STEFANO CIAPONI INCISORE
STEFANO CIAPONI INCISORE
di Tonino Bosica
Per esperienza personale, posso tranquillamente asserire che oltre il 90% delle persone che hanno la fortuna di possedere un multiplo d’autore, ossia una stampa d’arte, numerata e firmata, non sanno cosa hanno in casa. Una stampa non è come spesso ritenuta, l’arte dei poveri. In questo spazio cercherò nei limiti del possibile, di dare delle indicazioni, far conoscere ai più, che le tecniche di stampa sono tante, ognuna con le proprie caratteristiche per arrivare ad un risultato finale ottimale. Chi vuole approfondire ovviamente trova la possibilità di farlo. In commercio ci sono volumi che illustrano le varie tecniche e le varie fasi di lavoro. Ci sono bei filmati anche su YouTube. La qualità di una stampa è data dalla professionalità e dall’abilità dello stampatore. Dalla sua capacità di entrare in sintonia con l’artista in tutte le fasi della lavorazione. Ogni stampa è unica. Per una questione di pulizia, di inchiostratura, di pressione, ecc.
La preziosità della stampa invece è data dalla tiratura, (numero di esemplari stampati) dalla qualità della carta e per finire dalla creatività dell’artista. Ovviamente parlo della stampa d’arte originale, frutto di un processo manuale. Nulla a che vedere con le fotolito o le stampe offset e con le stampe a getto d’inchiostro. Non sono altro che poster e se fatte su tela sono solo riproduzioni. E proprio perché la gente ignora tutto questo, negli anni 90 ci fu una vera e propria invasione di grafica. Mercanti senza scrupoli con la compiacenza dell’artista di turno distribuirono migliaia di fogli inutili. Oggi per fortuna si è rientrati nella normalità. Nello specifico, parlo dell’incisione e le sue varianti, presentandovi inoltre un grande incisore: Stefano Ciaponi.
L’ incisione è una tecnica che utilizza uno strumento a punta per incidere materiali con superfici dure. Si suddivide in incisione a rilievo e incisione in cavo. Per l’incisione a rilievo come matrice si utilizza il legno e la stampa si chiama XILOGRAFIA. Con le sgorbie si asporta dalla superficie piana penetrando 3-5 millimetri, tutta quella parte che sul foglio deve rimanere bianca. Si inchiostra con un rullo di pelle facendo attenzione a non far colare l’inchiostro nella parte scavata. Pressato col torchio calcografico in piano sopra un foglio, si ottiene il primo colore. Per altri colori sono necessari altre matrici. Un altro materiale possibile è il Linoelum, materiale duro, leggermente gommoso. Come processo è identico alla xilografia. Siccome rispetto al legno è più compatto, consente all’artista di essere più minuzioso. La stampa prodotta si chiama LINOELUMGRAFIA.
Per l’incisione in cavo come matrici si utilizzano lastre di rame, di zinco e d’acciaio. La PUNTASECCA è una stampa che si ottiene con un metodo diretto. L’artista incide direttamente la lastra col bulino, una penna d’acciaio con punta di diamante. A lastra pronta si esegue l’inchiostratura e la pulizia dell’inchiostro in eccesso. Per la pressione sulla carta, precedentemente inumidita, si utilizza il torchio calcografico a rulli. Dove lastra e foglio schiacciato dai rulli entrano da un lato ed escono dall’altra parte. L’incisione ha prodotto sul metallo delle barbe che attraverso le inchiostrature e pulizie cadono. Pertanto la tiratura è possibile solo per pochi esemplari. La stampa a PUNZONE è sempre un’incisione diretta. L’artista invece di usare il bulino per tracciare dei segni sulla lastra, utilizza il punzone producendo una miriade di punti fino ad ottenere l’immagine desiderata. L’iter da seguire è quella della puntasecca.
