CASE, STRADE, TRAFFICO E LA CITTA’ NUOVA

CASE, STRADE, TRAFFICO E LA CITTA’ NUOVA
di G. Di Giampietro, Webstrade.it

Può una città di 55 mila abitanti, ormai la terza città d’Abruzzo, andare avanti bellamente a costruire case, a trasformare villette in palazzi, pur facendo parte della più importante conurbazione del medio Adriatico (oltre 300 mila abitanti nell’area urbana Pescara-Chieti) senza avere un Piano Urbano del Traffico, che è uno strumento obbligatorio per legge per città molto più piccole, da ormai 25 anni, senza che nessuno dica niente?

Si può andare avanti con un Piano Regolatore di quasi 20 anni fa, che contiene norme, chiaramente illegali, che permettono di costruire palazzi di 7 piani al posto di villette di uno o due piani, senza marciapiedi, senza parcheggi, senza alberi, senza servizi? Con interventi in cui il massimo di standard pubblico che si può ottenere è un arretramento del recinto di 2 metri, ma solo su un fronte stradale, a discrezione dell’Ufficio Tecnico, salvo poi inventarsi che esiste un “allineamento prevalente” in cui un palazzo di 7 piani si allinea alle casette unifamiliari preesistenti, su una rete stradale di 3-4 metri di larghezza, senza marciapiedi, senza parcheggi, senza servizi.

Un criterio che, se andava bene per le villette a mare della città giardino del secolo scorso, chiaramente non può sopportare i condomini della città moderna sulla stessa rete stradale. Soprattutto in una città turistica il cui il mare e la qualità ambientale sono l’ultima risorsa strategica rimasta.

Si possono continuare a costruire distese di palazzi con recinti a filo strada, pericolosi per pedoni, ciclisti e per gli stessi automobilisti agli incroci?

A cosa dovrebbe servire un Piano Urbano del Traffico ( PUT ) a Montesilvano? Non certo solo per gestire il traffico automobilistico esistente, con qualche senso unico e qualche sosta a pagamento. In primo luogo dovrebbe servire per capire chi siamo e dove possiamo andare.

Il PUT dovrebbe essere un’occasione per conoscere e riflettere sulle caratteristiche della mobilità attuale, su veicoli privati, trasporto pubblico, ciclabilità e pedonalità; sulle relazioni della città con gli altri comuni della realtà metropolitana.

Il PUT dovrebbe fornire indicazioni sul ruolo che deve svolgere il trasporto pubblico in sede propria, dovrebbe dare finalmente indicazioni sul ruolo della Strada Parco, dei parcheggi di interscambio, sul ruolo dei ponti sul Saline, sul futuro della tangenziale, dal cimitero a Silvi e all’autostrada, sul tracciato e caratteristiche delle piste ciclabili intercomunali, ma anche dei percorsi ciclopedonali di adduzione all’asse del trasporto pubblico (i cosiddetti cavatoni o itinerari a mare).

Intanto perché per buona parte di queste opere pubbliche esistono i soldi che o non si sa come spendere o si rischia di spendere male, per fare danni invece di risolvere problemi.

Sto pensando ai 14 milioni di euro ancora disponibili per la Strada Parco e alle decine di milioni che ancora si possono ancora chiedere per un servizio di trasporto pubblico intercomunale efficiente e sostitutivo del traffico veicolare attuale nell’area urbana.

Penso ai 15,8 milioni di euro stanziati per tre ponti sul Saline, che non possono essere tutti solo per le automobili, mentre c’è da ridurre il traffico nella zona a mare, poiché bisogna creare un’alternativa modale per trasporto pubblico e biciclette, per liberare dal traffico dei 60-70 mila veicoli al giorno le strade urbane costiere (lungomare, corso Umberto, via Verrotti).

Penso alle centinaia di milioni di euro che l’Anas aveva messo in bilancio per la Variante alla SS 16 Adriatica per il collegamento Montesilvano Silvi, mentre abbiamo fatto costruire case e una scuola di legno sul tracciato della tangenziale, così abbiamo un’uscita Montesilvano Cimitero che rovescia un traffico insostenibile sulle stradine della zona Vestina, e un uso parossistico della rete stradale minore pedecollinare e intercomunale.

Perché un Piano è meglio degli interventi pubblici realizzati uno alla volta senza coerenza e senza una visione urbana del loro ruolo?

