Carmen Passariello: siamo qui per dare, non per prendere
Carmen Passariello: siamo qui per dare, non per prendere
Siete un marchio che dovete valorizzare
di Mauro De Flaviis
Abbiamo intervistato una italo-venezuelana, Carmen Passariello, laureata in management di aziende turistiche, che sta facendo parlare di sé in città nelle ultime settimane perché autrice di alcuni video condivisi su facebook, nei quali viene promosso il Pala Dean Martin e chiede una sede più rispettosa del ruolo all’ufficio turismo. Abbiamo amabilmente chiacchierato con Carmen cercando di comprendere come mai lei abbia scelto Montesilvano come sua seconda città e cosa Montesilvano dovrebbe fare per essere in grado di attrarre altri immigrati.
D. Perché, secondo lei, gli immigrati provenienti dal Venezuela ben si integrano nella nostra comunità?
R. Vanno distinti gli italo-venezuelani dai venezuelani. La comunità italo-venezuelana è una razza a sé, e voglio definirli proprio razza, e comprende i discendenti di emigranti di tutte le regioni. Noi siamo un corpo unico e abbiamo dei valori, per quanto riguarda la famiglia, che si rifanno a quegli degli anni ‘50, mentre dal punto di vista degli affari siamo moderni, perché abbiamo il modello degli Stati Uniti. La prima generazione nata nel Venezuela e figlia di immigrati, di cui faccio parte, è molto preparata in quanto tutti laureati e abituati a viaggiare. In Venezuela ci sono molte colonie frutto di una importante emigrazione avvenuta negli anni ‘50-60 del secolo scorso, attratta da importanti opportunità lavorative e in pieno boom economico. Le colonie più importanti sono quella italiana, spagnola, portoghese, libanese, tedesca e israeliana. Ogni colonia si è specializzata in ambiti specifici: per esempio, gli italiani sono prevalentemente attivi nei settori delle costruzioni, della moda e dell’artigianato. Noi italo venezuelani abbiamo acquisito la cultura e il saper fare dei nostri padri, la facilità di trattare gli affari degli statunitensi e la facilità di relazione dei sudamericani, quindi quando arriviamo in Italia, nel nostro caso a Montesilvano, vogliamo che la città dove siamo emigrati sia la migliore in assoluto. Noi siamo grati all’Italia di averci dato i natali, lavoriamo sodo e ci sentiamo una componente fondamentale per fare in modo che la città ospitante abbia un beneficio dalla nostra presenza. Noi non veniamo a prendere, ma siamo qui per dare. Chi viene dal Venezuela stava molto bene, sia dal punto di vista socio culturale che economico, perché è molto costoso essere emigrante. Noi portiamo i nostri capitali, il nostro saper fare, la nostra professionalità e voglia di intraprendere. Ecco perché siamo ben integrati.
D. Lei si trova bene qui: ritiene di poter recensire positivamente Montesilvano con i suoi amici?
R. Noi abbiamo contatti in tutto il mondo, siamo come un corpo unico e abbiamo l’abitudine di condividere le nostre gioie e i nostri dolori. Questa è un’arma a doppio taglio: se mi trovo bene o male viene condiviso in un secondo a tutti i miei contatti in giro per il mondo. Se stiamo bene, vogliamo che i nostri amici stiano bene anche loro. Se dico loro “a Montesilvano si vive a misura d’uomo, si possono crescere bene i figli, c’è sicurezza ed è prospera, potete venire” io sono una promoter di questa città. Se invece affermo che investo i miei soldi e non riesco a trarne profitto, se perdo tempo, se non riesco ad aggiornarmi professionalmente perché non ci sono corsi di buon livello qualitativo, sto dicendo ai miei amici italo venezuelani “lascia perdere non venire qui, sarebbe inutile per te”.
D. Cosa suggerisce alla comunità di fare per facilitare questo incoming?
R. Aprire uno sportello per dare consulenza a chi viene ad investire. Io imprenditore in arrivo in città devo poter ottenere le informazioni necessarie rapidamente e senza fatica. La comunità deve vendere il suo prodotto al meglio possibile. Devo farvi i complimenti per come ospitate le persone che hanno bisogno, l’accoglienza per i disperati è molto buona. Ma per chi viene a investire non avete strumenti, non sapete come gestirli. Aprite una pagina web per promuovere il vostro territorio agli investitori, per attrarre gli italo- australiani, italo-americani, italo-brasiliani. Sono italiani con radici in Italia che si sono evoluti e possono essere attratti a tornare in Italia, se solo riusciste a promuovere le cose positive presenti in città.
