Salvatore Presutti, “il principe in cucina” dei ristoratori in America

   di Pasquale Criniti

Salvatore Presutti, “il principe in cucina” dei ristoratori in America, nacque il 5 agosto 1889 a Pratola Peligna in una famiglia di modeste condizioni economiche.

I suoi genitori, Rocco e Giovanna, quando il ragazzo raggiunse l’età di quattordici anni decisero di mandarlo negli Stati Uniti d’ America dove viveva un loro cugino nella speranza di assicurargli un futuro migliore di quello che avrebbe potuto avere nel paese natio.

Al porto di Napoli Salvatore salutò i suoi genitori e si imbarcò sul Piroscafo “Nord America” con il quale arrivò negli Stati Uniti d’America ad Ellis Island.

Il primo periodo di permanenza in America fu per lui molto duro; inizialmente trovò lavoro come lustrascarpe, poi come fattorino ed infine come panettiere.

Nel frattempo si impegnò nello studio della nuova lingua presso una Chiesa cattolica migliorando la sua conoscenza non soltanto del linguaggio ma anche dello spirito della nazione che lo aveva accolto.

Successivamente trovò lavoro come cameriere e cuoco e grazie alla sua bravura ed alla empatica innata gentilezza divenne in breve il preferito dai clienti.

Lavorava anche sette giorni alla settimana pur di guadagnare qualche dollaro in più e coltivava il sogno di aprire un proprio ristorante.

Nel 1909 venne contattato dall’anziano titolare di una birreria che gli propose, convincendolo, di lavorarvi con la prospettiva di realizzare ottimi guadagni.

Per alcuni anni in effetti gli affari gli andarono benissimo ma l’arrivo del proibizionismo fece azzerare le sue entrate.

Allora tentò di trasformare quel locale in un negozio di alimentari con risultati molto deludenti tanto che corse il rischio di entrare, per sopravvivere, nel giro del contrabbando degli alcoolici.

A quel punto fortunatamente decise con i pochi risparmi messi da parte e con l’aiuto della giovane moglie Rosina Gualtieri, che aveva sposato nel 1914, di aprire un ristorante tutto suo a Columbus, capitale dell’Ohio, nello storico popoloso quartiere “Italian Village”.

Il ristorante denominato “Presutti’s Restaurant” in breve tempo diventò il ritrovo preferito dell’intera comunità italo-americana e successivamente di tutta la cittadinanza di Columbus.

Salvatore riuscì ad organizzarsi per importare direttamente dall’Italia i migliori prodotti: olio, vino, formaggi e persino i famosi confetti di Sulmona; così facendo il suo ristorante divenne una meta ambita per chiunque volesse gustare l’ottima cucina italiana dei Presutti.

Negli anni Trenta il notevole successo del ristorante spinse i Presutti ad ampliare il locale che divenne così “Presutti’s Villa” con ampi saloni, un grande bar, una cucina super attrezzata ed un vasto ed accogliente giardino.

I coniugi Presutti avevano entrambi un carattere fortemente generoso ed avendo raggiunto una discreta agiatezza spesso offrivano pasti gratuiti ai più bisognosi o rifornivano le mense dei poveri.

Per questo loro modo di essere da tutti venivano indicati come “Papà Salvatore” e Mamma Rosina”.

Nel corso degli anni il ristorante registrò la frequente presenza di celebri attori, di famosi campioni sportivi e di potenti personaggi della politica e dell’imprenditoria.

Per tutti Salvatore Presutti era “il principe in cucina”, definizione che gli fu consegnata dal sindaco di Columbus James J. Thomas.

Il celebre attore comico Bob Hope disse degli “spaghetti fatti in casa” di Mamma Rosina: “un giorno spero di trovarli anche in paradiso”.

Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale l’animo di Salvatore e Rosina fu molto combattuto tra l’amore per il loro primo figlio Alfred Rocco e l’affetto per i figli dei loro parenti rimasti in Italia.

Passata la guerra il ristorante continuò ad essere meta privilegiata di avventori amanti della buona cucina.

Alla fine degli anni Cinquanta il “mitico” golfista Arnold Palmer divenne un assiduo frequentatore del “Presutti’s Villa”.

La sala del caminetto, dove il loquace Salvatore si intratteneva con i clienti, era riservata solo a pochi intimi.

Negli anni i Presutti, padre e figli, furono chiamati a far parte di varie ed importanti associazioni, fondazioni e consigli di amministrazione.

Il “Presutti’s Villa” ed i loro proprietari erano oramai diventati una vera istituzione.

Nel 1963 morì “Mamma Rosina” e Salvatore così disse agli amici: “Senza di lei nulla sarà più come prima”.

Dodici anni dopo, il 15 novembre del 1975, seduto sulla sua poltrona accanto al caminetto morì anche Salvatore.

Il ristorante gli sopravvisse fino al 1981 quando un violento incendio lo distrusse completamente.

Lo scrittore Michael Harden ha dedicato a Salvatore Presutti ed alla sua storia il libro “Passage to America”.

Il sindacalista Geremia Mancini presidente onorario dell’associazione storico-culturale “Ambasciatori della fame” ne ha raccontato le vicende inserendolo tra i personaggi abruzzesi emigrati poco conosciuti ma meritevoli di attenzione e rispetto per aver rappresentato degnamente l’Abruzzo nel mondo.

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