L’uso del cellulare ci sta uccidendo

   di Pierluigi Lido. Psicologia Sociale del Lavoro

 

Come molti di voi mi trovo ad osservare spesso il mondo che mi circonda e non solo perché non mi piaccia ma per la semplice ragione che mio malgrado, come voi, sono costretto a viverci, anche a contatto con tutto quello che non mi piace.

 

Non mi piace innanzitutto l’effetto che il cellulare ha sulle mie routine giornaliere oltre che su quelle della società in cui vivo, posso ragionevolmente dirlo alla veneranda età di 40 anni e posso affermare con un buon grado di certezza che il cellulare mi danneggi nonostante il fatto che io sia esattamente consapevole di questo, così come quando scelgo(?) di fumarmi una bella sigaretta dopo cena.

 

La fruizione dei media online è sempre più schiava della gratificazione immediata, della dopamina che ci procura un piacere immediatamente raggiungibile, un piacere al pari al gusto che può sprigionare un cibo buono o alla gratificazione che passa da un rapporto sessuale. Ho portato volontariamente due esempi legati a gratificazione immediata: il cibo e il sesso. Tanta roba, vero?

 

Pensiamo addirittura alla gratificazione che riceviamo quando un nostro pensiero, una nostra foto o un nostro contenuto vengono apprezzati da tante persone online, ne siamo felici, grati, divertiti. Se continuassimo a giocare a questo gioco ci accorgeremmo però che quel mondo non è propriamente sano e potremmo maturare l’idea di esserne divenuti dipendenti. Dipendenti da cosa? Dalla dopamina.

 

Il filo conduttore nel consumo di questi contenuti è quasi sempre correlato alle nostre emozioni, a quante e quali vengono generate in noi, ci avete fatto caso? Il contenuto che genera online più reaction è quello più emozionale: l’emozione sceglietevela voi.

 

Ha centrato la questione spiegandolo bene Vittorino Andreoli definendo il cervello moderno come un grande organo sensoriale drogato di emozioni pronte all’uso e privo di costruzione di qualsivoglia sentimento. Perché i sentimenti sono il frutto di elaborazioni complesse che hanno bisogno di un tempo e di un elaborato che non passa necessariamente per un gratificazione continua.

 

Rimane il fatto che i contenuti di massa sono sempre più dilaganti a tutti i livelli e ci raggiungono da qualsiasi latitudine, venendo in soccorso alla nostra grande solitudine, in una società sempre più isolata ed incapace di ricostruire relazioni sociali in modo diverso.

 

Il futuro dei nostri figli non è al sicuro poiché non esiste nessuna regola che vieti l’utilizzo dello smartphone sotto una determinata soglia di età, così come non esiste nessun serio blocco alla fruizione dei contenuti su questi cellulari che vanno in mano persino a bambini piccolissimi. Non è al sicuro perché i genitori sono drogati al pari dei figli e perché ogni iniziativa che si vede all’orizzonte sembra voler fermare il vento con le mani, un vento fatto di sgretolamento di valori, certezze, sentimenti e che ha messo in mano al capitalismo la vendita illimitata delle nostre emozioni attraverso una fruizione di contenuti, privandoci così della capacità di costruire ed educare ai sentimenti le nuove generazioni.

 

I risultati di tutto questo su molti giovani sono sotto gli occhi di tutti, a partire dagli aggiornamenti quotidiani della cronaca nera giovanile. Cosa fare? Perlomeno iniziamo a parlarne di più e a condividere assieme questa problematica, poco prima o poco dopo il prossimo scroll.

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