L’ammuina

 

Grasso che cola per chi gestisce l’accoglienza il “Sistema Affaristico”

di Gennaro Passerini*

Attraversiamo tempi nei quali è sempre più complesso comprendere ciò che accade intorno a noi e corriamo il rischio di essere fuorviati dalle differenti e mutevoli interpretazioni che nascondono il fenomeno oggettivo. Voglio prendere ad esempio la questione richiedenti asilo e le infinite discussioni delle due fazioni che si fronteggiano. Molti cavalcano i sentimenti di rigetto del fenomeno avvicinandosi al rifiuto di ospitare i richiedenti asilo, gli altri invece contrastano i primi quasi dogmaticamente e di conseguenza accettano comunque sia l’ingresso dei richiedenti e anche il sistema emergenziale utilizzato dalle Prefetture. Purtroppo pochi hanno il coraggio di andare al nocciolo della questione: 1) l’incapacità della macchina amministrativa di identificare rapidamente i richiedenti asilo; 2) di rispedire a casa chi non ha diritto all’asilo; 3) la mancanza di un vero progetto di integrazione. Oltre a non occuparsi di ciò, ci si continua a dividere in favorevoli e contrari alla presenza dell’immigrato (definizione scorretta perché trattasi di richiedenti asilo) e al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) che nell’ottica generale, sotto la super visione dei Comuni, dovrebbe e potrebbe servire a superare l’emergenza e a gestire e controllare efficacemente il fenomeno in tutte le sue componenti.

Provo a cercare il perché di questo atteggiamento. Immagino convenga a molti continuare a gestire il fenomeno con poca efficienza, perché se i tempi di identificazione sono lunghi, la permanenza nei Centri di Accoglienza Straordinari (CAS) si dilatano e più risorse sono utilizzate come un Bancomat, con pochi controlli, grasso che cola nelle tasche di chi gestisce l’accoglienza, producendo inevitabilmente i fenomeni venuti recentemente alla ribalta delle cronache nazionali. Sì, grasso che cola per il sistema affaristico dei soliti furbetti. Accade che nei CAS chi eroga i servizi agli ospiti reclami il compenso alle prefetture, ma in realtà il servizio è erogato parzialmente, in modo insufficiente e spesso disumano. Abbiamo appreso dalle recenti inchieste che addirittura non vengono erogati tre pasti al giorno e che vengono somministrati persino cibi da destinare agli animali, per non parlare poi dell’assistenza sociale, medica e farmacologica . Ciò purtroppo accade, come evidenziato dalla recente inchiesta sulla gestione del CARA di Isola Capo Rizzuto o dall’inchiesta dei centri romani di accoglienza di pochi mesi fa.

La sensazione è che la grande discussione tra le parti, che appassiona molti, sia tale per la parte che si oppone ma forse anche per l’altra, per evitare che nulla cambi, e che i tempi di definizione dello status degli ospiti nei centri di accoglienza continuino ad essere biblici. Grasso che cola per chi gestisce l’accoglienza. E’ così che si formano d’incanto Associazioni e Cooperative pronte a gestire appetitosi finanziamenti. E’ così che i bilanci di fantomatiche cooperative da poche migliaia di euro raggiungono milioni di euro.

Ecco l’ammuina, tanto agitarsi per non toccare il cuore del problema e conservare lo stato di fatto.

Volendo effettuare un parallelo dal generale al particolare, sembra che chi oggi si oppone, sia tra la maggioranza che tra le opposizioni a Montesilvano, all’avvio del progetto dello SPRAR, voluto e in fase di avvio dall’amministrazione in carica, abbia tutto l’interesse a conservare lo status quo con i due CAS ‘lager’ presso Ariminum ed Excelsior.

Il progetto SPRAR, identificato come soluzione per dimezzare la presenza complessiva dei richiedenti asilo, per dare assistenza più efficace con la ragionevole certezza di garantire agli assistiti di ricevere ciò che è dovuto e, non ultimo, per distribuire in più locali e non solo in due lager i richiedenti asilo, è il nemico da abbattere e quindi giù a raccogliere firme e organizzare la protesta. Ai miei occhi sorge un dubbio che chi fomenta la protesta senza proporre alternative ai due lager esistenti non voglia altro che conservare lo status quo. Grasso che cola per chi gestisce l’accoglienza. Un’altra ammuina?

