Turismo o cultura?
Turismo o cultura?
di Marco Tabellione
Qual è il ruolo del turismo? Ha una funzione esclusivamente economica? E la cultura che rapporto deve avere con il turismo? Gli eventi che vengono organizzati al margine delle stagioni turistiche, quanto hanno o dovrebbero avere a che fare con la cultura? Se guardiamo a Montesilvano sembra che le risposte non possano che essere lineari e semplici. Montesilvano è una località balneare e il mare in sé rappresenta un richiamo a cui, in apparenza, non andrebbe aggiunto niente, a parte ovviamente predisporre strutture e organizzazioni di base comode e allettanti per i clienti in modo che possano trovarsi a loro agio e magari replicare in futuro la vacanza. Da questo punto di vista sembra che Montesilvano vada a gonfie vele, almeno a guardare gli aumenti di presenze che, stando ai dati diffusi sul web, sarebbero attestati intorno al 10 per cento nel 2018 rispetto all’anno precedente.
Semmai il problema è un altro. È chiedersi se le scelte che si vanno a effettuare per il bene di una comunità debbano continuare a essere scelte che mirino a conseguire vantaggi esclusivamente economici, oppure se sia necessario cominciare sul serio a prospettare nuovi orizzonti, nuove finalità che non siano quelle del profitto immediato. Certo, fino a quando verrà negato alla cultura il ruolo fondamentale che essa ha per la vita della collettività – cecità quest’ultima che a volte colpisce anche coloro che basano le proprie attività turistiche su un patrimonio culturale preesistente – resterà sempre difficile rivalutarla davvero come componente essenziale della vita dei popoli. A volte ci si dimentica che laddove il turismo decolla è perché c’è una ricchezza o naturale o culturale che chi viaggia vuole conoscere, visitare, vivere. E in Italia questo tipo di situazione la conosciamo benissimo. Tutto il resto è contorno. Guai pensare che sia questo contorno la parte fondamentale.
Così anche a Montesilvano occorrerebbe pensare il turismo come momento di una globalità di esperienze tutte ruotanti attorno a una consistente base culturale. Occorrerebbe avere coraggio e cercare di organizzare gli eventi estivi non come corollario di vacanzieri in cerca unicamente di momenti di vuoto e relax. Occorrerebbe moltiplicare le occasioni culturali, anche quelle elevate e apparentemente per pochi. E ciò non solo per avere a disposizione un turismo stabile magari tutto l’anno, ma soprattutto per consentire alla cultura di svolgere il suo importantissimo incarico educatore e civilizzatore. Uno scopo che dovrebbe essere basilare e permeare di sé ogni aspetto della vita civile, financo quello turistico.
Tenendo presente queste riflessioni è chiaro che bisogna insistere nel chiedere delle programmazioni che siano in grado non solo di suscitare eventi stimolanti, ma soprattutto un’evoluzione e una crescita culturale capace di dare adito a un turismo, perché no, nobile ed elevato, o comunque a un miglioramento dei rapporti, delle gestioni, delle convivenze.
È questo che ha sempre caratterizzato il ruolo della cultura, e se si guarda indietro si noterà che i passaggi fondamentali nella storia dell’uomo non sono avvenuti in seguito a eventi storici o politici, pur rimarchevoli, ma a sommovimenti culturali a volte nascosti, occultati, i quali però hanno sempre offerto una determinazione fondamentale agli accadimenti, che alla fine da essi sono dipesi.
Cosa chiedere dunque all’estate di Montesilvano? Magari qualche sortita in ambiti di cultura medio-alta, qualcosa che non sia solo la passeggiata serale e l’intrattenimento di turno, ma che sia un piccolo passo verso una crescita culturale della comunità affinché possa aspirare a qualcosa di più del semplice turismo balneare. Certo, queste sono parole e, in un certo senso, idee gonfiate, tuttavia se vogliamo che come comunità ci possa essere un’autentica evoluzione, dobbiamo per forza fare affidamento a eventi artistici di un certo spessore, a momenti di aggregazione che siano anche di scambio e di reciproca conoscenza, a una diffusione che sia soprattutto culturale e non solo di denaro.
In fondo quanti problemi potremmo vedere, non diciamo risolti, ma almeno affievoliti se ci si affidasse alla cultura, se ci si affidasse cioè a ciò che davvero ha fatto la storia dell’Italia nel mondo, se ci si affidasse davvero al patrimonio incredibile che abbiamo ereditato dal passato. Mentre non è esagerato vedere il mondo attuale come un andirivieni di barbari ansiosi e arrivisti, in quelle che una volta erano le vestige di un popolo civile ed evoluto. Ma se si continua a dimenticare questo, se ci si accontenta di allegre serate leggere, come si può aspirare a un turismo di un certo spessore, un turismo che non sia solo animazione in spiaggia e passeggiata pomeridiana per il gelato?