Il toponimo: Prediali

 

di Antonio Sciarretta

In questo numero ci occupiamo di diversi poleonimi (nomi di centri abitati) della provincia di Pescara, e in particolare della sua porzione più a ridosso della costa, che condividono la stessa caratteristica: terminare in –ano. Mi riferisco ad esempio a: Rosciano, Nocciano, Picciano, Catignano…

Questo suffisso –ano non è altro che una formante aggettivale molto produttiva già in epoca tardo-romana. In particolare, veniva attaccata a dei nomi personali per designare la proprietà fondiaria, i poderi di una certa famiglia. Perciò, quando troviamo questo suffisso preceduto da quello che possiamo ricostruire come un nome di gens romana, dobbiamo senz’altro interpretare il toponimo come relativo a un antico fondo agricolo. I glottologi chiamano queste formazioni  “prediali”.

Applicando questa semplice regola, veniamo a sapere che il luogo dove nel medioevo fu fondato Rosciano era in origine il ‘(fundus) Roscianus’, cioè il podere di Roscius o, meglio, della famiglia Roscia (citata già da Cicerone).

Similmente, Nocciano era molto probabilmente il ‘(fundus) Nautianus’ e apparteneva dunque alla gens Nautia ; il suo nome non deriva dunque dalla forma di ‘noce’ che avrebbe il paese, come vorrebbero le etimologie popolari riportate in certi siti internet.

Per il toponimo Picciano dobbiamo invocare la gens Peccia o, in subordine, la Apicia, ma certamente non una presunta dea ‘Pithia’ venerata dai fondatori (etimologia popolare che ancora si ritrova qua e là sul web).

Quanto al nome di Catignano, attestato nel medioevo come Catunianum, richiama senza dubbio il personale Catonius e dunque non ha a che fare con ‘catene’ e luoghi destinati alla deportazione e alla prigionia.

Al di là degli attuali centri comunali, i toponimi prediali sono molto diffusi, specialmente, è ovvio, nelle aree a più forte vocazione agricola. Citiamo il castello di Roiano, antico nome di Caprara d’Abruzzo (Spoltore), che deriverà dal personale Roius. Ma anche molti altri fondi agricoli divenuti nell’alto medioevo sedi di curtes (fattorie) ma mai o solo temporaneamente incastellati : Niranum (Corvara) da Nerius, Asinianum (Corvara) da Asinius, Blesianum (Pescosansonesco) da Bl(a)esius, Pasunianum (Pianella) forse da Passinius, Orfianum (Moscufo) da Orfius, etc. L’archeologo Andrea Staffa (“Le campagne abruzzesi tra tarda antichità e altomedioevo”, 2000) ha contato ben 49 toponimi di origine prediale nella sola Valpescara.

Tra questi ve ne sono ben quattro nell’attuale area di Montesilvano ad attestare un quadro insediativo antico piuttosto vario e articolato. Si tratta di Bacclanum, Afarinianum, Forianum e Matonianum, attribuiti da Staffa alle pertinenze del proto-castello di Coronule, del quale ci siamo già occupati (Il Sorpasso, a. I, n. II, 2015). Per spiegare questi quattro prediali dobbiamo ipotizzare l’esistenza sul territorio montesilvanese delle gentes Bacula, Afrania (?), Furia e Matunia.

Concludiamo avvertendo che non tutti i toponimi che terminano in –ano sono di origine prediale. Ad esempio, il nome di Montesilvano, pur terminando in –ano, non appartiene affatto alla categoria prediale: è oramai noto che si tratta sì di una formante aggettivale, silvanus, che è però derivata non da un nome personale ma dall’appellativo silva ‘bosco’. Un altro esempio notevole di ‘falso prediale’ è Ocretanum, oggi contrada Cordano (Loreto Aprutino), che nasconde non un personale romano ma un ben più antico vocabolo pre-latino (sabellico), che indicava addirittura un centro abitato fortificato.