RASETTA ESPONE AL MAFFEI
R A S E T T A E S P O N E A L M A F F E I
di Erminia Mantini
L’artista abruzzese Gelsomina Rasetta è ormai nota per le numerose mostre personali e collettive realizzate anche fuori dei confini nazionali, per le svariate iniziative pittorico-culturali e per le pubblicazioni sulla sua produzione figurativa.
L’innata sensibilità la guida a cogliere e a vivere intensamente la dimensione del nostro tempo, nelle sue poliedriche sfaccettature sociali: dall’ambiente alla bellezza, dalla solidarietà alla pace, dall’amore all’universo donna.
Dalle prime opere che rappresentavano momenti, situazioni, personaggi ed emozioni isolati, si è addentrata in una strada più complessa e articolata, in cui ogni creazione diventa un piccolo, intenso capitolo narrativo che lascia al destinatario la possibilità di individuare il filo conduttore, ricomponendone il racconto.
Tempo della coscienza s’impone quasi come un categorico invito a riconsiderare la propria umanità, a non disperdere nei mille rivoli mondani e superficiali la grande ricchezza di emozioni, di sentimenti e di speranze che ogni uomo si porta dentro.
Tempo della coscienza è appunto il tema della mostra personale che l’artista, su invito del Presidente dell’Associazione UCAI, Carlo Marraffa, ha allestito nella galleria del prestigioso palazzo Maffei Mariscotti di Roma, dal 13 al 23 giugno, selezionando opere pittoriche realizzate nell’ultimo decennio.
Ne affidiamo la lettura critica a Carla D’Aurelio, che ha conosciuto da molto tempo e continua a seguire con ammirazione l’evolversi della produzione artistica della Rasetta, una evoluzione che però affonda sempre le sue radici nella spiritualità e nella bellezza.
“””….Le opere disposte nelle diverse sale seguono un filo che consente passaggi, attraversamenti che vanno dalla spiritualità al tempo della vita ed in particolare alla memoria del femminile, le cui immagini ci inducono ad una riflessione drammatica ed amorevole sul passato e sul presente. Restiamo affascinati, quasi da un senso di vertigine davanti al blu di Preghiera, Volo dell’Anima, For Peace, La luce della Luna, Dolore Mediterraneo, cui fanno da contrappeso i lavori in resina di una intensità cromatica esplosiva, quasi a esprimere la promessa di una gioia possibile. Una emozione intensa ci attraversa davanti alle opere dedicate alla donna appartenenti ai cicli Pieghe del Tempo, La donna Umiliata, Mio è il Corpo. In queste opere possiamo intuire tracce di bellezza ferita, schegge di vita, frammenti di storia, memorie di donne cui l’autrice restituisce il respiro e il vissuto. ……In Mio è il Corpo si percepiscono quasi l’orgoglio e una sorta di rivendicazione da parte della donna che in gesti liberatori mostra la sua sensibilità di essere. Siamo di fronte all’idea di un corpo reso stupendamente da un grazioso abito, forse indossato da una giovane adolescente. Intorno, sulla parete, gli ultimi lavori dove, sulla preziosità degli ori di fondo, scivolano delicati capi di biancheria, mossi come a pelo d’acqua…..””””
La mostra è stata aperta e presentata da Ala Marinetti, figlia di Filippo Tommaso, autore nel 1912 del Manifesto Futurista, che, pur rivolto alle varie arti, sul piano creativo ottenne risultati notevoli proprio nella pittura.
È intervenuto anche Leonardo Crispoldi, figlio di Ala, sensibile e competente, partecipe di numerose manifestazioni artistico-culturali di livello anche internazionale.
La mostra, che ha richiamato numerosi visitatori, ha ottenuto anche il plauso di Maricia Bagnato Belfiore, Presidente dell’associazione internazionale LIDU, interessata dal messaggio visivo relativo al diritto delle donne.