La famiglia Rossetti (terza parte)
La famiglia Rossetti (terza parte)
di Gabriella Toritto
Christina, quarta figlia di Gabriele Rossetti, fu una poetessa istintiva, eccentrica e scostante, come scrisse Virginia Woolf. Fu anche una donna tranquilla e riflessiva che ebbe “uno strano nocciolo oscuro nel cuore, il nocciolo dell’amore per Dio e per la religione.”
Christina iniziò a scrivere molto presto ma vide pubblicata la sua prima raccolta Goblin Market and other poems solo all’età di trentuno anni, cui seguì, nel 1866, la seconda raccolta The Prince’s Progress and other poems.
Condivise gli interessi intellettuali dei suoi fratelli che fondarono nel 1848 la Confraternita dei Preraffaelliti, un gruppo di artisti, poeti e critici che rifiutarono ogni rigidità accademica e trassero ispirazione dai pittori italiani antecedenti Raffaello.
Il forte attaccamento alla religione e l’intensa devozione portarono Christina ad avere una vita ritirata e a non abbandonarsi mai completamente agli amori della sua vita. Il grande amore, nato a diciotto anni con James Collinson, terminò poiché lui era cattolico. Anche la storia con Charles Cayley naufragò sempre per motivi religiosi.
La grande sensibilità ed emotività della poetessa la indussero a raccontare più o meno implicitamente queste tematiche in poesia. Tra i componimenti più conosciuti vi sono proprio le poesie d’amore che nacquero da storie dolorosamente vissute e in cui lo spazio lasciato alla fantasia fu poco.
Christina fu anche donna socialmente impegnata, dato che per dieci anni lavorò come volontaria in una casa di accoglienza per prostitute e, sebbene non si espresse riguardo al suffragio femminile, molti critici hanno rintracciato e analizzato tematiche femministe nella sua poesia. Fu inoltre contro la guerra, la schiavitù, la crudeltà contro gli animali, lo sfruttamento sessuale delle minorenni e ogni forma di aggressione militare.
Dante Gabriel (1828-1882), fu il poeta-pittore che, assieme a William Hunt, a John Everett Millais e a Ford Madox Brown, nel 1848 fondò la «Confraternita preraffaellita».
Anch’egli, come il padre e le sorelle, ebbe un costante punto di riferimento in Dante Alighieri, filtrato, assieme al Dolce Stil Novo, dai poeti romantici come John Keats e William Blake. Col tempo però Dante Gabriel preferì alla Commedia la Vita Nova, che interpretò in una serie di quadri.
A Beatrice, infatti, fu dedicato il dipinto omonimo. La donna amata dall’Alighieri è colta come in estasi. Dietro di lei ci sono due figure: Dante, vicino a un pozzo, e Amore, che ha in mano un cuore ardente. Sullo sfondo, il Ponte Vecchio attraversato dall’ Arno.
L’italo-britannico Dante Gabriel Rossetti si dedicò alla letteratura sin dalla più tenera età, in particolare alla poesia. Il suo interesse nel Medioevo italiano lo spinse ben presto anche verso l’arte e la pittura. Negli anni successivi, sviluppò la filosofia della Confraternita dei Preraffaelliti, occupandosi in particolar modo degli aspetti più medievaleggianti.
Pubblicò traduzioni di Dante e di altri poeti italiani medievali e iniziò una serie di dipinti con lo stile e le tecniche proprie dei pittori italiani precedenti Raffaello, da cui il nome del movimento.
Si è soliti pensare che nella sua produzione pittorica Dante Gabriel Rossetti abbia ossessivamente riprodotto i tratti essenziali della propria vicenda esistenziale, a partire dalle sensuali relazioni affettive con le modelle.
In effetti le donne, la sensualità e l’amore, assieme agli ideali di bellezza e di poesia, colpiscono talmente chi osserva i dipinti di Dante Gabriel da far sembrare che ogni opera figurativa dell’artista abbia come valore essenziale una sorta di languido e autobiografico estetismo, la fascinosa riproduzione di uno stile di vita.
La realtà è ben diversa. I dipinti di Rossetti, pur attingendo allo spirito decadente e bohémien di un insolito modus vivendi, se ne svincolano ampiamente.
Ciò che in realtà li caratterizza, rendendoli davvero un unicum, non sono le atmosfere e le vicende ritratte, vale a dire il tema dell’autobiografismo, bensì la tecnica radicalmente innovativa, l’originalità cromatica e compositiva. Questi aspetti stilistici fondano infatti un sentire artistico sorprendentemente in anticipo sui tempi, ben lontano da quanto gli artisti coevi andavano esprimendo.
La personalità e l’esistenza di Rossetti sono sì la radice cui la sua arte figurativa attinge, ma questa ne è sostanzialmente indipendente. Deve piuttosto il principale valore e un fascino cruciale alla capacità di inventare, su questo materiale autobiografico, una tecnica attenta e ardita, una modalità pittorica che quanto a originalità non cessa, ancora oggi, di stupire.
Rossetti fece evolvere la propria poetica e la propria pittura verso temi sempre più intrisi di simbologia e mitologia, tralasciando il realismo.
La sua vita subì una svolta terribile con la morte della moglie Elizabeth Siddal, che era stata in precedenza sua modella. Elizabeth morì suicida per una dose letale di laudano, assunta a causa di una forte depressione dopo aver dato alla luce un figlio morto.
Dante Gabriel Rossetti seppellì il corpo della moglie assieme a un plico con le sue opere poetiche incompiute e cadde a sua volta in preda a una forte depressione.
(Elizabeth Siddal posa in Ophelia per John Everett Millais– 1881-82)
In questo periodo, avvertendo affinità con la propria vicenda, si dedicò soprattutto alle opere dantesche e al tema della morte di Beatrice. Così realizzò opere come Beata Beatrix, pietra miliare del Simbolismo. Dipinto allegorico sulla morte della moglie, Beata Beatrix raffigura la donna in una posa languida e sensuale; la sua chioma, naturalmente rossa, è come raccolta in un’acconciatura sfatta e sulle sue mani si sta posando una colomba rossa, simbolo della spiritualità ma anche allusione al laudano che ha ucciso la donna.
Alle sue spalle, una scena soffusa raffigura due personaggi, forse Dante e Virgilio. Sullo fondo si intravede anche il Ponte Vecchio di Firenze ad evocare che la città fiorentina
piange la morte di Beatrice e della moglie del pittore.
Il complesso simbolismo del dipinto è ancora fonte di dibattito tra i critici.
La prima fase dei Preraffaelliti fu caratterizzata da un percorso di idealizzazione della donna che interessò l’intero movimento.
Successivamente l’amante di Dante Gabriel, Fanny Cornforth, venne rappresentata come la personificazione dell’erotismo carnale e la moglie del pittore William Morris, Jane Burden Morris, venne esaltata quale Venere celeste.
Fonte: I ROSSETTI – ALBUM DI FAMIGLIA – DOCUMENTI, TESTIMONIANZE, IMMAGINI, a cura di Gianni OLIVA – Casa Editrice CARABBA, 2010
Prima parte – https://ilsorpassomts.com/2019/11/17/la-famiglia-rossetti-prima-parte-appuntamento-con-le-storie/
Seconda parte – https://ilsorpassomts.com/2019/11/17/rossetti-seconda-parte/