Saranno rose o saranno spine
Volando alto
di Gennaro Passerini
Saranno rose o saranno spine
mettiamoli alla prova di governo
spegnete quei toni da giacobini
Nei novanta giorni che hanno preceduto la formazione del governo abbiamo assistito a tatticismi esasperati, a ipocrisie e a incoerenze.
Si sono calpestati con folle superficialità elementari regole istituzionali, messi a rischio equilibri costituzionali; si è pensato prima ai propri interessi poi a quelli del Paese Italia.
Si sono formulate pericolose accuse di tradimento alla Costituzione, al Presidente della Repubblica.
Si sono urlate richieste “giacobine” di potere al popolo, di mandare a casa tutti gli antagonisti.
Abbiamo assistito all’abbaiare di una muta di cani a caccia della volpe, a uno schiamazzo di critiche aspre e in alcuni aspetti pericolose per la stabilità sociale del Paese.
Abbiamo constatato l’assenza di leader politici che si sono “barricati” dietro un silenzio preoccupante e riparatore a leccarsi le ferite brucianti invece di affrontare con dignità una profonda e dovuta diagnosi degli errori commessi, per la supponenza e la cecità del potere.
In questo schiamazzo il più equilibrato, furbo e freddo giocatore è apparso Salvini che si è posto all’interno della partita in gioco in una posizione nella quale andava bene tutto. La sua magistrale strategia gli permetteva di giocare vincente su ogni tavolo: governo coi Grillini, con il centrodestra, gli andava bene persino andare nuovamente al voto.
Non finisce qui: è stato talmente scaltro da lasciare la patata bollente decisionale nelle mani del presidente Mattarella.
Senza mancare di rispetto al Presidente, rilevo un grave errore strategico nel fare un inconsueto outing, raccontando ai microfoni i retroscena della crisi. Capisco che il protocollo vada rispettato, ma il Presidente era a conoscenza da tempo che il duo Salvini Di Maio puntava sulla carta Savona e, per non ritrovarsi con la patata bollente in mano, poteva anticipare il suo irrituale pensiero spiegando con pacatezza il perché dei dubbi sulla candidatura a ministro dell’economia.
Così non si sarebbe innescata quella confusione mediatica che avrebbe potuto far saltare il banco, con il rischio di nuove elezioni e con gravi conseguenze per gli interessi dell’Italia.
I compromessi andavano cercati prima, senza rischiare che la mina nelle sue mani potesse scoppiare.
Per fortuna tutto si è risolto, il Governo si è costituito, e a questo punto partono urla e invettive dall’opposizione, mentre bisogna essere realisti: la verità è che grillini e leghisti hanno oltre il 50% dei consensi.
Quando questo governo avrà attuato il 10-20-50….% di ciò che ha promesso, sarà avvenuto il tanto sospirato “cambiamento”? Sarà allora che saremo in uno Stato di diritto, in una società giusta dove gli eletti rappresenteranno le istanze dei cittadini elettori ed espleteranno le loro corrette funzioni? Questo sarà sufficiente? Quando avranno avocato a loro tutte le cariche, le poltrone che ci saranno da occupare scalzando chi fino a qualche giorno prima le ha ricoperte; quando godranno loro dei privilegi di cui sono stati accusati i deposti, allora avremo raggiunto il vero “cambiamento”? Pensate che basti questo per realizzare idilliaci orizzonti futuri anche dopo avere ottenuto “un sostegno alla dignità”?
No, cari lettori, spero che non lo crediate. Il vero cambiamento avverrà quando questa società uscirà dalla cultura del vassallaggio, quando uscirà dal meschino rapporto clientelare, pregnante putrido humus che regola ogni rapporto, che governa la società italiana.
Se non muterà il comportamento di noi cittadini, il nostro meschino rapporto di sudditanza col potere, i nuovi padroni avranno potere come si suole dire di vita e di morte. I nuovi, tronfi del potere raggiunto, approfitteranno per decidere persino cosa è buono per te, pianificheranno la vita di noi tutti che avremo venduto per un pezzo di pane “reddito di cittadinanza”, per una casa loculo di 40 metri quadrati, per l’elargizione di cibo, aria e acqua contaminati, resi desiderio da informazioni mediatiche ad hoc e pubblicità devianti. Arriveranno a pianificare la nostra vita monitorandoci ventiquattro ore su ventiquattro e facendoci credere importante il futile. No non illudetevi: vi stanno vendendo merce avariata.
Il cambiamento reale avverrà quando, liberi dai rapporti clientelari di sudditanza, saremo capaci di autogestirci, di integrare le nostre necessità con quelle degli altri, di riconoscere i meriti altrui.
A una attenta disamina è evidente che il matrimonio al governo tra grillini e Lega, tra Di Maio e Salvini, è solo convenienza: i due non sono uguali, ma hanno interessi comuni; possono fare miracoli alla stregua di coppie che non si amano, ma festeggiano le nozze d’argento per convenienza.
Però, continuando a essere realisti, esiste oggi un progetto politico alternativo?
