Intervista a Suor M. Gemma Joseph Oberto

In occasione dell’esecuzione di “Voce e silenzio” il 10 febbraio 2024 abbiamo intervistato Suor M. Gemma Joseph Oberto.D. Madre, come e dove ha incontrato Suor Scolastica?

R. Ho incontrato Madre Scolastica nel 1964, anno della mia professione religiosa, a Roma, durante le Celebrazioni del nostro quarantennio di fondazione. Un interrogativo che mi ponevo era perché in quei giorni celebrativi accanto a Don Alberione ci fosse sempre questa piccola suora e non la Madre Generale. Conoscevamo poco Madre Scolastica che tra l’altro era appena rientrata, dopo 15 anni, dall’Argentina. Da quel tempo si iniziò a parlare di lei, la “prima Pia Discepola” scelta da don Alberione, colei che con la sua vita era memoria vivente della nostra storia fin dal suo primo germoglio. Spesso mi parlava di lei mia zia, Pia Discepola, e la cosa che mi colpiva era l’illuminarsi dei suoi occhi quando la nominava. Ma fino al 1973 non ho avuto particolari incontri con lei.

D. Quale “svolta” ha preso la Sua vita?

R. Dal 1973 Madre Scolastica venne a Roma e vivevamo nella stessa Comunità e quindi gli incontri erano quotidiani, nella quotidianità. Ed è da questo tempo che è entrata decisamente nella mia vita, in modo discreto, quasi come una dolce pioggia che neanche la senti ma che penetra e feconda dall’interno. Non aveva ruoli direttivi, viveva in assoluta semplicità senza rivendicare nulla, anzi accettando serena di essere all’ultimo posto… E io a poco a poco mi sono sentita contagiata dalla sua presenza, dal suo essere Pia Discepola del Divin Maestro, anche con tante piccole lezioni di vita. Se diceva una parola percepivo che scaturiva da un’esperienza, dall’aver vissuto sulla sua pelle quanto ti esortava a fare. Soprattutto avvertivo il suo profondo e irradiante rapporto con Gesù e quando andava al turno di Adorazione sembrava che volasse per incontrare l’Amato… e sinceramente provavo un po’ di invidia! Non posso dimenticare alcuni incontri decisivi per me tra il 1981 e 1987, soprattutto nei tre anni in cui era priva dell’uso della parola: tutta la sua persona era comunicazione, vibrazione, ancora una volta contagio, da quella ‘cattedra’ che era un bianco lettino. Si è incisa in me una domanda, una consegna che risuona ancora oggi: e tu, che cosa, Chi comunichi, come?

D. Qual è stato il carisma di Suor Rivata che più L’ha colpita e continua a meravigliarLa?

R. L’esperienza di vita con Madre Scolastica mi ha messo in mano la chiave anche per studiare la storia della Congregazione, per fare una buona ermeneutica dei testi fondazionali. Poi, dal 2006, lavorando con la Postulazione nella preparazione della Positio per la Causa di beatificazione e canonizzazione, ho avuto il dono non solo di leggere e approfondire documenti e testimonianze, cosa importante, ma soprattutto di incontrare in modo nuovo Madre Scolastica, che dal 1987 era nella Gerusalemme Celeste. Ho iniziato, non solo a chiedere la sua intercessione, ma a sentirla viva accanto a me, a dialogare con lei, a chiederle anche di mettersi al computer con me per scrivere quello che la riguardava, a sentirla una guida sicura, una Madre che continua a generare vita!Ciò che mi colpisce come chiave della sua vita (da quella prima dichiarazione: “Signore, Tu solo, e basta!”) è l’ardente Amore alla persona di Gesù, da cui scaturisce un ardente amore ai fratelli e alle sorelle. Ho incontrato una donna innamorata, fino all’ultimo respiro!

D. A Suo avviso e data la Sua esperienza religiosa, le “chiamate”, le “vocazioni” di oggi sono più o meno forti e autentiche rispetto al passato?

R. Non metterei sulla bilancia più o meno … tra passato e oggi. Il tempo e lo spazio, in cui si svolge la vita nel susseguirsi della storia, offrono il clima in cui le persone respirano e ogni epoca ha influssi buoni e meno buoni. Ieri come oggi importante per tutte le vocazioni è avere incontrato una Persona, la Persona di Gesù, Colui che apre al vero senso della vita. Quindi le “vocazioni” sono forti e autentiche anche oggi, come in passato sono state quelle di quanti si sono sentiti afferrati dal Signore Gesù e hanno accettato di vivere questa avventura. Credo che oggi ai giovani più che dire tante parole sulla bellezza della vocazione sia urgente il buon contagio!

  1. D. Come ha vissuto i giorni di preparazione al Centenario del 10 febbraio scorso?

R. Cento anni: un viaggio nella storia che ha suscitato in me un grande inno di grazie al Signore per le meraviglie che ha compiuto, un inno alla sua incrollabile Fedeltà! Anche se ci sono stati momenti storici difficili, non siamo mai rimaste a terra, perché il Signore ci ha sostenute con la sua mano e ci ha rimesse sempre in cammino spalancando nuovi orizzonti. Cento anni: un inno di grazie al nostro Fondatore Don Giacomo Alberione, a tutte le sorelle che dopo Madre Scolastica, la “prima fra molte”, sono state Discepole del Maestro Gesù e che di generazione in generazione hanno trasmesso il dono. Un grazie a tutte le persone che ho incontrato nei 62 anni del mio cammino nei 100 della Congregazione.

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