L’AZZARDO NON È’ UN GIOCO
di Gianluca De Santis
96 miliardi di euro. 96 miliardi di euro sono una somma enorme: pensiamo che il fatturato di ENEL nel 2016 è stato di 70 miliardi di euro, quello di Google 75 miliardi di euro. Ed ancora: il saldo commerciale dell’Italia (export meno import) è di 126 miliardi di euro.
Il saldo dell’export del nostro agroalimentare è pari a 38 miliardi di euro: vino, ortofrutta, pasta, salumi. La moda italiana, apprezzata sempre più dall’immenso mercato cinese alla ricerca della qualità made in Italy ha un saldo positivo di 18 miliardi di euro.
Con 96 miliardi di euro potremmo costruire la bellezza di 16 ponti sullo stretto di Messina.
Torniamo al perché di questo gioco di numeri: 96 miliardi di euro è la spesa sostenuta per giochi d’azzardo dagli italiani nel corso del 2016. I dati sono contenuti nel cosiddetto Libro Blu dei Monopoli dello Stato – Agenzia delle Entrate, consultabili a pagina 84.
È una immensa fortuna (reale) che gli italiani bruciano alla ricerca di una fortuna (improbabile). Un consumo crescente di gratta e vinci, lotterie, slot machine, video poker e scommesse sportive illusorie di vincite sicure e facili, tiene celato un sistema molto complesso fatto di accurati calcoli probabilistici, pubblicità tacciate di essere ingannevoli, credenze erronee, che genera una spinta continua e crescente ad una dipendenza patologica che coinvolge gli strati più fragili della società.
Una delle fasce più colpite è quella degli adolescenti che accedono liberamente alle scommesse sportive (pur se minorenni) e gli stessi bambini con la tecnica del ticket redemption. Chi di noi non ha mai accompagnato figli o nipoti in sale giochi per bambini e ragazzi e ha visto che i videogiochi rilasciano dei ticket che poi i bambini convertono in premi insignificanti a fronte di decine di euro giocati e che vi sono giochi del tutto simili a slot machine dove il gioco consiste, con la leva tipica delle slot, esattamente ed esclusivamente nel rilascio dei ticket? Queste sale servono precisamente ad allevare giovani giocatori che, a 18 anni, potranno, liberamente e già debitamente istruiti ed assuefatti a trasferirsi nelle sale attigue.
Al mercato (cioè agli italiani) ritornano 76 miliardi in vincite ma sappiamo che a fronte di un solo vincitore di Win for Life ci sono decine di migliaia di giocatori che perdono, che bruciano soldi, lavoro, famiglia, serenità e salute. Dal 2009, anno di introduzione di questo gioco d’azzardo (per finanziare la ricostruzione dell’Abruzzo dopo il sisma), sono stati solo 444 i vincitori della rendita, a fronte di milioni e milioni di giocate e di persone che hanno speso e spendono fortune nel cercare la fortuna. Da poco è stato introdotto anche “Vinci una casa”: è sempre lo stesso meccanismo che punta a colpire, con una precisa strategia di marketing, le persone più fragili ed economicamente più deboli.
Slot machine, videolottery e awp valgono più della metà della raccolta nazionale complessiva, circa 48 miliardi di euro su 96. Sempre più decisivo il ruolo delle scommesse sportive, che nel mese di aprile 2016 ha sfondato il muro del miliardo di euro. La particolarità è costituita dal settore online dello sport betting, che sempre nei trenta giorni precedenti ha raggiunto 541,7 milioni di euro.
Il ruolo di internet è infatti determinante nelle dinamiche di mercato del gioco d’azzardo. L’evoluzione del settore in rete permette ai giocatori di trovare un nuovo modo per effettuare scommesse e avvicinarsi alle tipologie più diffuse. I casinò online hanno fatto registrare un incremento del 32,3%.
