LA TIROIDE È DONNA

LA TIROIDE È DONNA

 

“Il carcinoma alla tiroide diventerà il secondo tumore più frequente nelle donne”

 

del Dr. Ivo De Iulis

 

 

Secondo dati recenti, nel 2020 il carcinoma alla tiroide diventerà, nei paesi economicamente più sviluppati, il secondo tumore più frequente nelle donne dopo quello al seno.

Ad oggi siamo di fronte ad una vasta e inattesa diffusione di tumori tiroidei anche se l’aumento di incidenza di questo tumore appare dovuto in parte a più frequenti screening nella popolazione. In pratica, grazie a controlli eseguiti per altre patologie (come l’ecocolordoppler per la valutazione dei vasi del collo) ci si imbatte incidentalmente in patologie della tiroide e spesso in piccoli tumori a uno stadio molto precoce che necessitano, nella maggior parte dei casi, di trattamenti più conservativi rispetto alle neoplasie tiroidee diagnosticate qualche decennio fa, riservando inoltre la terapia radio-metabolica ai tumori tiroidei particolarmente avanzati o aggressivi che rappresentano non più del 10-20% dei casi o addirittura si possono seguire a volte senza intervenire chirurgicamente.

Un dato tuttavia da sottolineare riguarda la scarsa consapevolezza generale delle malattie della tiroide nel nostro Paese. In base a un’indagine Doxa del 2014, se la patologia tiroidea è, secondo la metà degli italiani, una malattia facile da riconoscere, poi in realtà viene diagnosticata spesso con molto ritardo. Le ragioni? Ai primi sintomi si pensa quasi sempre ad altre malattie, e ben il 70% delle persone ha dichiarato di non aver mai fatto un controllo della funzionalità tiroidea.

La tiroide è un organo situato nella regione anteriore del collo alla base della gola, anteriormente rispetto alla laringe e alla trachea, con aspetto simile ad una H o, più artisticamente, ad una piccola farfalla.

Secerne due tipi di ormoni, T3 (triiodotironina) e T4 (tiroxina) che influenzano i processi ossidativi cellulari controllando praticamente l’attività di ogni organo, di ogni tessuto, di ogni cellula. In particolare sono regolati dalla tiroide il metabolismo, la frequenza cardiaca, il livello del colesterolo, il peso corporeo, il consumo energetico, la forza muscolare, la regolarità del ciclo femminile, il trofismo della cute e dei capelli, i processi cognitivi e la memoria.

La funzione tiroidea è regolata dal sistema nervoso centrale tramite l’ipotalamo e l’ipofisi. Quest’ultima, attraverso la secrezione dell’ormone tireotropo (tireotropina o TSH), stimola l’attività della tiroide con la produzione degli ormoni tiroidei.

La causa più frequente di patologia tiroidea nella popolazione mondiale è la carenza alimentare di iodio, un elemento essenziale per il funzionamento della tiroide che partecipa in maniera determinante al controllo della produzione e alla liberazione, nel circolo ematico, degli ormoni. Pertanto, integrare lo iodio nell’alimentazione mediante il consumo di sale iodato è una misura di prevenzione efficace, poco costosa e semplice, ma ad alto impatto sociale.

Nel mondo quasi 1 miliardo di persone soffrono di disordini da carenza iodica; solo in Europa sono 100 milioni, di cui circa 5 milioni bambini.

La carenza iodica in Italia, sebbene non severa, determina ancora un’alta frequenza di gozzo e di altri disordini correlati e, anche se non sono disponibili dati epidemiologici dettagliati, diverse indagini suggeriscono comunque che in totale circa 6 milioni di persone in Italia sarebbero affette da una malattia della tiroide caratterizzata da alterazioni nella sintesi di ormone tiroideo. Potenzialmente, una persona in ogni famiglia ha un problema legato alla tiroide.

L’assunzione di iodio in Italia è di poco superiore al 60% della dose giornaliera raccomandata, che equivale a 150 µg per adolescenti e adulti, 90 µg per i bambini al di sotto dei 2 anni e 250 µg per le donne in gravidanza e in allattamento.

Poco sale, ma che sia iodato” è il monito dell’Associazione Italiana della Tiroide: l’impiego di 2-3 grammi di sale da cucina iodato, per esempio, forniscono 60-90 microgrammi di iodio utili per il raggiungimento del fabbisogno quotidiano nel bambino.

Le malattie della tiroide possono colpire tutte le età compresa l’età fetale e neonatale e si presentano con un evidente e ben noto dimorfismo sessuale, cioè sono molto più frequenti nel sesso femminile, per cui le donne possono presentare disturbi alla tiroide diagnosticati, o in forma lieve (subclinica), 5-8 volte più spesso degli uomini e quasi il 10% sviluppa un disturbo alla tiroide durante la sua vita, più frequentemente dopo una gravidanza.
L’ipotiroidismo, la più diffusa di queste malattie, interessa il genere femminile in misura 10 volte superiore a quello maschile, e anche la tiroidite di Hashimoto è da 3 a 5 volte più frequente nelle donne.

Approssimativamente una donna su otto sviluppa un disturbo tiroideo nel corso della vita.

Dato importante se si considera che il solo ipotiroidismo colpisce il 5% della popolazione italiana, una percentuale, ad esempio, quasi identica a quella dei diabetici.

Dall’età di 60 anni il 17% di donne soffre di ipotiroidismo.

Le donne, dal 5% all’8%, sviluppano un disturbo tiroideo dopo una gravidanza.

I dati ISTAT 2000 sulla percezione dello stato di salute nella popolazione indicano che gli uomini presentano disturbi della tiroide nell’8,4 per mille e le donne nel 45,9 per mille.

In considerazione dei suddetti dati è logico ritenere che proprio l’ambiente ormonale estrogenico e la peculiare ciclicità delle variazioni ormonali possano essere coinvolti nel determinismo della maggiore prevalenza nel sesso femminile di patologia tiroidea.

Altra considerazione da tener presente è la probabile correlazione tra patologie della tiroide e patologie della mammella.

Il tumore al seno è appannaggio quasi esclusivo delle donne. Idem (o quasi) per le malattie della tiroide molto più frequenti nelle donne che negli uomini. L’associazione tra le due malattie, quindi, non è affatto infrequente e potrebbe essere semplicemente casuale. Tuttavia, studi recenti avrebbero documentato una più frequente associazione tra tumore mammario e tumore della tiroide. Potrebbero esserne responsabili fattori ormonali e, in particolare, gli ormoni femminili: estrogeni e progesterone. È stata infatti descritta una maggiore espressione dei recettori per gli estrogeni e per il progesterone nei tessuti di donne che hanno sviluppato entrambi i tipi di tumore rispetto a quelle che hanno avuto solo il cancro al seno.

Resta comunque il dato confondente per cui chi ha sviluppato questi tumori, specie quello al seno, si sottopone a controlli più rigorosi che potrebbero portare alla individuazione di altri tumori, specie della tiroide.