D. Perché lei ha scelto Montesilvano?
R. La mia famiglia aveva una banca in Venezuela: il governo con i militari ha sequestrato tutto. Io vivevo già a Napoli da mia zia perché ero stata oggetto di minacce. Quando i miei genitori hanno deciso di abbandonare il Venezuela ci siamo sistemati temporaneamente in una casa a Roccaraso, muovendoci dalla quale abbiamo girato tutto l’Abruzzo alla ricerca del luogo ideale.
D. Perché l’Abruzzo?
R. Perché è una regione non satura di attività e abbiamo pensato che fosse più facile fare impresa. I miei genitori sono di origine napoletana, ma se avessimo comprato un appartamento in via Caracciolo, come quello acquistato qui, avremmo speso 600.000 €, 3-4 volte tanto.
D. Torniamo al perché lei ha scelto Montesilvano.
R. Qui abbiamo trovato un appartamento di qualità, nuovo, vista mare, in pianura e a prezzi non elevati. La qualità della vita è elevata, mi posso muovere a piedi, il clima è mite, siamo in un territorio con tutte le bellezze naturali, il mare, la montagna, la collina, la storia. Se ho bisogno di andare a vedere uno spettacolo a Roma o a Napoli, in due ore le raggiungo. Abbiamo pensato di essere in una località perfetta. Dopo tutto ciò, devo però affermare che voi non siete in grado di vendere quello che offre questa città. Gli stessi costruttori non sono in grado di promuovere il territorio al fine di vendere i loro prodotti.
D. Ha ulteriori idee per attrarre altri stranieri?
R. Voi non considerate i pensionati, e questa volta non mi riferisco ai sudamericani, ma ai nordeuropei. I pensionati ultrasessantenni sono i migliori turisti del territorio: vanno al ristorante, a ballare e attraggono i parenti. I pensionati di ritorno sono una risorsa importante, che andrebbero attratti con strumenti specifici.
Per mia esperienza avrei gradito essere accompagnata nel percorso di conoscenza dei servizi che offre la città da una informativa istituzionale idonea, senza rischiare sulla mia pelle di avere brutte sorprese come turista e donna sola. Ciò è fondamentale in una città dall’immenso potenziale come Montesilvano.
D. A valle del suo arrivo, cosa ritiene le offra la città?
R. Sono arrivata dieci anni fa e non vedo grandi miglioramenti, purtroppo non sono riuscita a sfruttare la mia professionalità. Ad esempio, ho proposto agli operatori di realizzare dei pacchetti turistici in bassa stagione per vendere il territorio. Intendo portare chi ha interesse a trasferirsi qui, a visitare gli immobili della tipologia che sta cercando, a visitare il territorio circostante, per esempio in montagna a sciare, e facendo scoprire l’enogastronomia, accompagnandolo passo passo nella sua conoscenza. Io ho dovuto scoprire cosa offre Montesilvano da sola: dobbiamo fare in modo di promuovere il territorio.
Ho proposto di realizzare un evento al Palacongressi, denominato Nù sèm nù, brand che può funzionare perché comprensibile in francese, spagnolo e in inglese, dove portare le eccellenze enogastronomiche e artigianali abruzzesi a esporre i propri prodotti ai buyer invitatati da tutto il mondo.
Una fiera del territorio e dei prodotti abruzzesi.
D. Dopo dieci anni è ancora convinta di vivere qui?
R. Io ho i genitori settantenni e una figlia di quattro anni, e ritengo questo luogo sia ideale per loro. Io ho il doppio passaporto, ho partorito a Pescara e sono stata benissimo. Continuo a ritenere questo un luogo ideale per vivere, ma non siete in grado di valorizzarlo.
Dobbiamo fare un passaggio culturale importante per sviluppare il comparto turistico.
D’estate chiudiamo il lungomare con un mercatino dove si vendono batterie cinesi, gioielli indonesiani e altre amenità simili. Il turista vuole comprare l’Abruzzo, vuole comprare emozioni, sensazioni e cultura. Il mercatino dovrebbe vendere esclusivamente prodotti abruzzesi, ci dovrebbero essere corsi e conferenze sui prodotti. Voi dovete vendere la cultura che avete.
Voi siete un marchio che dovete valorizzare. Noi immigrati o turisti vogliamo comprare la vostra cultura e ce lo dovreste permettere. Ci vuole una mentalità turistica, dall’operatore del bar a tutti gli altri si deve offrire qualità.
D. Lei sa quanti venezuelani sono a Montesilvano?
R. A Montesilvano siamo circa 500, in Abruzzo siamo 27.000 e molti sono arrivati negli ultimi dieci anni.