Lo Stato è affamato: nel 2016 ha incassato 10 miliardi di euro netti, che corrispondono, nel silenzio colpevole di certa TV e stampa, principali beneficiari delle campagne pubblicitarie dell’azzardo, al valore di due condoni equitalia (quella che tutti conoscono come rottamazione bis delle cartelle esattoriali).
8,9 miliardi di euro invece vanno alla filiera, fatta delle 12 concessionarie multinazionali e della rete di 6.600 imprese esistenti. In Italia hanno aperto 120.000 esercizi, ben disseminati lungo tutto il territorio nazionale. Gli addetti ai lavori in tutto sono 140.000, contando chi gestisce i mini-casinò, oltre ai vari tecnici informatici, grafici e lavoratori nei call center. Gli impiegati vari e propri invece sono 20.000, contando chi lavora nei centri scommesse per permettere ai giocatori di effettuare le loro puntate.
Le macchinette presenti sul territorio sono 472.000. La maggior parte di esse, 420.000, sono slot machine, le altre videolottery e awp. La maggior quantità si trova a Roma, dove sono posizionate più di 20.000 macchinette. Anche Milano e Napoli possono contare su un numero importante, intorno alle 15.000 a testa.
MONTESILVANO E IL GIOCO D’AZZARDO.
Veniamo alla nostra città. A Montesilvano sono presenti ben 510 macchinette; per un confronto segnalo che a Pescara ne sono presenti 866, mentre Chieti, che è più vicina come numero di abitanti, ne conta 431.
Sempre i dati dei Monopoli dello Stato, finalmente resi online da qualche mese dopo insistenti richieste delle associazioni che lottano contro il gioco d’azzardo legale e illegale, risulta che Montesilvano è la città d’Abruzzo con la più alta spesa pro capite in giocate con Videolottery e AWP (chiamate anche “New Slot”): nel 2016 la spesa pro-capite è stata, con le slot e videolottery, di € 1.378 euro, il dato più alto in Abruzzo. Scontiamo certamente il fatto che Montesilvano sia raggiunta da giocatori dei paesi limitrofi, ma il dato è comunque significativo.
E’ una fonte di spesa che eguaglia i consumi alimentari ed è superiore al riscaldamento domestico ed alle cure mediche e dentali. La Coldiretti, associazione di piccoli agricoltori, quelli dei mercati di Campagna Amica, ha più volta lanciato un grido di allarme. Il gioco d’azzardo erode i consumi alimentari ma anche quelli dei piccoli negozi commerciali e dell’artigianato.
La spesa totale in slot nel 2016 a Montesilvano è stata di 74,66 milioni di euro; con questo dato potremmo stimare in 2.670 euro la spesa pro-capite di giocate totali a Montesilvano, incluse tutte le altre forme di scommesse (gratta e vinci, bingo, sportive, ecc.), per un valore complessivo stimato di giocate d’azzardo pari a 144 milioni di euro.
Rispetto al reddito pro-capite Montesilvano è inserita tra le città che guadagnano poco e spendono tanto. Se in media ogni italiano gioca il 6% del suo reddito annuale in slot machine (sia AWP che VLT, linea nera), a Montesilvano il dato è dell’8%.
COME CONTRASTARE LA DIFFUSIONE DELL’AZZARDO?
L’impegno nel combattere il gioco d’azzardo lo si fa con una cultura nuova. Non considerando le iniziative a livello nazionale che puntano ad avere una legge che vieti la pubblicità del gioco d’azzardo, così come si fa per il tabacco, cosa potremmo far noi localmente?
