Carcerazione preventiva necessaria?
di Mauro De Flaviis
Cari lettori, abbiamo appreso della morte del dirigente del dipartimento di salute mentale della ASL di Pescara avvenuto nella notte tra il 07 e 08 aprile quando lo scorso numero era già stato chiuso e ci siamo all’epoca ripromessi di approfondire il tema utilizzando il nostro solito approccio dell’approfondimento con l’utilizzo di interviste.
Non parleremo del tema dell’indagine e cioè della presunta dazione di danari e della evoluzione della stessa, ma dell’utilizzo dello strumento della carcerazione preventiva nel corso delle indagini e della capacità del sistema carcerario di garantire l’incolumità dei carcerati. Vi presentiamo a questo proposito quattro interviste, due a operatori della polizia penitenziaria, ad una dirigente del Ministero della Giustizia e ad una psicopatologa docente universitaria. Da tutte le interlocuzioni emerge chiaro e forte il concetto che costringere improvvisamente alla carcerazione preventiva un indagato in odore di reato, intaccandone l’onorabilità futura, comporta sullo stesso un importante e certo impatto emotivo. È altresì emerso che il sistema carcerario, soprattutto nell’era post covid-19, non è in grado di garantire un controllo continuo che protegga il costretto da atti autolesionistici. E allora si torna al punto di partenza, il vero punto nodale di tutte le storie simili a questa, sia essa relativa a persone esposte o non esposte, e cioè della necessità effettiva di ricorrere alla carcerazione preventiva nel corso delle indagini. Il sospetto è che la magistratura inquirente utilizzi tale strumento per estorcere facili e rapide confessioni dagli inquisiti in cambio dell’uscita dal penitenziario. A distanza di trent’anni dai famosi accadimenti che stravolsero l’Italia ribaltando di fatto un sistema di Governo del Paese, senza aver garantito un miglioramento dello stesso, sembra che gli stessi metodi continuino ad essere utilizzati per facilitare le indagini, senza tener conto dell’impatto di tali modalità sugli indagati. Ricordo, come indicato dalla dirigente del Ministero di Giustizia, che lo strumento della carcerazione può essere richiesto, in alternativa agli arresti domiciliari se e solo c’è il rischio di essere in una delle seguenti fattispecie: pericolo di fuga, inquinamento delle prove, ripetizione del reato. Io non sono di certo competente in materia e mai potrei suggerire come procedere agli inquirenti, ma in epoca covid-19 e di forti restrizioni, il pericolo di fuga lo vedo davvero trascurabile, l’inquinamento delle prove altrettanto improbabile, se l’indagato fosse stato sottoposto ad intercettazione, e per quanto riguarda la ripetizione del reato assolutamente impossibile se sottoposto a sospensione dalle funzioni. Ripeto di non averne le competenze, ma la misura della carcerazione preventiva nel caso in oggetto mi sembra essere una misura non rispondente alla Legge. Purtroppo questa decisione ha contribuito a portare il Dr. Sabatino Trotta al gesto estremo e di certo la comunità intera non avrebbe voluto assistere a questo evento, viste le innumerevoli attestazioni di stima nei suoi confronti emerse sui social nei giorni successivi alla triste notizia. Sinceramente mi è parso di tornare indietro di trent’anni ai tempi di mani pulite e dell’utilizzo facile delle manette utilizzato per ottenere confessioni facili. Sono stato convintamente pannelliano quando i Radicali chiedevano la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati. Ricordo l’approccio di Pannella che ricordava sempre la supremazia della Legge e di lavorare per riportare i comportamenti nell’alveo dello Stato di Diritto.
Ripeto, non sono un esperto in materia essendo un arido ingegnere, ma la domanda sorge spontanea. Se la Legge prevede che, in casi come questo, l’indagato non deve essere sottoposto a carcerazione preventiva, ma ai domiciliari perché chi ha deciso tale provvedimento non ha rispettato la Legge? Provo a fare un paragone. Io sono dirigente delegato alla sicurezza in azienda e se malauguratamente una mia scelta fosse in contrasto con la legge 81, verrei chiamato a risponderne?
Comprendo e sono consapevole della necessità dell’autonomia della Magistratura, ma continuiamo ad assistere ad accadimenti, dai tempi del pool mani pulite, che dimostrano la non capacità di comprendere gli errori e di reagire agli stessi per garantire il rispetto di chi è indagato, da ritenersi innocente fino al termine del procedimento. Vi rimando agli approfondimenti citati in precedenza e mi scuso se ho toccato la sensibilità di alcuni, ma questa vicenda mi ha sconvolto e ho riflettuto a lungo se fosse opportuno o meno esplicitare il mio pensiero a riguardo, ritenendolo doveroso in memoria di chi negli anni ha subito danni da comportamenti simili a questo.
Passiamo al resto dell’offerta di questo numero, ricco per temi e spunti. In primo piano vi propongo l’interessante intervista alla presidente provinciale di Federalberghi, Daniela Renisi, dove viene affrontato il tema della ripartenza post pandemia nel vitale settore del turismo appiedato da 15 mesi di restrizioni e sperabilmente in fondo al tunnel.
