Colonia Stella Maris: perché far morire una stella!
via mail da Elio Fragassi
Dopo una serie di articoli apparsi sulla stampa relativi alla “Colonia Stella Maris” spero mi sia concesso, tramite questo mensile, portare un contributo al problema perché, come diceva Leonardo da Vinci “…nessuna cosa si può amare, né odiare se prima non si ha cognizion di quella”.
Le cose (siano astratte che concrete) si apprezzano e si difendono solo quando se ne conoscono i significati e i valori che generano e trasmettono alle generazioni future. A Montesilvano, cresciuta (!!!) troppo in fretta, è venuto a mancare (per chiara volontà politica) malauguratamente, proprio quel collante culturale che, purtroppo, ha bisogno di tempo e luoghi per sedimentarsi come dote civica da coltivare, difendere, diffondere al presente e tramandare a quelli che verranno.
Per questo motivo ho voluto analizzare il progetto dal punto di vista creativo e compositivo stilando la ricerca dal titolo “Colonia Stella Maris – Architettura e geometria, geometria dell’architettura” mettendo in evidenza come la purezza del linguaggio geometrico nella progettazione del manufatto sia il risultato concreto di una contaminazione culturale tra Futurismo e Razionalismo collocando la sua ideazione e realizzazione nel tempo e nella storia perché un prodotto architettonico è la risposta più completa dell’espressione culturale che lo ha generato ed è, anche, più concreto perché è un “manufatto vissuto” e non un quadro o una scultura del medesimo clima culturale.
L’evoluzione della società porta con sé il cambiamento continuo sia dei linguaggi sociali sia dei valori che dei significati delle cose che ci circondano e costituiscono il nostro habitat; in modo particolare ciò vale per l’architettura che rappresenta l’espressione più completa, ma anche più complessa, del pensiero creativo, ed è per questo motivo che è necessario conoscerne le caratteristiche compositive e le peculiarità architettoniche e strutturali che possono fare di questo manufatto un’opera da apprezzare e tutelare per i valori culturali e sociali che ha sedimentato e rappresenta tramandandoli, nella staffetta della vita, alle generazioni future prima che sia irrimediabilmente compromesso.
L’analisi descritta (sia dal punto di vista compositivo che strutturale) ha lo scopo di rendere evidenti i valori culturali, storici, artistici e strutturali dell’opera attraverso una puntuale decodifica del linguaggio geometrico-compositivo nelle sue forme euclidee sia in ogni fase della composizione che in ogni elemento del progetto architettonico e strutturale evidenziando come alla chiarezza del processo ideativo, guidato dal pensiero Futurista, si integrino i concetti dell’espressione Razionalista nei famosi 5 punti di Le Corbusier che si ritrovano, completamente e chiaramente, applicati in quest’opera. Questa profonda contaminazione tra Futurismo e Razionalismo fa di questo manufatto una pregevole opera di architettura da salvare e tutelare ridestinandola ad un uso sociale, uso per il quale era stata pensata e realizzata nella sua potenzialità architettonica di “colonia” come modello storicizzato di architettura del XX secolo.
Chi volesse può leggere e/o scaricare, gratuitamente in formato pdf, la ricerca al seguente indirizzo: http://www.webalice.it/eliofragassi/private/Stella_maris/0%20Copertina%20e%20indice.pdf
Risposta del direttore. Gent.mo prof. Fragassi, la ringrazio del suo contributo e dei complimenti contenuti nel corpo della mail accompagnatoria la missiva che pubblichiamo. Concordo pienamente con lei rispetto alle motivazioni che hanno portato alla mancanza del collante culturale e proprio per cercare di contribuire a creare parte di quel collante in città che i soci fondatori del Il Sorpasso hanno deciso di realizzare il mensile. Consiglio vivamente i lettori di esplorare il suo sito web per apprendere attraverso la sua ricerca i significati e i valori della struttura. Il testo riportato in terza di copertina della sua ricerca L’acquisto di qualunque cognizione è sempre utile allo intelletto, perché’ potrà scacciare da sé le cose inutili, e riservare le buone è quanto da noi auspicato e professato. La ringrazio ulteriormente per averci sollecitato una discussione sull’utilizzo della struttura e ne approfittiamo per porle un quesito: rispetto alla sua conclusione di ridestinare la Stella Maris a un uso sociale, ritiene il progetto di ospitare i corsi dell’Accademia delle Belle Arti coincidente con questo uso?