- Innanzitutto dovremmo evitare di chiamarlo gioco ma semplicemente Certo, nel nostro codice penale, di quasi un secolo fa, i giuochi d’azzardo (oggi vietati se non autorizzati, come quelli a cui abbiamo accennato) sono così chiamati perché all’epoca era un gioco, un passatempo. Ora non è più così. La parola gioco porta con sé alcuni elementi costitutivi: attività libera e ricreativa, disinteressata che crea relazione e richiede talento. L’azzardo è il contrario di tutto questo: è decontestualizzato, ripetitivo, crea solitudine, ha fini di lucro, può creare dipendenza e soprattutto non richiede talento, essendo basato solo sull’alea, sull’incertezza;
- Informare le diverse fasce di popolazioni sulle reali probabilità di vincita per ciascuno dei giochi più conosciuti. A Win for Life la probabilità di fare zero (che è la stessa di fare dieci) è 1 su 184.756. Pensiamo che la probabilità di essere colpiti da un fulmine è di 1 su 81.701. La probabilità invece di fare 4, 5 oppure 6 (ovvero i numeri che non vincono) è dell’82%. La probabilità di fare 3, 4, 5, 6 oppure 7 (ovvero i numeri che non vincono più quelli per cui la quota media di vincita è di 2 euro, ovvero il valore della giocata) è di circa il 98%. Detto in altre parole con questo gioco, come tutti gli altri giochi di questo tipo, l’unico a vincere è il banco;
- Far presente che la liberalizzazione del gioco d’azzardo non ha eliminato l’azzardo illegale e che la criminalità organizzata è interessata al gioco d’azzardo legale, così come è stato descritto nel 2016 dalla Commissione Nazionale Antimafia e dalle varie Direzioni Investigative Antimafia;
- Mettere in atto azioni precise di comunicazione e informazione rivolte a bambini e ragazzi, le fasce più deboli di questo sistema. Oltre che parlare con le famiglie (cosa non facile) è di firmare un patto collettivo con le scuole, le associazioni sportive, i centri di aggregazione, le parrocchie;
- Potrebbe essere semplice dialogare con le amministrazioni comunali in merito alla distribuzione delle sale slot nel proprio comune, portando alla riduzione del numero. L’alta facilità di accesso alle sale slot è, difatti, uno degli elementi di maggior successo per tutto il sistema. Alcuni comuni hanno preso in carico questo problema sociale. Saremmo contenti che anche il Comune di Montesilvano ponesse al centro della propria politica sociale l’azzardo, visti i numeri che ci pongono come primi a livello regionale. Alcuni comuni virtuosi hanno ad esempio introdotto agevolazioni fiscali per i locali, in primo luogo i bar, che hanno tolto le slot machine (perdendo anche considerevoli guadagni) o che hanno fatto la scelta di non averle;
- Consumo critico. Su questo punto, sulla scia di quanto già si fa a livello nazionale, premiare, scegliere e valorizzare con il consumo i bar no-slot che fanno del consumo critico e della buona economia il loro stile di vita. Già in un numero precedente de Il Sorpasso presentammo l’iniziativa SLOTMOB, mobilitazione di cittadini che con lo slogan “un bar senza slot ha più spazio per le persone”. Facciamo un censimento dei bar no-slot e valorizziamo le loro scelte.
“Il nostro Pil ha superato 800 miliardi di dollari l’anno, ma quel PIL – se giudichiamo gli USA in base ad esso – comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini”.
Questo testo è parte del durissimo discorso di Robert Kennedy nei confronti del PIL, Prodotto Interno Lordo, lo strumento di misurazione della ricchezza di un paese, che tenne in una università il 18 marzo del 1968, tre mesi prima di cadere vittima in un attentato a Los Angeles. Le parole di Kennedy sono oggi ancora valide ed attuali: dietro c’è un sogno, quello di comunità consapevoli, informate, capaci di scelte etiche nelle proprie azioni anche di spesa. E’ forse questa la più grande sfida culturale che abbiamo da affrontare.
Fonti:
Libro Blu Monopoli dello Stato – Agenzie delle Entrate (2016)
SlotMoB http://www.economiafelicita.it
Lottiamo contro l’Azzardo Caritas Diocesana Roma (2016)
Articoli vari su www.avvisopubblico.it La rete degli enti locali per la formazione civile contro le mafie
https://it.wikipedia.org/wiki/Vinci_per_la_vita_-_Win_for_Life!
http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/023/018/INTERO.pdf