Il segreto nella tomba (seconda parte)

   di Vittorina Castellano

 

(… continua) Entrai in Santa Maria della Tomba, era piena di fedeli che assistevano alla messa di mezzanotte. Nell’abside illuminato, dietro all’altare vidi innalzarsi la statua di Cristo come simbolo di risurrezione. L’atmosfera era fortemente mistica, fui coinvolto in un turbinio di canti e di luci. Raggiunsi con difficoltà la sagrestia, seduto allo scrittoio c’era ancora quell’uomo.

 – La stavo aspettando, i tipi come lei non si arrendono tanto facilmente. –

– Salve, cerimonia emozionante! –

 – Si sieda, cos’altro vuole sapere?-

– Mi sono chiesto chi fosse mai sepolto in quella tomba, e se ci fosse qualche oggetto che potesse far risalire all’identificazione del personaggio in questione. I raggi del sole al tramonto, attraverso il rosone, proiettano sul pavimento una croce dei templari. La confraternita custodisce per caso qualche reperto trovato nella tomba?- Seguì un silenzio imbarazzante.

 – I membri della confraternita custodiscono certi segreti, non posso aiutarla.-

 – Posso associarmi? Mi hanno sempre affascinato le confraternite, spero non ci siano difficoltà se non risiedo a Sulmona. – Lo vidi sorridere.

– Trova la soluzione per ogni problema, non demorde mai, venga con me. – Lo seguii, chiuse la porta della sagrestia, si fermò davanti ad un quadro, lo tolse dalla parete in pietra viva e lo poggiò a terra.

– Prima giuri solennemente di rispettare i princìpi della confraternita, di cooperare nelle iniziative e nelle opere caritatevoli. Io sono Giulio il cerimoniere, benvenuto fra noi …. –

– Alessandro. –

 Mi sottoposi al rituale di iniziazione, ero eccitato, non sapevo se per la mia nuova appartenenza o per la curiosità di apprendere i segreti custoditi dalla confraternita. Guardavo con ansia la parete, era molto irregolare, Giulio afferrò due blocchi che sporgevano leggermente e cominciò a sfilarli dal muro.

 – Nel 1972, durante l’ultimo restauro ci siamo accorti dell’irregolarità dei blocchi di pietra e ci siamo resi conto che potevano essere spostati. –

Li tolse completamente e li poggiò a terra vicino al quadro poi infilò la mano nell’apertura. In quel momento si aprì la porta ed entrò un uomo tutto agitato.

– Giulio , abbiamo un problema, Enrico ha la febbre, non può correre domattina, bisogna sostituirlo.—

Giulio sfilò velocemente la mano dall’apertura, sistemò al loro posto le pietre e quindi il quadro. Mi guardò.

 – Porta pazienza, la quadriglia ha la priorità. Come sei messo a muscoli? Mi sembri ben strutturato, pratichi qualche sport? –

 – Mi alleno in palestra e faccio footing tre volte a settimana.-

– Te la senti di correre nella quadriglia di domani?-

– Che cos’è la quadriglia, per quel che so è un vecchio ballo!- I due uomini sorrisero poi Giulio aprì un cassetto dello scrittoio e mi mostrò un album fotografico. Vidi quattro confratelli con la mantella verde e una piastra appesa al collo che portavano in spalla la statua della Madonna.

– Questa è la quadriglia che dovrà correre domani. Pensi di farcela? –

 Mi sentii lusingato per la proposta, ero appena entrato a far parte della loro comunità e già mi veniva offerto un ruolo di responsabilità. Annuii.

–Come ti ho detto sono il cerimoniere, guido io la quadriglia, tu starai dietro, così potrai guardare la cadenza dei passi dei due davanti e al mio via inizierai a correre. Ora vai a dormire, devi essere fresco e riposato domattina, ti aspetto alle nove, ti darò il saio e la mantella da indossare. Buona notte, riprenderemo dopo la festa il nostro discorso. –

 Salutai e tornai frastornato nella mia pensione. Presi sonno a fatica, ripensai a quello che mi stava capitando, non poteva essere vero, forse era solo frutto della mia fervida immaginazione, cosa c’era in quella cavità della parete? C’era veramente qualcosa che proveniva dalla tomba? Il suono delle campane mi destò, la pensione era vicina a piazza Garibaldi, arrivai in orario all’appuntamento. Giulio mi stava aspettando, in sagrestia c’era un via vai di confratelli.

– Indossa velocemente gli abiti, dobbiamo andare nella chiesa di San Filippo, la Madonna è lì. –

— Giulio, ho avuto un sonno agitato, che segreto nasconde quell’apertura nella parete? –

 – Ora devi concentrarti sulla quadriglia, andiamo. –

 Raggiungemmo la chiesa di San Filippo dove c’erano altri confratelli che avevano vegliato in preghiera per tutta la notte. Iniziammo la rappresentazione. Ci caricammo la statua sulle spalle e cadenzammo i passi, verso destra e poi verso sinistra in modo da fare ondeggiare la Madonna con il suo manto nero. Piazza Garibaldi era gremita di gente, rimaneva vuoto solo il corridoio transennato, riservato alla corsa. Nella chiesa c’eravamo solo noi, la porta era chiusa. Si sentì bussare. Mi spiegarono che avrebbero bussato tre volte. Nella rappresentazione le statue di San Pietro e San Giovanni avvisavano la Madonna che Gesù era risorto. Il cerimoniere aprì la porta e portammo all’esterno la Madonna. Le migliaia di persone aspettavano in religioso silenzio, si udivano solo i nostri passi cadenzati. Il mio cuore aumentava le pulsazioni, l’adrenalina si stava liberando nelle vene, sentivo il peso della statua sulla spalla e un forte calore mi faceva grondare la fronte. Ero emozionato e anche intimorito, ci stavamo avvicinando al fontanone, la Madonna avrebbe scorto suo figlio sotto gli archi e si sarebbe messa a correre per raggiungerlo. L’atmosfera era coinvolgente, Giulio diede il via, iniziammo a correre, cadde il manto nero, si librarono in volo le colombe e si palesò, in tutta la sua bellezza, l’abito verde della Madonna. La corsa era interminabile, la fatica cominciava a farsi sentire, strinsi i denti, sentii scoppiare dei mortaretti, avevamo portato a termine la missione. Altri confratelli si fecero carico della statua e noi della quadriglia ci stringemmo in un abbraccio liberatorio. Un tripudio di applausi e di canti accompagnò il corteo che rientrava a Santa Maria della Tomba. Mi sfilai gli abiti da cerimonia, li ripiegai e mi recai in sagrestia. Giulio era al solito posto, mi stava aspettando.

 – E’ andato tutto bene. –

– Grazie per l’opportunità che mi hai dato, mi sono emozionato, certe cose ti rimangono dentro per tutta la vita. Sono venuto a salutarti, ritorno a Roma. –

– Non vuoi sapere …. –

– No, potrei rimanere deluso, voglio rimanere con la convinzione che vi fosse sepolto un templare e con lui le sacre pietre. Lasciamo il segreto nella tomba. –

– Sei un ragazzo in gamba, farai un ottimo lavoro, quando tornerai mi porterai a leggere la tua pubblicazione. –

Ci abbracciammo. Lavorai tutta l’estate, riuscii a specializzarmi brillantemente.

Giulio era intento, come di consueto, alle sue carte quando un confratello gli consegnò una busta, la aprì e ne trasse un libro “Il segreto nella tomba”, sorrise, sulla prima pagina lesse

“ Al mio maestro e guida spirituale, con affetto , Alessandro.” (fine)

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