma ultima in Europa per il tasso di crescita: la media UE è doppia di quella italiana.
È un dato di fatto che la disoccupazione continua a essere a livelli inaccettabili, in particolare sul versante giovanile.
È un fatto innegabile che il macigno del debito pubblico, nonostante i proclami, i governi e i vari commissari intervenuti, continui ad aumentare: nel 2011 il debito sfiorava i 1650 miliardi di euro con conseguente caduta del governo Berlusconi; oggi, dati BankItlia, ha raggiunto i 2260 miliardi con tendenza ad aumentare. Di seguito la realtà delle cose evidenzia che le ricette messe in campo su crescita, disoccupazione e diminuzione del debito pubblico si sono rivelate, in questi anni di grossi sacrifici, fallimentari o, a essere buoni, inadatte o insufficienti.
È un dato di fatto che le casette chiamate pomposamente dalla pubblicità politica SAE (Soluzioni Abitative per l’Emergenza) a otto mesi dall’inizio dell’emergenza terremoto a Norcia sono arrivate solo per 100 famiglie su 600 che aspettano. Nel momento in cui scrivo volano avvisi di garanzia e… . È un dato di fatto che 192 terremotati della provincia di Macerata dovranno lasciare la struttura che li ospita per fare spazio ai turisti. Dove andranno? È un dato di fatto che un allevatore nell’angoscia di aver perso casa ed in attesa di una stalla per i suoi animali (unico reddito) che non arriva, si suicidi a 58 anni. È un dato di fatto che le poche stalle consegnate erano inadatte a opporsi agli eventi climatici per cui sono state spazzate via al primo vento. Altre, consegnate, inadatte a ospitare gli animali. È un dato di fatto che a pochi mesi dall’anniversario del terremoto non vengono ancora rimossi cumuli di macerie e che ricostruzione fa rima con utopia.
Perché i mass-media (le maggiori testate) sembrano aver già dimenticato le difficoltà e le sofferenze di migliaia di connazionali?
È un dato di fatto che per i disastri ecologici dell’Ilva (Puglia) e di Bussi (Abruzzo) non si mettono in atto interventi risolutivi. Così di seguito la Terra dei Fuochi (Campania) e le altre molteplici situazioni similari non vengono portate alla ribalta della cronaca. E cosa dire della discarica di Villa Carmine (Montesilvano) bomba ecologica pronta a esplodere alle prime intemperie, nonostante i ripetuti interventi di rattoppo?
È un dato di fatto il ripetersi delle criticità perenni di depuratori inadatti o insufficienti, origini di inquinamento dei fiumi e del mare, e che dire delle reiterate promesse di interventi nel merito da parte del Governatore Luciano D’Alfonso per cui avremmo persino potuta berla l’acqua dei fiumi!!?!! È un dato di fatto il dissesto idrogeologico di tutto il territorio nazionale e per il quale a ogni pioggia siamo in emergenza.
È un dato di fatto il problema dell’immigrazione disordinata e convulsa, che gestita con pressapochismo, genera speculazioni disumane, genera migliaia di immigrati che incontrollati vagano sul territorio nazionale preda della malavita e alimentano il mercato della droga e della contraffazione. Cresce l’incubo che si possano infiltrare terroristi, cresce il disagio e il timore per il diverso, cresce l’insicurezza nei cittadini e l’incubo di sapere che terroristi possano girare indisturbati. Cresce la consapevolezza di essere anche noi nel mirino del terrorismo. Monta la rabbia del risentimento, cresce il radicalismo… . A quando lo scontro sociale?
Si genera l’insicurezza ai proclami “il mondo libero è sotto attacco” e “è un attacco a tutti noi” di Theresa May, premier inglese, ma le stesse parole le affermano sia l’ex premier francese Hollande sia la premier tedesca Merkel sia… . Non vi sembra, diciamolo con franchezza, che queste parole suonino stonate quando la misura dell’orrore era già colma da troppo tempo? Genera insicurezza la balbuzie dell’Unione Europea incapace di unirsi in un organismo da tutti condiviso, che sia in grado di produrre provvedimenti comuni per la lotta al terrorismo. È inammissibile che soggetti “attenzionati, segnalati, monitorati” e in alcuni casi arrestati e rimessi poi in libertà vaghino per l’Europa e per l’Italia spargendo terrore. Non doveva esserci un muro navale a protezione dei nostri confini e dell’Europa intera?
Non vi sembra inammissibile che gommoni e barconi vadano e vengano colmi di disperati ma anche di numerosi malintenzionati? È del 6 giugno 2017 la conferma della Guardia di Finanza di Palermo che un’organizzazione italo-tunisina traghettava persone a rischio terrorismo, tanto da far dire agli inquirenti dell’esistenza di “un sodalizio criminale pericoloso per la sicurezza nazionale”.
A fronte di queste considerazioni non pensate che occorrano misure coraggiose anche a costo di comprimere alcuni diritti fondamentali verso i sospettati di delinquere e di terrorismo? E poi, perché i confini dell’Italia devono essere così permeabili, mentre il resto dell’Europa e i paesi del Mediterraneo come Spagna, Grecia e Malta sono blindati?
Abbiamo sprecato e stiamo sprecando lacrime, tempo e risorse economiche. Tante chiacchiere, tanti talk show!!!! Quante altre tragedie, disastri ed emergenze dobbiamo subire? A me pare che si continuino a mettere al centro della discussione politica europea e nostrana temi non di importanza primaria, come deve essere quello di un nuovo piano Marshall per il nostro paese. Ci si accapiglia nelle aule parlamentari su argomenti non in questo momento urgenti, come lo ius soli, con l’unico scopo di accaparrarsi voti alle sempre…. imminenti elezioni.