L’ACQUAFORTE è la tecnica utilizzata dagli incisori fin dal XV secolo. La lastra levigata e pulita viene ricoperta da un sottile strato di cera. Successivamente affumicata per rendere più visibile il disegno e renderlo repellente all’acido. L’artista con la punta di acciaio traccia il disegno sulla cera. Si protegge sempre con vernice, il bordo e il retro della lastra. Si immerge nel recipiente con acido diluito. L’acido nitrico se la lastra è di zinco e il percloruro di ferro se la lastra è di rame. L’acido attacca il metallo dove l’artista disegnando ha tolto la cera. Il tempo di morsura -azione corrosiva- dipende dalla concentrazione dell’acido e dal risultato che si vuole ottenere. Per la stampa si effettua lo stesso processo della puntasecca. L’acquaforte è la stampa d’arte per eccellenza. Quando viene fuori dal torchio, se è perfetta, viene voglia di accarezzarla, come si accarezza una bella donna. L’acquaforte-ACQUATINTA spesso abbinata come processo creativo, serve per dare all’immagine un aspetto vellutato, pittorico. Sulla lastra cerata si lascia cadere granelli di zucchero oppure di sale o della pece greca.
Riscaldandola i granelli vanno a fondo, l’acido penetrando tra gli interstizi corrode la lastra lasciando una granitura, necessaria per dare alla stampa l’aspetto di cui parlavo sopra. La MANIERA NERA è una tecnica inventata in Germania nel XVI secolo da Ludwing Von Siegen. Ebbe grande sviluppo in Inghilterra, dove fu inventato il Rocher, uno strumento semitondo, sopra col manico per fare pressione e sotto tante punte per dare la possibilità all’artista di avere una granitura fitta, che in fase di stampa ottiene una superficie praticamente nera.
Operando praticamente all’inverso, col brunitoio e il raschietto l’artista togliendo le barbe crea la figura desiderata. Per questo processo si utilizzano solo lastre di rame ricotte per renderle ancora più tenere. Inventata come tecnica per riprodurre immagini da quadri, per farne larga diffusione, oggi sono pochi gli artisti che la praticano. La VERNICE MOLLE è come tecnica una variante dell’acquaforte. Per rendere tenera la superficie cerata si aggiunge del sego. L’artista interviene poggiandovi sopra una carta leggera disegnandola. Togliendo la carta, si toglie anche parte della cera schiacciata dal lapis. L’aspetto della stampa ultimata è quello di un disegno leggero eseguito a matita piatta. Inventata in Francia ne XIII secolo è una tecnica difficile, occorre una grande attenzione. Infatti viene praticata da pochi artisti.
STEFANO CIAPONI
Pittore e incisore è nato sulle colline livornesi nel 1957, ha frequentato prima l’Istituto d’Arte di Lucca e poi l’Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Ferdinando Farulli pittore e Domenico Viggiano incisore. Inizia il suo percorso artistico e da insegnante a Milano. Insegnando incisione all’Accademia di Brera. Attualmente Ciaponi è tornato ad insegnare tecniche dell’incisione a Firenze, dove si era formato. Tutto questo, per suo arricchimento professionale, dopo aver insegnato in altre prestigiose sedi come: Accademia di Bari, di Roma, di Sassari e di Carrara. Uomo schivo e grande sognatore, difende le sue idee rifiutando ogni condizionamento di mercato. Ha inciso centinaia e centinaia di lastre e in collettiva ha esposto le sue incisioni, si può dire, in tutto il mondo.
Nella foto, un acquaforte con intervento a sale dal titolo – Guardare l’inganno dell’angelo -.
La “stanza” che il maestro ha disegnato, desolato, velato da una certa inquietudine, è un luogo di apparizioni e di annunciazioni. Queste ragazze come gli oggetti presenti vengono alla luce da profondità molto buie. Ma tutto appare gracile, pronto a scomparire come erano apparsi. Queste fanciulle hanno un grande desiderio d’amore, denunciano la loro solitudine, Prendono coscienza del tempo trascorso e mai vissuto. Del tempo del gioco ormai finito. Intuiscono che oltre quel varco fatto di luce si nasconde l’ignoto. Quella di Ciaponi, è un’indagine per scoprire la fragilità degli uomini e delle cose e questi squarci di luce solare o della memoria, servono per restituirci un tocco di poesia che il nostro quotidiano, vissuto con troppa superficialità, non riesce più a cogliere.