La strana storia di Adone: nasce da una pianta e….
di Raffaele Simoncini
Quando abitualmente si dice ad un uomo che è un Adone, gli si fa un grande complimento! Da sempre Adone ha rappresentato il simbolo della bellezza al massimo grado. Eppure, se ci si sofferma a narrare qualcosa di questo essere mitologico, si scoprono cose incredibili. Andiamo per ordine. Adone nasce da Mirra, una donna divenuta pianta, per un processo molto diffuso nel mondo mitico, ovvero quello della metamorfosi, del mutamento di un essere da una condizione (ad esempio, un essere umano) ad un’altra (come nel nostro esempio, in albero). E la pianta Mirra non si trova in un posto qualsiasi, ma nel bosco di Cipro. Adone, appena nato, è un bambino bellissimo e il nome gli viene dato da ninfe e dagli animali del bosco. Ma i veri guai, povero bambino, diventano seri, quando si diffonde la notizia della sua nascita, tra gli dei dell’Olimpo. Chi mai poteva prendere sotto la sua protezione il bambino Adone? Ma è ovvio! La bellezza allo stato puro, Afrodite! Presa dai suoi innumerevoli impegni mondani, Afrodite pensa bene di affidare in custodia il bambino a Persefone, esperta della vita degli uomini. Il bambino si trova a vivere cosi in condizioni ottimali – natura, bellezza, armonia, perfezione – finché non scoppia una forte rivalità tra le due dee: ognuna vuole tenere per sé il bambino divenuto giovane, e solo l’intervento di Zeus riesce a dirimere la questione ingarbugliata. Adone potrà vivere quattro mesi con Afrodite, quattro mesi con Persefone e, per i rimanenti quattro mesi, sarà Adone stesso a scegliere con chi stare. Ed è così che Adone sceglie Afrodite, che riempie il cielo di amore primaverile (sala Botticelli agli Uffizi di Firenze). Tutto finito, tutto a posto? Non scherziamo! Siamo tra gli dei!! Persefone, la dea esclusa, prova un’invidia fortissima e sa già che questa invidia si trasformerà in un grave danno per Adone. Di fronte alla tuche, al Caso, dispensatore di decreti inviolabili, nemmeno Afrodite può opporsi. Adone, secondo il suo destino segnato, sa che sarebbe meglio per lui non andare a caccia: glielo ha raccomandato Afrodite. Il giovane, disobbedendo ad Afrodite, viene assalito e ucciso da un cinghiale ferito. Piangente e profondamente addolorata, Afrodite si rivolge a Zeus e gli chiede che Adone comunque continui a vivere. Accade a questo punto ciò che noi chiameremmo un miracolo: le lacrime divine versate sul corpo senza vita di Adone fanno germogliare lunghi steli di fiori rossi, azzurri e viola. Dal sangue che sapeva di terra, Adone rinasce a nuova vita come anemone. Nato da un albero, egli ritorna alla terra come fiore che appassisce d’inverno, per rinnovarsi a primavera e tornare ad essere in armonia con la natura del bosco. È questo il signum, il simbolo di due amori fortissimi riuniti e indissolubilmente legati, quello della splendida Afrodite e quello della divinità degli Inferi, Persefone. Adone è stato ricordato e menzionato innumerevoli volte da artisti, poeti, narratori, pittori, scultori, uomini di cultura in senso lato, ma la sua storia ci insegna che Amore e Morte sono destini inesorabili anche per chi è nato bellissimo e divino. La metamorfosi diviene una spiegazione altamente poetica ed affascinante e colpisce la sensibilità e la spiritualità del mondo classico. Con il passare dei secoli e anche dopo l’avvento del cristianesimo, la metamorfosi continua ad avere una sua storia, una sua attrattiva e sue diverse diramazioni, di cui si dirà in breve in un prossimo articolo.