Definizione del rischio in geologia (parte terza)
di Pierluigi Vasile, dottore in geologia
(..) In base a questi esempi, però, è forse adesso un po’ più semplice, per ognuno di noi, provare a modulare il concetto di Rischio in funzione di eventi naturali che possono accadere in una zona, delle condizioni presenti in essa e delle espressioni associate in termini di Vulnerabilità e di Valore contenuto.
Cosa possiamo fare? O meglio, cosa può fare l’uomo? Se analizziamo la equazione del Rischio ci rendiamo conto che il fattore sul quale si può incidere, in termini di agire umano ed al fine di mitigare il Rischio, è principalmente la Vulnerabilità.
Infatti se la Pericolosità esprime una caratteristica intrinseca e naturale di un territorio, è frutto delle sue componenti fisiche ed è pertanto, almeno in parte, non modificabile dall’uomo, altrettanto non può dirsi per la Vulnerabilità, in quanto è possibile rendere un’area di interesse il meno Vulnerabile possibile attraverso una corretta pianificazione e progettazione di quello che in essa si vuole insediare.
Ad esempio per abbassare la Vulnerabilità si potrebbe pensare di non edificare in aree golenali, dove un fiume esonda in modo del tutto naturale e dove un manufatto risulta, se investito da un’onda di piena, inevitabilmente più fragile (vulnerabile, appunto) dal punto di vista strutturale e di resistenza di quanto non lo sarebbe se localizzato lontano dal fiume stesso.
Per quanto riguarda la Pericolosità abbiamo invece detto che essa non è modificabile dall’azione dell’uomo, ma non sempre è così: molto spesso la cattiva gestione del territorio è capace di variare in peggio il livello di Pericolosità di un’area. Se ad esempio pensiamo ad un’area percorsa da un tratto di fiume che abbia un andamento naturale, per tale area avremo una Pericolosità per alluvione più bassa rispetto alla stessa zona ove il percorso del fiume risulti cementificato e canalizzato dall’opera umana: in occasione di eventi meteorologici intensi che inducono forte carico idraulico, infatti, nel primo caso vi sarà la possibilità dello stesso di esondare su aree golenali naturali, mentre nel secondo tale possibilità risulta molto ridotta con la conseguenza che lo “sfogo” del fiume sarà molto più improvviso ed imprevedibile. In altri termini il livello di Pericolosità idraulica del fiume risulta alterato rispetto alla sua condizione naturale.
Un’ultima considerazione è la seguente: si può pensare che il Rischio sia basso solo se si opera in maniera tale da minimizzare le componenti che concorrono alla sua valutazione. La mitigazione del Rischio si può perseguire intervenendo sui fattori che dipendono direttamente dall’opera dell’uomo, per esempio riducendo la Vulnerabilità del nostro territorio con azioni costanti e continue di tutela e salvaguardia dello stesso (si pensi ad attività di corretta gestione degli ambiti fluviali rivitalizzando i corsi d’acqua e conferendo ad essi il loro spazio naturale o ad azioni negli ambiti collinari e montani con opere di rimboschimento e tutela dei versanti) oppure riducendo la Vulnerabilità delle strutture mediante metodi costruttivi adeguati e rispettosi dei progetti originari e non piegati alla speculazione economica ed al profitto immediato, in modo da avere strutture conformi alle richieste di resistenza volute dalle attuali stringenti normative soprattutto in campo sismico.
La nostra penisola è una terra che ha elementi di Pericolosità connaturati alla sua formazione geologica ed alla continua evoluzione del suo territorio, una Pericolosità naturale che deve essere studiata ed ulteriormente dettagliata a livello di scala territoriale mentre il Rischio connesso a questa Pericolosità può e deve essere minimizzato agendo sulle altre componenti che lo determinano. In questo dovrebbe risiedere una visione moderna dell’agire umano, un agire che vada la di là di interessi economici ma sappia innalzarsi, ormai, a livelli superiori dettati dalla volontà di tutela e rispetto della vita umana e di tutela e rispetto dei beni che nel corso della sua storia l’uomo, con la sua intelligenza e con l’evoluzione del progresso tecnologico di cui è stato capace, ha saputo costruire. Si tratta di operare una svolta, per passare dalla logica della emergenza a quella della prevenzione, un concetto questo che è stato più volte ribadito dal mondo della scienza e della cultura e che rischia di diventare una “frase fatta”, lasciando per strada l’enorme valore che invece sottende e che solo a volte, in occasione di eventi nefasti con perdite di vite umane, torna al suo “splendore” e riacquista il suo significato, ma solo per poco tempo.
Questo è un obbligo che oltretutto abbiamo nei confronti delle future generazioni. (fine)