Contrastare la coppia puntando solo al divorzio e quindi alla caduta del governo a chi gioverebbe?
Riflettiamo ancora: questo è l’obiettivo e la linea politica delle opposizioni? Solo insulti, tatticismi e ipocrisie.
Avete pensato che così procedendo potrebbe montare l’idea che uno dei due in alternativa, magari Salvini vista l’impennata di consensi nei sondaggi, sarebbe portato a governare da solo? Sarebbe augurabile per la democrazia?
Stand by! Stand by!!! Una cosa è certa: Di Maio e Salvini “sposi” dovranno decidere cosa vorranno fare da grandi. A essere realisti, ci vuole coraggio a esporsi quando si è promesso l’impossibile in campagna elettorale.
La vera prova di un politico leader non è solo quella elettorale, ma quella di governare e l’uso che ne farà dopo avere ricevuto dai cittadini un enorme credito.
Ora non rimane che restare in attesa, diamo agli sposi credito.
Non è certo buona politica di opposizione chi al contrario – partiti, sindacati, organi di stampa – urla e sbraita epiteti “Salvini razzista” o chi manifesta contro al canto di “Bella ciao”, evocando un Novecento che non c’è più o chi urla “boia” per la storia della nave dirottata in Spagna, rivolgendosi pur sempre ad un Ministro della Repubblica Italiana democraticamente eletto.
Non si può accettare e applaudire alle anacronistiche uscite del presidente Macron, visti i violenti comportamenti alle frontiere (vedi Bardonecchia e Ventimiglia) ed esultare alle parole di un rappresentante del partito al governo della Francia che ci offende con pesanti aggettivi.
La storia del colonialismo occidentale e delle sue profonde responsabilità di instabilità e povertà, le azioni violente di fine ventesimo secolo in Africa, non le abbiamo dimenticate e sarebbe per noi fin troppo facile puntare il dito su stati come la Francia, l’Olanda, il Belgio, La Spagna, il Portogallo e il Regno Unito.
Comportamenti questi fortemente negativi, per chi perora un’Europa unita, con il conseguente montare di forti risentimenti.
Opposizioni, basta con atteggiamenti irrazionali e controproducenti: così facendo favorirete ancora di più il consenso al governo appena eletto al quale, anche se non realizzerà quanto promesso, basterà fare qualcosa, dare solo qualche piccolo segnale di discontinuità per essere benvoluto.
Non basta irridere e demonizzare: ritornate tra la gente, ascoltatela per capire, se ancora non ne siete coscienti dei tempi che corrono. Scendete dai troni, fate autocritica obiettiva degli errori, ritornate fra la gente per ascoltarne le difficoltà e forse vi riapproprierete della credibilità e dei consensi.
Non pagano le critiche al governo appena insediato, soprattutto se vengono da partiti che hanno governato gli ultimi sette anni, sordi alle richieste dei cittadini, politici non vedenti le macerie del territorio.
Non era anche nelle intenzioni del leader Renzi “rottamare la vecchia politica?
Chi ha rottamato nella realtà? Del tanto sbandierato cambiamento della politica renziana conoscete qualche traccia, e quale politica progressista avrebbe realmente attuato?
In questi anni sono mai stati presi provvedimenti sostanziali di riordino di un territorio nazionale offeso da continui disastri ambientali?
A chi tra i lettori mi chiede perché tanta prudenza verso il nuovo governo, rispondo che dietro ogni mio comportamento c’è un ragionevole motivo, tante sono le considerazioni che mi portano a un atteggiamento di profonda diffidenza e quindi in stand by!!!
Non mi piace chi vive di slogan, chi punta l’indice al solo scopo di farsi classe dirigente per godere dei privilegi altrui, chi alla Robespierre vuole ghigliottinare gli oppositori.
Io coltivo il confronto e la concretezza delle azioni. Preferisco la moderazione dei toni e dei contenuti, non prometto la luna quando i piedi sono saldamente legati alla terra. Essere professionisti in ogni campo, come anche nel governare, significa essere pragmatici e non massimalisti, perché detesto chi la fa facile quando facile non è. Ed è così che mi pongo in stand by, attendendo, da profondo osservatore, che finalmente si possano concretizzare dei progressi, anche se piccoli.
I molti che hanno votato i populisti avevano ben ragione di volere fare tabula rasa dei vecchi partiti e credo persino a prescindere dalle loro promesse elettorali: dobbiamo convenire che ci sono riusciti.
È mia impressione che questa situazione potrà durare per un periodo abbastanza lungo, anche in mancanza delle promesse, perché il disordine e il pressapochismo dell’opposizione non ha da offrire nulla di nuovo in un contesto internazionale e soprattutto europeo di grande instabilità politica.
Nel frattempo NO a tatticismi esasperati, NO alle ipocrisie, NON calpestiamo con folle superficialità le fondamentali regole istituzionali, NO al tritacarne degli equilibri costituzionali.
Si guardi non ai propri ma agli interessi del Paese.