Volendo tornare indietro alla recente approvazione del bilancio di previsione 2017/2019 passato con 13 voti a favore, 4 astenuti (Aliano, Daventura, Silli e Pompei) e 4 contrari (D’Ignazio e il Movimento 5 Stelle) appare anche in questo caso evidente ai miei occhi qualche comportamento anomalo, non chiaro né trasparente. Trattativa fino all’ultimo respiro per ottenere cosa?

Forse perché chi si agita e strombazza è in possesso di un progetto finalmente ottimizzato a risolvere gli annosi e macroscopici problemi di questa città?

Forse apparentemente per cinque obiettivi tra i quali 110.000 euro ottenuti in favore del progetto di ciclopedonalizzazione di corso Umberto nel tratto tra via San Francesco e viale Europa?

Ma è davvero ciò quanto realmente interessa, o interessa l’assetto di Giunta e le relative posizioni (poltrone) da ottenere per poi sfruttare e ottimizzare alle prossime imminenti elezioni nei rapporti clientelari ? Oltretutto ha senso intervenire con 110.000 euro per realizzare una insulsa e penalizzante ciclopedonalizzazione di un tratto di 350 mt. di corso Umberto senza procedere prima alla realizzazione del Piano urbano del traffico, strumento di pianificazione obbligatorio e fondamentale e per il quale si afferma di non avere risorse mentre al contrario si potrebbe realizzare con meno di 110.000 euro ?

Quale alternativa viaria a corso Umberto avrebbero le auto nelle fasi di chiusura di quel tratto di corso Umberto? Forse via d’Annunzio o il lungomare? Solo progetti figli di una improvvisazione ridicola.

Ritengo immorale dilapidare risorse pubbliche con interventi estemporanei non calati in un progetto per la città, che inevitabilmente passa attraverso i piani. Che fine hanno fatto la revisione del Piano regolatore e la realizzazione del Piano del traffico? È a mio avviso immorale accettare l’aut aut di chi cerca visibilità su progetti estemporanei per proseguire la navigazione a vista senza progettazione di un domani migliore. Continuiamo ad ascoltare che mancano le risorse non per gli investimenti ma per i beni primari, come la chiusura delle buche per le strade, la segnaletica orizzontale, la sistemazione dei marciapiedi, e poi stanziamo in bilancio di previsione 110.000 euro per un sogno, così proposto, insulso e irrealizzabile? Quale interesse per la comunità?

La sensazione è che questa volta l’ammuina sia bifronte.

Sarebbe utile a tutti i livelli che si affrontassero i problemi risolvendoli, anche con progetti a lungo termine, oltre il mandato di consiliatura o legislatura, invece di mistificare e dare l’impressione di giocare al risiko.

Come si batte chi fa della retorica, dell’ ammuina e sguazza nell’improvvisazione e nell’emergenze?

Come si batte chi fa solo del populismo senza proporre risoluzioni concrete e fattibili?

Come si batte chi fa uso di linguaggio fatto spesso di odio e di rancore, di indici accusatori puntati, di inquietanti violenze verbali?

Si batte con una politica di qualità, che si rinnovi continuamente, non chiusa in se stessa in un sistema di potere angusto che pensa alla propria autoconservazione.

Si batte inchiodando gli improvvisatori della politica sulle contraddizioni, sui tatticismi esasperati e sulle meschine incoerenze.

Si batte con una politica affidata a persone moralmente e politicamente credibili che affrontino i problemi con fermezza e coerenza.

Sogniamo si punti a migliorare le condizioni della comunità, unico obiettivo di riferimento di qualunque eletto nelle assemblee rappresentative e non preoccuparsi di ottenere consenso con il solo obiettivo di essere rieletto. Riusciremo mai a evolvere in una democrazia compiuta? Ritengo sia possibile a patto che la comunità sia attenta e valuti i comportamenti e i risultati.

A mio avviso, pienamente fattibile!