I fatti e le chiacchiere
di Mauro De Flaviis
Cari lettori, eccoci a presentarvi un ulteriore numero che non distribuiremo in formato cartaceo, ma solo in formato digitale, a causa delle limitazioni alla libertà di movimento introdotte dai DPCM succedutisi dall’8 marzo in poi.
Il numero di marzo è stato distribuito solo nella versione digitale ed è tuttora consultabile sul nostro sito web, come anche tutti i numeri fin qui pubblicati.
Siamo tutti reduci da oltre 50 giorni di stringenti limitazioni delle libertà di impresa ed individuali, garantite dalla nostra Costituzione, al fine di contenere i rischi di allargamento del contagio.
In questa lunga sospensione dei nostri diritti, di cui non conosciamo ad oggi il termine presumibile, abbiamo sentito purtroppo tante chiacchiere. Mi duole affermarlo, ma dal Presidente del Consiglio mi sarei aspettato maggiore chiarezza nella esposizione e concisione. Il Presidente oramai imperversa sugli schermi con dirette sostanzialmente monodirezionali, utilizzando molto più tempo di quanto sia necessario per diffondere la/le notizia/e effettivamente da comunicare. Troppe chiacchiere per i miei gusti!
I fatti sono i seguenti (fonte https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/):
- I decessi accertati per covid19 in Italia sono purtroppo superiori a 27.000, pari allo 0,45 per mille degli italiani;
- La maggioranza dei focolai si è sviluppata negli ospedali e nelle residenze sanitarie assistenziali (fonte Dott. Giustino Parruti, intervistato il 25 aprile 2020 nel TGR delle 14);
- Gli ospedali e il personale ospedaliero non erano e non sono attrezzati né posseggono le adeguate competenze per combattere, in sicurezza per sé e per i pazienti, il virus;
- I morti in Abruzzo per lo stesso motivo sono circa 300, pari allo 0,23 per mille degli abruzzesi;
- I tamponi effettuati in Abruzzo dall’inizio dell’emergenza sono stati all’incirca 35.000, pari al 2,6% degli abruzzesi se fosse stato effettuato un tampone per paziente, e ciò non corrisponde al vero. È facilmente calcolabile un numero inferiore al 2% di abruzzesi sottoposti a test;
- I decessi nel mondo accertati per covid19 sono superiori a 200.000;
- Ancora oggi i pazienti sottoposti a tampone devono attendere più giorni per ottenere l’esito dell’analisi, mettendo a rischio le persone incontrate nel frattempo.
Le TV ed i social media sono inondati di dibattiti e di amministratori che si affannano a ringraziare i medici e gli infermieri per la disponibilità dimostrata e a promettere aiuti a famiglie e imprese in difficoltà o ad elencare le attività di aiuto già messe in atto. Chiacchiere!
La comunità italiana non ha bisogno di amministratori che promettono di alleviare i danni economici derivanti da questa condizione simile agli arresti domiciliari. Al contrario, la comunità ha bisogno di amministratori che, consigliati dagli esperti di settore, trovino le risorse per rendere efficace il piano pandemico nazionale. Il piano è stato approntato nella prima versione nel 2002 e, successivamente, è stato modificato adeguandolo alla direttiva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2005. È evidente che il piano non sia stato messo in pratica diligentemente, se dispositivi di protezione individuali per il personale sanitario non sono stati accantonati e resi disponibili alla bisogna e se le strutture sanitarie si sono fatte trovare impreparate nella gestione della epidemia, senza reparti dedicati e personale qualificato in numero sufficiente a garantire una adeguata risposta. Gli amministratori avrebbero dovuto individuare le risorse nell’ultimo ventennio, magari evitando, come accaduto nel corso del 2019, di impegnare risorse ingenti per quota 100 e reddito di cittadinanza al fine di accontentare il bacino elettorale, invece di investire risorse nella sanità pubblica preparandosi alla epidemia che tutti si aspettavano. Purtroppo gli amministratori sono concentrati ad assumere provvedimenti che permettano loro di soddisfare le aspettative degli elettori della propria parte e non a valutare prioritari gli investimenti in scuola, ricerca e salute perché non dotate di sufficiente attrattività. La responsabilità principale di questo stato di fatto è del corpo elettorale che continua a premiare i chiacchieroni!
In Lombardia, regione tanto decantata, in quanto simbolo di efficienza amministrativa, dai politici che hanno imperversato negli ultimi trent’anni, per giustificare l’utilizzo sempre più ampio di risorse per investimenti e servizi, è accaduto che a fronte di posti in terapia intensiva tutti occupati e dell’impossibilità di assistere tutti i pazienti, la Regione non è stata capace di requisire le sale operatorie, per utilizzarle come letti di terapia intensiva, delle case di cura convenzionate con il sistema sanitario regionale.
