Un bicchiere dopo l’altro 2/6 – “La macchina nuova”
Un bicchiere dopo l’altro
di Emilio Pirraglia
Episodio due di sei – La macchina nuova
Correva a perdifiato mentre il sole sorgeva, aveva lasciato il selciato e sentiva solo la sabbia sotto i suoi piedi, che rendevano instabile la corsa, dietro di lui solo il rumore di spruzzi di acqua a pressione, il cuore gli batteva forte, e lui correva, solo il vento sulla faccia. Aprì gli occhi e batté le palpebre quattro o cinque volte, aveva sognato. Davanti a lui si parava una distesa di sabbia, la luce forte del sole rendeva tremolante l’aria, cercò di voltarsi per guardare il cielo, che si rivelò di un azzurro immacolato. Sentiva uno sciabordio vicino a lui, si risolse a mettersi seduto, aveva sabbia dappertutto, gli era entrata nella camicia, nei pantaloni nelle scarpe. Si voltò, era in spiaggia.
Cercò di pulirsi la faccia panata e sputò i granelli di sabbia che gli erano finiti in bocca. Ma come cazzo ci era finito lì? Si alzò in piedi, il mare era calmo e il sole doveva essere sorto da un paio di ore. Sulla spiaggia qualche vecchietto e gli sportivi a fare jogging. Una signora che aveva piantato l’ombrellone lì vicino gli si avvicinò: «Ehi, giovanotto, tutto bene?». Alex la guardò, e quella si spaventò un poco. «Ehi, giovanotto, hai gli occhi rossi come un gatto!». Certo, pensò Alessandro, ho dormito con le lenti a contatto. «Se vuoi – continuò la vecchia caritatevole – puoi metterti sotto il nostro ombrellone, stavi lì sdraiato da quando siamo arrivati io e mio marito e mi sembra che il sole si stia facendo forte». «Grazie signora, vengo volentieri». Si sentiva le ossa come se lo avessero bastonato, si toccò dietro la testa: aveva un grosso bozzo. Tastò per un pezzo con la mano la sommità del capo, ma non riuscì a fare una diagnosi precisa, doveva trattarsi di una specie di bernoccolo. «Siediti alla mia sedia – continuò la sua soccorritrice – vuoi qualcosa da bere? ho del tè freddo, acqua…». «Avrebbe una birra?». «Mi dispiace, ma io e mio marito non beviamo, lui è astemio da quando una volta dopo una sbronza mi ha fratturato un braccio, trent’anni fa…». «Ok, signora, non c’è problema» chiuse il ragazzo alzando una mano e trattenendo un conato di vomito, aveva lo stomaco sotto sopra. «Antonio, va’ a prendere una birra a questo ragazzo!». La vecchietta si era rivolta al marito che era stato tutto il tempo seduto a guardare la scena senza dire una parola. Allo stesso modo si alzò, prese delle monete da un borsello e si avviò verso uno stabilimento lì vicino. La signora riprese il suo posto a sedere e si rivolse di nuovo ad Alex: «Come ci sei finito sulla spiaggia vestito?». Fu solo allora che il ragazzo realizzò che stava in spiaggia vestito come se avesse dovuto fare una serata, si tolse la camicia e realizzò anche che non si ricordava come era finito là. «Signora, di solito vengo a fare delle passeggiate in spiaggia molto presto la mattina per prendere l’aria del mare e roba del genere». La donna annuiva e sorrideva bonariamente. «Devo essere svenuto sulla sabbia, qualche tempo fa mi hanno diagnosticato la svenimentite». La signora si fece indietro e unì le mani come se volesse intonare una preghiera: «Povero figlio, così giovane e già così malato!». «Non sono così tanto giovane, signora, ho quasi quarant’anni». «Eh, bella età la tua!». Alex le sorrise e intanto cercava di ricordare come cazzo era finito sulla spiaggia.
Si ricordava solo che aveva guidato fino a casa di Max, il barista, che lo aveva preso per il culo perché come macchina nuova aveva preso una BMW bianca, e che di solito quelle macchine, da dove veniva lui, le guidavano solo i papponi neri. Alex gli aveva risposto che allora i papponi neri dovevano avere un bel po’ di grana, perché lui quella macchina la doveva pagare per altri cinque anni. Così Max era salito in macchina e dovevano andare in centro, poi il vuoto totale. «Sei sposato?» «Cosa ha detto, signora?» «Ti ho chiesto se sei sposato». Lui scosse la testa e contrasse le labbra: «Ero sposato. Mia moglie mi ha abbandonato portandosi con sé il nostro unico figlio». «Ah, ecco perché non porti la fede a quarant’anni!» “Questa figlia di puttana di vecchia ha un occhio di falco” pensò Alex. Non sapeva neanche lui perché stava mentendo a quella caritatevole signora. Tutte quelle domande, tutte insieme, da una sconosciuta, che solo perché l’aveva soccorso si sentiva in diritto di fargli il terzo grado, gli facevano girare le scatole. Iniziava a fargli male la testa.
Il marito della signora stava tornando con un in mano una bottiglia di birra che aveva della brina sopra per quanto era fredda e Alex già la sentiva scorrerle giù per la gola. «Hanno finito di rimuovere i rottami sul lungomare». Il vecchio si era rivoltò alla signora. «Che rottami?» chiese Alex. La signora si sporse verso di lui: «Un ubriacone stamattina presto deve essere sbandato, è salito sul marciapiede del lungomare, si è portato appresso tre o quattro panchine, una rastrelliera per le biciclette ed è andato a sbattere contro la fontana qui vicino». Alex deglutì e il marito della signora continuò: «Con lui c’era un altro che hanno portato in ospedale, ma non si era fatto niente; tra l’altro lo conosco, credo abbia un bar qui in zona». Ad Alex la bocca si era fatta più secca di quanto già non fosse, si asciugò le mani sulla camicia cha aveva arrotolato accanto a sé, bevve un sorso di birra. «Quello che guidava – continuò la signora – non l’hanno ancora trovato». «Signora, che macchina era?». L’uomo lo chiese con voce incolore. Rispose il marito della signora: «Una macchina grossa, bianca, credo una BMW».
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