Perché il Piano, oltre che uno strumento di governo è un documento di riflessione collettiva, con l’analisi dell’esistente in cui la comunità pensa all’idea della città futura, in cui ci si interroga su che tipo di città si è venuta realizzando e qual è quella che vogliono per il loro futuro i cittadini, gli operatori economici, i portatori di interesse (gli stakeholders).

Perché un Piano è un momento di riflessione e partecipazione in cui porre sul tavolo della concertazione le scelte da concordare con i comuni contermini (nel PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) e su cui richiedere finanziamenti strutturali.

Ma a Montesilvano abbiamo bisogno di un Piano del Traffico non solo per questo, ma anche per dare regole e qualità urbana al primo spazio pubblico che ogni intervento edilizio deve possedere: lo spazio stradale.

Due strumenti del Piano Urbano del Traffico, in particolare, possono diventare strategici per avviare la riqualificazione urbana della città a partire dal Piano del Traffico: la classificazione della rete stradale e il Regolamento Viario.

La classificazione o gerarchia stradale è un’azione che avrebbe dovuto compiere il PRG, ma che finora è mancata: essa stabilisce su tutto il territorio comunale le diverse tipologie stradali, in particolare le strade di tipo E1, E2, strade urbane interquartiere e di quartiere, quelle su cui, secondo le norme CNR sulle strade, passa il trasporto pubblico e su cui ampi marciapiedi, alberi e parcheggi dovrebbero essere presenti, perché spesso su di essi si svolgono attività commerciali. Perché le strade non sono tutte uguali, e se si può fare a meno di un marciapiede in una strada pedonale che porta al mare o in un quartiere di villette unifamiliari di uno o due piani, nemmeno si può dire che sia sufficiente un marciapiede di 1,5 m su ogni tipo di strada, che sia la centrale via Roma o una via di condomini e forte traffico come via Cavallotti.

Individuare la rete principale e quella secondaria e stabilire le regole da rispettare per quanto riguarda, dimensioni, marciapiedi, recinti, alberi, accessi carrabili, piste ciclabili e percorsi pedonali, tracciati e fermate del trasporto pubblico, sono delle operazioni di base che si dovrebbero fare in un Piano del Traffico, e da normare con un Regolamento Viario trasparente, coerente e pubblico, da collegare poi con le norme di Piano Regolatore di controllo dell’attività edilizia e di formazione delle spazio pubblico, in primo luogo dello spazio pubblico stradale.

Questa città, Montesilvano, negli ultimi 20 anni avrà forse costruito 100 mila nuove stanze (la città turistica estiva raddoppia il numero dei presenti rispetto ai residenti, mentre si stima la presenza di uno stock invenduto di diverse migliaia di abitazioni per un ammontare di circa 15 mila stanze mai abitate. Dati stimati, ma manca attualmente qualsiasi studio sistematico e di riflessione sui fenomeni in atto). Con tutta questa crescita edilizia questa città non ha realizzato, in tutti questi anni, nessun nuovo viale alberato, nessuna strada con un marciapiede che, quando esiste, sia più largo di 1,5 m. Un Intero quartiere nuovo, il PP1, è nato senza un metro di piste ciclabili.

Dopo le prime strade ampie e alberate, ora non solo si aprono nuove strade senza alberi o con mini alberi da 2 metri (via Inghilterra), ma si distruggono anche i viali alberati esistenti, come il viale Alberto D’Andrea, quasi un chilometro di prati e palme, tanto malmesse e abbattute che tutto questo verde, nato con il primo PP1 del 1996, oggi non è buono nemmeno per portarci i cani a fare i propri bisogni, mentre la città avrebbe bisogno di una piazza mercato allungata e di un boulevard fino al fiume.

Intanto corso Strasburgo, l’altro viale di 30 m di larghezza, mai nato, ancora attende di collegare il centro e la stazione con il mare, per pedoni, ciclisti e trasporto pubblico, e di riaprire e completare i negozi del corso commerciale sulla strada alberata, con portici, ampi marciapiedi, piste ciclabili e le fermate della linea TCSP, da Pescara fino a Silvi, che passerà sul nuovo ponte ciclopedonale e del trasporto pubblico, ovviamente.

Ma questa è una storia ancora da scrivere, sul prossimo primo PUT di Montesilvano.