Ad Enea, amico suicida – L’angolo della poesia
L’angolo della poesia
di Gennaro Passerini
Torno a proporvi dalla raccolta “Ho questo maledetto vizio erratico…” anno 2014, Di Felice Edizioni, autrice Palma Crea Cappuccilli, una poesia struggente per la profondità del ricordo e la sofferenza del distacco che tratta il problema del suicidio, se valga o non valga la pena che la vita venga vissuta. Letta dal prof. Raffaele Simoncini
Ad Enea, amico suicida
Ti sogno.
Nella calma blindata della notte
l’anima va spaesando
in lande sconosciute
senza bussola che tracci a lei la rotta.
La luna viaggia
e sembra non avere alcun motivo
per rattristarsi.
È in quel preciso istante che ti sogno
come se ti avessi vissuto
oggi o forse ieri.
Stanotte più che mai
vacillare la tua vita sento
sul limite estremo
anche se ormai
non sei che un sogno
che è passato
si è fuso col silenzio del dolore
e il tuo andare
ha lasciato un’assopita traccia nel mio mondo.
La domanda inevasa sul perché una esistenza sia spinta a sprofondare nella voragine del cupio dissolvi è l’anamnesi che lacera l’animo della poetessa, quando il pensiero, sottratto ai richiami impellenti della routine quotidiana, va spaesando in lande sconosciute. E in quei momenti ineffabili, che sono come blindati dal silenzio e che affondano, lancinanti e seducenti ad un tempo, nelle metafore freudianamente impietose del sogno, riecheggia un sentimento arcano, intimo di un rapporto indimenticato, intenso, dolorosamente non più condivisibile. In fondo, a viverlo nel presente, così come fu in un passato atemporale – come se ti avessi vissuto oggi o forse ieri – è una impenetrabile, foscoliana corrispondenza di amorosi sensi, in cui l’animo della poetessa sente vacillare quella vita sul limite estremo. E, come sempre accade per tracce di ricordi che si diffondono e si dilatano nei meandri della memoria – il tuo andare ha lasciato un’assopita traccia nel mio mondo – resta, maestoso e inquietante, un silenzio del dolore, che a nessuno sarà mai dato di sondare e con-dividere. Un affetto ed una profonda malinconia mai omessi, mai dimenticati, mai scagliati nel fiume Lete dell’animo, quasi ad esorcizzare il pondus di una ferita incurabile, accompagnano la grammatica esistenziale di una vita, che ha costruito il suo percorso irreversibile, unico, irripetibile. Allora, il caro Enea resta lì, in un sogno senza bussola, compagno di una domanda senza risposta…