Sempre in primo piano vi rimando al punto della situazione sulle armi vaccinali a nostra disposizione e su quelle future per uscire definitivamente da questo incubo. È evidente come la gestione della vaccinazione in Italia, da quando il generale Francesco Paolo Figliuolo ha assunto l’incarico di commissario straordinario per la vaccinazione, abbia finalmente coniugato efficacia ed efficienza. È stato capace di modificare, a seconda delle circostanze, modalità e strumenti ed è riuscito a spronare tutti gli attori coinvolti per superare l’ambiziosa asticella, comunicata per tempo, in una logica di azione coordinata centro-periferia. Il Generale ha utilizzato a piene mani le sue competenze di gestore di strutture complesse focalizzando e risolvendo rapidamente e con efficacia i punti critici (logistica di distribuzione centro-periferia e differenti sistemi di prenotazione a livello regionale), ha ben identificato le possibilità del sistema e i tempi necessari per arrivare al target nazionale (da ricordare l’annuncio delle 500.000 dosi al giorno e il tempo necessario per arrivarci) e soprattutto ha declinato in obiettivi locali, con tempi e responsabilità chiare, rendendoli pubblici e continuamente misurabili. Questo insieme di azioni ha permesso il fiorire di iniziative come gli open day che, dato lo scarso appeal di alcune tipologie di vaccino, ne ha permesso l’utilizzo nei tempi più rapidi possibile, incrementando l’aliquota di chi ha ricevuto la prima dose, già abbondantemente oltre un terzo della popolazione. Entro meno di un mese da oggi almeno metà della popolazione italiano avrà ricevuto una somministrazione e ciò ci permetterà di ritornare ad assaporare la possibilità di incontrarci di persona e di viaggiare nella nostra splendida penisola senza restrizioni invalidanti.
Vi segnalo l’interessante intervista alla dr.ssa Donatella di Pietrantonio candidata alla LXXV edizione del Premio Strega, del quale si conosceranno i vincitori il 10 giugno, con il romanzo Borgo Sud ambientato a Borgo Marino di Pescara.
Voglio concludere con una bella notizia e mi riferisco alla assegnazione della Bandiera Blu 2021 a Pescara. La Bandiera Blu è un riconoscimento internazionale, istituito nel 1987, Anno europeo dell’Ambiente, che viene assegnato ogni anno in 49 paesi, inizialmente solo europei, più recentemente anche extra-europei, con il supporto e la partecipazione delle due agenzie dell’ONU: UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) e UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo) con cui la FEE ha sottoscritto un Protocollo di partnership globale e riconosciuta dall’UNESCO come leader mondiale nel campo dell’educazione ambientale e dell’educazione allo sviluppo sostenibile. Bandiera Blu è un eco-label volontario assegnato alle località turistiche balneari che rispettano criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio. L’obiettivo principale di questo programma è quello di indirizzare la politica di gestione locale di numerose località rivierasche verso un processo di sostenibilità ambientale.
Il Sindaco di Pescara, Carlo Masci, nel corso della campagna elettorale ha posto l’ottenimento della Bandiera Blu per Pescara come uno degli obiettivi primari della sua Amministrazione e con capacità di visione, caparbietà e buona gestione delle risorse disponibili è riuscito a raggiungere l’obiettivo in soli due anni.
Chapot!
Le Bandiere Blu 2021 abruzzesi per Provincia sono le seguenti, tra parentesi le località:
Francavilla al Mare (Piazza Adriatico) – Fossacesia (Fossacesia Marina) – San Salvo (San Salvo Marina) – Vasto (Punta Penna, Vignola, Vasto Marina)
Scanno (Acquevive, Gestione Ciccotti, Parco dei Salici) – Villalago (Villalago)
Pescara (Riviera Nord, Riviera Sud)
Silvi (Arenile Sud, Lungomare Centrale) – Roseto degli Abruzzi (Lungomare Sud, Lungomare Nord, Lungomare Centrale) – Martinsicuro (Villa Rosa, Martinsicuro) – Giulianova (Lungomare Zara) – Pineto (Villa Fumosa, Corfù, Torre Cerrano, S. Maria a Valle Sud, S. Maria a Valle Nord, Lungomare dei Pini/Pineta Catucci/Pineto Centro) – Tortoreto (Spiaggia del Sole)
Mi sarebbe piaciuta la stessa visione e capacità di gestione da parte dei nostri amministratori ed invece dobbiamo annoverare incertezze e lentezza, come dimostrato dalla lettera pubblicata nello spazio delle Lettere al direttore, proveniente dal Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo che sollecita l’Amministrazione ad un riscontro, non pervenuto dall’estate 2020, sul tema del controllo delle sponde del Fiume Saline ad arginare il decennale fenomeno degli abbandoni illegali dei rifiuti.
Rispetto al tema della salvaguardia ambientale del territorio la differenza di passo tra le due Amministrazioni è evidente. Se dovesse servire, ecco un altro motivo per il quale la Nuova Pescara può portare l’area a migliorare le condizioni di vita degli abitanti. Sogno di addormentarmi e svegliarmi all’indomani abitante della Nuova Pescara con Sindaco Carlo Masci e Bandiera Blu sventolante dal Saline al Fosso Vallelunga. Vi abbiamo riportato in foliazione interna i criteri necessari da soddisfare per candidarsi ad essere località assegnataria di bandiera Blu, lettura che ritengo molto interessante. Perché Montesilvano non può impegnarsi seriamente e con priorità ad essere rispettosa dei 33 requisiti per ottenere la Bandiera Blu?