le STRADE DEL VINO
di Davide Canonico
Immaginatevi distesi su un prato mentre sorseggiate un bicchiere di vino con il sole che vi accarezza i capelli, i suoni della campagna che vi cullano dolcemente, le vigne che vi circondano in un abbraccio dai profumi inebrianti e il vostro sguardo che si perde nel fascino sinuoso delle colline verdeggianti all’orizzonte. Se l’immagine è di vostro gradimento forse dovreste anche voi unirvi al novero degli enoturisti, appassionati che puntualmente si mettono in viaggio sulle strade del vino alla scoperta delle cantine e dei territori che le ospitano.
Una passeggiata tra i filari per riallacciare quel legame ormai reciso con la natura e i suoi frutti, una visita in cantina per risvegliare la consapevolezza dell’immane lavoro che c’è dietro una bottiglia e darci un’idea approssimativa ma efficace della storia, delle tecniche e degli inconvenienti che si celano dietro il contenuto di un bicchiere. Un fascino tangibile, quello del vino, e quantificabile. Secondo un rapporto redatto dall’associazione nazionale Città del Vino in collaborazione con l’Università di Salerno, i numeri dell’enoturismo sarebbero incoraggianti, con valori stabili o in crescita nel 2016 e un volume d’affari che si aggira intorno ai 2,5 miliardi di euro per l’intero indotto. Un flusso turistico che abbia il vino come fulcro, che nasca non solo dalla necessità di apprendimento degli operatori del settore ma anche e soprattutto dalla curiosità e della passione di gente comune, ci fa capire quanto questo mondo smuova in noi il desiderio di avvicinarlo e di conoscerlo. Anche se le vendite dirette in cantina rimangono la parte sostanziale degli introiti, a beneficiarne sono tutte le attività economiche di servizio sul territorio, non ultime alberghi e ristoranti, a testimonianza di come bisognerebbe ricorrere da una parte a una maggior cultura d’impresa nell’organizzazione dell’offerta e dall’altra a un maggior dialogo tra Comuni e operatori del settore, cose che sembrerebbero mancare secondo i dati del suddetto rapporto.
Un’associazione su tutte che si occupa in Italia di promuovere l’enoturismo è “Movimento Turismo del Vino” (MTV): nata nel 1993 rappresenta circa 1000 cantine sul territorio nazionale con particolare predisposizione all’accoglienza enoturistica. Il Movimento, conscio dell’importanza dello sviluppo di questa risorsa per il territorio, punta ad accrescere il settore dell’enoturismo facendo conoscere più da vicino le cantine e i loro prodotti attraverso, ma non solo, campagne di comunicazione ed eventi. Primo fra quest’ultimi è sicuramente l’evento “Cantine Aperte” che si svolge ogni ultima domenica di maggio. Giunto quest’anno alla venticinquesima edizione, l’appuntamento è fissato per il 27 e 28 maggio quando in tutto lo Stivale le cantine associate apriranno le loro porte ai visitatori organizzando eventi, degustazioni e dando la possibilità a curiosi e appassionati di avere un’esperienza diretta e fuori dal comune con il mondo del vino.
L’Abruzzo aderisce a questa iniziativa con 34 cantine che nelle giornate di sabato e domenica metteranno i loro luoghi a disposizione dei visitatori, intrattenendoli non solo con l’assaggio e la vendita dei loro prodotti ma con gli eventi più disparati come musica, visite guidate, prelibatezze culinarie locali e molto altro ancora. È l’occasione per lasciarsi alle spalle il caos della città e immergersi nei paesaggi della campagna percorrendo “le strade del vino”, ovvero percorsi lungo i quali vigneti, cantine e aziende agricole dominano il circondario. Le Strade del Vino in Abruzzo sono sei: Tremonti-Valle Peligna, Tratturo Re, Controguerra, Colline Teatine, Colline del Ducato, Colline Aprutino. Vanno dalle verdi onde delle colline intorno a Teramo fino al litorale, dove il paesaggio è reso unico dal connubio che si crea tra i colori del mare, delle pinete e dei vigneti; attraversano per le colline pescaresi, dove l’olivo e la vite si fondono con il paesaggio per disegnarne i contorni; infine arrivano nella provincia di Chieti, dove in meno di trenta km si passa dal mare al Parco Nazionale della Maiella. Tre provincie lungo cui si snoda il filo rosso del Montepulciano d’Abruzzo, che ne è protagonista, ma dove troviamo anche il nostro Trebbiano e altri vitigni autoctoni e internazionali.
Trovare menzione di questi suggestivi quanto inusuali percorsi non è facile, non solo in Abruzzo ma nella maggior parte delle regioni d’Italia. È un esempio delle criticità emerse nel rapporto di “Civiltà del Bere” precedentemente menzionato: la pubblicità poco efficace (siti internet assenti o con informazioni non aggiornate) e frammentata (pluralità di associazioni a livello regionale), la mancanza di comunicazione tra gli operatori del comparto (cantine, alberghi, ristoratori) e gli enti istituzionali (comuni e associazioni) porta alla mancanza di una visione chiara e d’insieme che valorizzi l’offerta. In sostanza, l’enoturismo ha del potenziale, la maggior parte del quale risulta ancora inespresso, pertanto ampi sono i margini di miglioramento. Un esempio da cui partire è sicuramente quello francese. Maestri nel valorizzare il loro patrimonio, hanno creato un portale unico sul web (www.visitfrenchwine.com) in cui raccogliere l’intera offerta enoturistica del Paese, mettendo insieme enti pubblici e privati. Oltre a essere una vetrina, il portale dà la possibilità di prenotare direttamente la visita e offre un continuo aggiornamento sulle notizie del vino. Forse, però, la cosa più bella e dalla quale dovremmo imparare di più è vedere come grandi maison e grandi territori si siano messi alla pari di zone e cantine meno famose per promuovere una nazione, perché enoturismo non significa solo vendere bottiglie di vino, ma affezionare il turista a un territorio, ai suoi prodotti, alla sua natura, alla sua cultura, tanto da rivelarsi uno dei più̀ efficaci strumenti di marketing che si possa avere a disposizione.