No vax, non scherziamo!
del dottor Bruno Silvestrini (professore onorario di Farmacologia all’Università Sapienza di Roma)
Questa non è una scaramuccia, è una guerra.
Una guerra scatenata da un nemico che sopravvive e si moltiplica agganciando le nostre cellule, penetrandole e ricavandone nutrimento e apparato riproduttivo. È dotato di una micidiale mobilità, che gli consente di diffondersi ovunque. Ha infettato, ovvero ferito 200 milioni di persone, con un tasso di mortalità compreso tra il 4,3 e il 2,4 per cento.
Che cosa oppone l’Homo sapiens a questo primordiale, micidiale nemico? Gli anticorpi, che sono pallottole magiche, prodotte su misura del singolo avversario, senza danneggiare i tessuti circostanti. Hanno però un limite: il sistema immunitario le produce di volta in volta in caso di pericolo, ma questo richiede da due a tre settimane e nel frattempo un persona ferita, ovvero infetta, può anche morire.
L’Homo sapiens ha addomesticato le infezioni facendo sì che attivino la produzione degli anticorpi senza i pericoli del loro corrispettivo naturale. Ha impiegato circa 2000 anni per realizzare questa straordinaria impresa, ma alla fine c’è riuscito con i vaccini. Il vaiolo, che arrivava a sterminare fino al 15-30 per cento della popolazione colpita, è addirittura scomparso. Altre infezioni come il tetano, la difterite, la poliomielite e la rosolia sono state debellate, al punto che a un giovane può capitare di non incontrarle mai. Ne conservano il ricordo i medici della mia età, che hanno perso compagni di scuola, talvolta della stessa classe, stroncati dalla difterite o paralizzati dalla poliomielite.
Si obietta che i vaccini non sono scevri da rischi.
Non potrebbe essere altrimenti, perché per attivare la risposta anticorpale essi devono inviare all’organismo un segnale di pericolo.
La grande impresa dell’uomo è consistita nel depotenziare questo segnale, minimizzandone i rischi. Si chiama rapporto rischio-beneficio.
Nel caso dei vaccini è talmente favorevole da superare non solo i comuni interventi medici ma anche molte attività lavorative. Lo spiega dettagliatamente un articolo scritto insieme al figlio e al nipote che hanno abbracciato la mia stessa carriera scientifica. Non nella stessa sede, perché sarei stato accusato di nepotismo, ma altrove. Ecco l’articolo sul Web, per chi volesse consultarlo: Vaccines, a matter of risk benefit ratio -tks – Technoscience.
Io non critico la gente comune che combatte i vaccini non conoscendone le basi scientifiche.
Critico i nostri governanti che avendo accesso a queste informazioni talvolta non ne traggono le dovute conseguenze o nicchiano.
Chi non si vaccina diventa un collaborazionista ospitando, nutrendo e diffondendo un virus parassita, che altrimenti non sopravvivrebbe.
L’obiezione di coscienza è un diritto, ci mancherebbe! Un diritto, però, che non deve cozzare contro quello collettivo. Ne discende l’obbligo della vaccinazione, non in senso assoluto, ma per partecipare alla vita civile.