Vittorio Iovine: “Procedere rapidamente altrimenti i 110 milioni di € sfumeranno”
di Mauro De Flaviis
Abbiamo intervistato il coordinatore cittadino dell’UDC Vittorio Iovine, sul tema della fusione di Pescara-Montesilvano -Spoltore nella Nuova Pescara.
D. Secondo lei è plausibile che i politici e i tecnici si mettano alacremente al lavoro per fare in un anno quello che non hanno fatto in quattro?
R. Sarebbe auspicabile, ma non pare affatto verosimile che, dopo aver languito per anni, le commissioni si mettano a spron battuto a fare ciò che è ormai evidente non abbiano alcuna intenzione di fare.
D. Lei, dopo l’esperienza di assessore di Sinistra Unita nel 2012 e la candidatura al Consiglio Comunale di Pescara nella lista Nuova Pescara nel 2019, ha di recente assunto il ruolo di coordinatore dell’UDC a Montesilvano che non ha consiglieri in Consiglio Comunale. Le motivazioni che l’hanno spinta a ricoprire questo ruolo sono legate alla realizzazione Nuova Pescara?
R. Da 10 anni a questa parte il quadro politico locale e nazionale è drasticamente mutato: formazioni che illo tempore esprimevano posizioni antimeridionaliste, oggi addirittura amministrano il centrosud. È chiaro che in questo contesto gli steccati ideologici perdono di senso ed occorre concentrarsi sugli obiettivi concreti. Quello della Grande Città, che non è detto debba necessariamente chiamarsi Nuova Pescara, è certamente il tema concreto più importante con cui gli amministratori abruzzesi si trovano a doversi confrontare. La nascita di una Città è evento unico ed irripetibile, occasione irrinunciabile per avviare una nuova ed illuminata pianificazione urbana. Quindi sì, la mia scelta è stata influenzata anche dalla grande apertura che la dirigenza provinciale e regionale dell’UDC hanno mostrato per questo tema, concedendomi ampio mandato affinché la volontà popolare possa trovare compiuta realizzazione. Per questo ringrazio il collega Andrea Maria Colalongo ed il Sindaco Enrico di Giuseppantonio che hanno creduto nella bontà del progetto di rinascita urbana onorandomi della loro fiducia.
D. Ritiene che i 105 milioni a disposizione per la fusione di città sopra a 100.000 abitanti (5 milioni per il primo anno e 10 milioni l’anno per i successivi dieci), grazie all’operato del Senatore D’Alfonso nella scorsa legislatura, siano dirimenti per recuperare il ritardo fin qui accumulato?
R. Certo, si tratta di un ingente sovrappiù di risorse, giunto grazie all’impegno del Senatore D’Alfonso al quale non può che andare la riconoscenza di tutti noi, ma fino a quando non potranno essere concretamente utilizzate, attraverso la realizzazione del mandato popolare, queste risorse resteranno soltanto numeretti destinati a svanire come fumo negli occhi. Occorre che quei soldi siano effettivamente messi al servizio dello scopo cui sono destinati vale a dire il progetto di fusione, che deve partire superando le logiche spartitorie da manuale Cencelli di una politica che non appassiona più nessuno.
D. Ritiene che sia stata rispettata la volontà espressa dalle popolazioni con il referendum, atteso che il Nuovo Statuto, che rappresenta la carta fondamentale dei diritti dei cittadini della Nuova Pescara, dopo quattro anni è ancora tutto da scrivere?
R. No, lo dico con nettezza: non è stata rispettata la volontà popolare e la democrazia sin qui risulta violentata. Non nascondo la mia delusione nel constatare l’arretratezza culturale e la miopia di una classe politica che non ha ancora saputo cogliere la grandiosa occasione data dalla possibilità di fondare una nuova Città, di divenire moderni Romolo e tracciare con l’ideale aratro dello Statuto quel pomerium sacro ed inviolabile che ci consentirà di sentirci tutti davvero cittadini della Nuova Città.
D. È nostra impressione che ai tempi del referendum i cittadini abbiano aderito entusiasticamente all’idea della Nuova Pescara, immaginando che il miglioramento dei servizi garantiti da un unico ente, la qualità della vita delle nostre città e le migliori pratiche da mettere in atto potessero essere trasferiti in tutto il territorio della Nuova Pescara. Come suggerisce di identificare oggettivamente le migliori esperienze agli attuali amministratori e dirigenti da recepire/applicare in tutto il nuovo Comune per evitare campanilismi che rischiano di far perdere un’occasione storica di miglioramento della qualità della vita urbana?
R. È proprio questo il punto: occorre che siano i dirigenti ad essere posti dinanzi alla necessità di confrontarsi e prescegliere le migliori pratiche adeguandole alle specificità territoriali rispetto alle specifiche materie. Giorni fa abbiamo lanciato in merito un tema che riguarda la sicurezza auspicando che questo confronto si realizzi innanzitutto partendo dalle Polizie Locali dei tre Comuni, che possono costituire un punto di partenza per giungere alla concreta fusione. Ma in generale, ribadisco, bisogna che sia la politica a fare da traino e dare l’esempio, definendo le linee guida per la fusione e questo percorso passa imprescindibilmente attraverso lo Statuto. Senza lo Statuto non c’è Nuova Città.
D. Cosa può suggerire agli amministratori per mettere in pratica delle azioni immediate nella direzione della unione delle funzioni?
R. Diplomaticamente dovrei rispondere che gli attuali amministratori non abbiano certo bisogno dei miei consigli, ma, in tutta franchezza, la delusione è così bruciante, che direi che sia il momento di lasciar stare gli orticelli e dedicarsi tutti insieme, aldilà delle spillette sul bavero, alla fusione, iniziando a sperimentare forme di collaborazione tra i settori e unificando servizi partendo ad esempio, per dirne una, da quelli di accesso all’amministrazione come il protocollo che potrebbe divenire sin da subito unico.
D. Qual è il suo giudizio su leggi regionali, come quelle abruzzesi sul recupero di sottotetti e interrati, che permettono la abitabilità di spazi accessori, anche in deroga alle prescrizioni urbanistiche, dopo decenni di proroghe per il recupero di edifici esistenti, ora anche per le nuove costruzioni? Non pensa che il recupero edilizio non possa andare a danno della qualità urbana, soprattutto in regioni a vocazione turistica come l’Abruzzo?
R. Ecco, qui il tema è davvero complicato e lo spazio della risposta non consente un adeguato approfondimento. Certo è che l’edificazione selvaggia e il consumo di suolo sono aspetti patologici dell’urbanizzazione che vanno limitati e corretti, soprattutto nell’ottica della grande Città in vista di un’ulteriore estensione del territorio urbano a quelle aree rimaste attualmente fuori dalla Legge della Fusione, quali i territori di San Giovanni Teatino, Città Sant’Angelo, Cappelle sul Tavo e Francavilla al Mare che paiono ineluttabilmente avvinti al territorio metropolitano e dunque senza meno attratti da quel processo di fusione che porterà alla nascita della Capitale dell’Adriatico.