Mentre – è un dato di fatto – stiamo assistendo impotenti all’inserimento in società di una generazione caratterizzata dai tanti senza lavoro e senza diritti. Assistiamo impotenti alla emigrazione all’estero di tanti di questa generazione di mezzo, alla ricerca disperata di condizioni economiche minime per poter dar vita al loro progetto di vita. Possiamo accettare che la generazione di mezzo, futuro su cui abbiamo investito il nostro futuro, non riesca compiutamente a generare la vita in un processo di rinnovamento della società? Certo, risoluzioni di problemi che intaccherebbero privilegi!!! Io sono sinceramente allibito per la mancata presa coscienza di questa tragedia. No, non esagero questa è una tragedia, perché la generazione di mezzo non è nelle condizioni di poter programmare la propria vita in serenità e generare, ancora di più, quella repressa di nuovi nascituri; non è nelle condizioni di dare seguito alla cultura millenaria dei propri Padri.
Di fronte a questa tragedia come si muove la classe dirigente a livello nazionale? Si salta dall’accordo sulla nuova legge elettorale, ne discutiamo periodicamente da diversi decenni senza sosta, allo ius soli passando attraverso la gestione dell’immigrazione fino alle coppie di fatto e alle paternità. Ecco, come ai tempi degli spettacoli organizzati al Colosseo, ci viene propinato il tema su cui dividersi, discutere e stracciarsi le vesti. Dove sono le discussioni rispetto a cosa questa società può fare per garantirsi una discendenza degna di questo nome? Dove sono i provvedimenti concreti volti a permettere la riduzione delle tutele a chi oggi ancora è ipertutelato, e dov’è l’incremento delle tutele nei confronti dei giovani che invece si sono dovuti caricare sulle proprie spalle tutta la flessibilità? Certo, intaccare certi scandalosi privilegi…!!?!! Costa ……!!!
La politica ha affermato Papa Paolo VI “ è la più alta forma di carità” io aggiungerei “di civiltà”.
Dopo oltre settant’anni di democrazia assistiamo a un disamoramento fra i cittadini quale non c’è mai stato. L’ampia disistima nei confronti della classe dirigente porta a un astensionismo dilagante e preoccupante per la tenuta della democrazia. Si rimpiange la Prima Repubblica; dove sono i figli politici dei padri costituenti: De Gasperi, Nenni, Togliatti, De Nicola e Parri……?
Le risposte dei politici sulla scena sono ritenute spesso lontane dalla realtà e dai bisogni della gente. Viene quasi da temere che si stia assistendo a un invecchiamento della democrazia, a un declino inesorabile e pericoloso per le conseguenti derive. Pensate a quanti popoli hanno lottato e oggi lottano per raggiungere il diritto al voto: ci si rende conto della compiutezza di questo atto democratico? Abbiamo già dimenticato le dittature del secolo scorso e i dolorosi disastri? Apriamo gli occhi sulle dittature odierne, la nostra Repubblica democratica è grande e insostituibile se si torna allo spirito dei Padri Costituenti.
È vero, la corruzione dilagante ha danneggiato ed erode il rapporto tra il sistema dirigenziale e il cittadino, però arrendersi sarebbe “il DISASTRO” per la nostra società. Ma davvero non comprendiamo quali sono le priorità assolute e continuiamo a danzare noncuranti rispetto alla corrosione della nostra società? È accettabile continuare a garantire scandalosi privilegi che gonfiano pensioni, buonuscite, premi di produzioni dopo dirigenze fallimentari? Può essere ancora sostenibile la sperequazione retributiva tra lavoratori pubblici della Camera e del Senato in confronto al pubblico impiego? Si può continuare a dissanguare la media borghesia degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti, dei piccoli e medi imprenditori per foraggiare privilegi e clientelismo assistenziale?!!! Da sempre la media borghesia è stata il pilastro portante della crescita culturale, economica e democratica della storia dell’umanità. Dati Istat registrano che la media borghesia sta scomparendo in Italia, un appiattimento verso il basso, forse ideologicamente voluto da certi centri di potere, perché la categoria non è assoggettabile alla sudditanza clientelare sia per le capacità professionali e culturali sia per quelle manageriali ed economiche proprie. È proprio impossibile come società non riuscire a identificare le priorità e pianificare, tutti insieme, progetti di interventi anche a lungo termine, che in 5-10-20 anni possano essere attuati?
Davvero dobbiamo asserire che la distanza tra la politica e il Paese reale si è fatta incolmabile?
Ogni opinione è legittima e in democrazia tutti hanno il diritto a esprimere la propria civilmente e nel rispetto delle istituzioni, soprattutto se si ha l’onore di essere stati scelti dal popolo per rappresentarlo. Basta con le divisioni, si proceda, finalmente uniti, negli intenti per produrre azioni correttive di un fenomeno che potenzialmente può distruggere la nostra società. È giunta l’ora di fermare le lancette della propaganda per le imminenti elezioni. Dopo avere buttato al macero il 2016 per inseguire la chimera del referendum costituzionale, non si ripeta l’errore nel 2017: nell’Italia dei grandi disastri i problemi non possono più aspettare, MARCISCONO.