Sempre nella stessa Lombardia è accaduto che si è costruito un reparto di rianimazione in Fiera a Milano per 100 posti letto, spendendo 21 milioni, e con una occupazione di 10 posti letto senza avere la sufficiente disponibilità di medici rianimatori e di personale infermieristico. Il Dr. Mario Ricci, anestetista e rianimatore di Cremona, ha raccontato di aver ricevuto richieste, provenienti dalla politica lombarda, di spostamento di pazienti rianimati al nuovo ospedale in Fiera, al fine di giustificarne la sua realizzazione. (1)
Perché spostare dalle rianimazioni degli ospedali lombardi, non più in condizione di mancanza di posti in rianimazione, dei rianimati con evidenti rischi per loro? Solo per poter fare chiacchiere. Purtroppo, come accade spesso in Italia, i fatti passano in secondo piano rispetto alle chiacchiere.
A Montesilvano è accaduto che il Sindaco, di concerto con il Sindaco di Pescara, abbia emanato una ordinanza per interdire a pedoni e bici il lungomare e la strada parco i giorni 25 aprile e 1 maggio. Ciò è stato immaginato per ridurre il rischio di assembramenti nei due giorni di festa. Provvedimento di forte limitazione della libertà dei cittadini, comprensibile nell’ottica della riduzione del rischio.
Nello stesso frangente si è deciso di istituire dei banchetti di distribuzione alla popolazione delle mascherine prodotte dalla Fater e donate al Comune di Montesilvano dalla Protezione Civile. Tale modalità di distribuzione, encomiabile per la disponibilità da parte della struttura organizzativa, era da considerare a rischio per la possibile generazione di assembramenti, che purtroppo si sono puntualmente verificati all’avvio delle operazioni presso il punto di distribuzione di Villa Verrocchio in largo Dean Martin nella mattinata del 24 aprile.
Il 24 aprile stesso alle 14:00 il Sindaco ha ritenuto necessario rispondere con un video di 24 minuti via Facebook alle sollecitazioni di chi, tra i quali il sottoscritto, ha suggerito un intervento immediato di risoluzione degli assembramenti per ridurre il rischio contagio.
Nella diretta Facebook il Sindaco ha accusato la stampa di screditare il suo operato e di non apprezzare il duro lavoro di cui si è caricata l’amministrazione per rispondere all’emergenza. Possibile siano stati necessari 24 minuti per giustificare l’operato dell’amministrazione?
Da parte mia non è arrivata alcuna critica, ma un segnale di attenzione affinché non si rischiasse di vanificare i quasi due mesi di sostanziale carcerazione domiciliare a cui tutti siamo sottoposti. È chiaro che l’assembramento immortalato dalla foto della nostra lettrice è un fatto e come tale va riconosciuto. La foto è subito divenuta virale e poi è stata ripresa da tutti i siti locali di informazione ed è stata pubblicata il 25 aprile anche da Il Centro.
A rendere ancor più surreale la situazione creatasi con le scelte contraddittorie (25 aprile strada parco e lungomare vietati a tutti, anche se distanziati, il 24 aprile sulla strada parco una elevata concentrazione di cittadini a Villa Verrocchio), è arrivata nel corso della serata del 25 aprile la risposta della Presidenza del Consiglio a permettere i bagni in mare per i residenti nei pressi del lungomare.
Nessuno critica la distribuzione delle mascherine alla popolazione effettuata direttamente dall’amministrazione ed in tempi brevi, anche se saremo costretti a rimanere a casa almeno fino al 4 maggio e non per nostra scelta, l’importante è che siano minimizzati ad un livello trascurabile i rischi di contagio.
La valutazione delle attività umane non si fonda sull’impegno, ma sui risultati. Perché è stata decisa quella modalità di distribuzione? Abbiamo provato ad offrire al Sindaco e all’ufficio stampa del Comune di Montesilvano uno spazio per giustificare la scelta, convinti che il confronto costruttivo delle posizioni contrapposte sia sempre foriero di comprensione delle motivazioni delle parti. Alla data di chiusura del numero di aprile l’offerta non è stata accolta e ci vediamo costretti a lasciare in bianco lo spazio dedicato a rappresentare la posizione della amministrazione. A fronte di ciò, la redazione ha preparato un testo contenente le motivazioni che avrebbero dovuto portare a non scegliere quella modalità distributiva.
Rispetto alla motivazione della ampia dimensione della Città, che ha reso impossibile la distribuzione porta a porta, basta guardare come Pescara si stia attrezzando nella distribuzione. Sono sempre più convinto che la Nuova Pescara, con l’incremento dimensionale che comporterà, ci permetterà di innalzare la qualità dei nostri amministratori.
Vi sollecito la lettura delle riflessioni dei nostri redattori sulla didattica a distanza delle scuole dei nostri figli per tentare di comprendere obiettivi e direzione intraprese dalle scuole. Inoltre vi suggerisco i tanti contributi di riflessione sul periodo di sospensione che stiamo vivendo e le profonde riflessioni sulle nostre abitudini ante covid19, che forse verranno modificate in futuro. Tanti i contributi di estremo valore che mi permetto di consigliarvi.
Buona quarantena e buona vita!
- atti quinto incontro “Coronavirus, scienza e diritti. Affrontare l’emergenza, preparare il futuro, della Associazione Luca Coscioni del 18 aprile 2020 – minuti 53:00/1:05:00